Nei primi anni del Duemila, nonostante importanti studi cinematografici concorrenti come i Pixar Animation Studios e la Dreamworks Animation stiano pubblicando film d'animazione in computer grafica di altissima qualità, la Walt Disney Pictures crede ancora nell'animazione "in 2D" e continua a realizzare classici in tecnica tradizionale, seguendo quindi l'impostazione grafica prediletta nel corso dei decenni dall'animazione anglofona e cercando, inoltre, di maturare i contenuti dei propri lungometraggi. Koda Fratello Orso (2003) rappresenta infatti uno degli ultimi film Disney realizzati in tecnica tradizionale e integra elementi 3D esclusivamente per una resa più credibile di alcuni effetti speciali. Il lungometraggio, classificato come il 44° classico e diretto da Aaron Blaise e da Robert Walker, riceve all'uscita recensioni e pareri contrastanti da parte della critica, ormai incantata dall'innovazione della computer grafica e, dunque, propensa a valutare l'animazione tradizionale come uno stile legato al passato e poco apprezzabile dalle nuove generazioni. Nonostante tutto, il film riesce a guadagnarsi nel 2003 una nomination agli Oscar come miglior film d'animazione, premio vinto invece dal capo d'opera Pixar Alla Ricerca di Nemo.
In seguito al successo di critica e di pubblico de Il Re Leone (1994), la Disney si era convinta che realizzare film d'animazione con animali protagonisti fosse una soluzione narrativa vincente e, perciò, durante la pre-produzione di Koda Fratello Orso nel '98/'99, il team di sviluppo della casa di produzione sceglie di proporre il nuovo classico degli studios in un'ambientazione naturalistica tra le più affascinanti del pianeta, ovvero nelle vaste foreste di conifere tra gli USA e il Canada. Il progetto iniziale si ispira alla tragedia di William Shakespeare Re Lear (1606/1607), trasformando i personaggi principali da esseri umani a orsi, tuttavia tale idea viene quasi subito scartata in favore di una storia più ambientalista e incentrata sul rapporto tra uomo e natura. La produzione del lungometraggio comincia ufficialmente nel 1999, quando degli animatori Disney si recano nella Valle dei Diecimila Fumi, sull'isola di Kodiak in Alaska e in molti parchi nazionali statunitensi per studiare le movenze degli orsi e per tratteggiare le ambientazioni del film [1]. La pellicola viene pubblicata il primo novembre del 2003 e, nonostante un buon successo al botteghino, finisce in breve tempo per risultare sia uno dei classici meno famosi della sterminata filmografia Disney, sia uno dei lungometraggi animati più amati dal pubblico infantile dell'epoca.
Trama e analisi del primo tempo
La pellicola è ambientata nel Nord America - in seguito alla post glaciazione - e si apre con l'introduzione del protagonista Kenai e dei suoi fratelli maggiori Denahi e Sitka, personaggi che dopo una battuta di pesca stanno tornando verso il proprio villaggio per assistere a una importante cerimonia. Il ragazzo, infatti, ha raggiunto la maggiore età e perciò è pronto per ricevere il suo totem, ovvero un simbolo che gli fungerà da guida spirituale e porterà il suo giovane corpo e la sua mente alla completa maturazione. Kenai riceve da Tanana, la sciamana della tribù, il totem dell'amore sotto forma di orso, ma il protagonista sente di non essere legato a tale animale e prova solo vergogna nell'essere connesso a un sentimento all'apparenza così banale per un uomo. La trama si complica quando Kenai insegue fin sopra ai ghiacciai un orso che aveva sottratto del cibo al suo villaggio. Il ragazzo, non riuscendo a fronteggiare l'orso da solo, viene soccorso dai suoi fratelli ma, proprio quando i tre giovani uomini stanno avendo la peggio sull'animale, la vicenda si conclude in una tragedia.
Sitka, per salvare i fratelli, si sacrifica cadendo da un burrone insieme all'orso, animale che invece riesce a salvarsi dalla morte e che scappa poi nella foresta. Kenai, preso dal rancore, anziché dare ascolto agli spiriti va alla ricerca dell'orso che gli ha portato via il fratello e, accecato dalla rabbia, lo uccide. Gli spiriti, adirati per il suo comportamento ignobile verso una creatura innocente, per punizione lo trasformano esattamente nella creatura che ha assassinato.
Uno degli argomenti principali del film è la spiritualità e il proprio setting risulta perfettamente in linea con tale filone tematico. Gli autori scelgono di ambientare la storia in un periodo storico nel quale gli uomini vivono perennemente in contatto con la natura selvaggia e la pellicola, attraverso panoramiche e campi lunghi su valli e ghiacciai, evoca sia il senso di bellezza verso la terra, quindi un buon modo per far capire dove si stia sviluppando la trama, sia quanto l'uomo sia del tutto inferiore al mondo che lo circonda. Il grande fascino che possiede il film sta nel voler narrare una religione politeista eterea e distaccata dal mondo terreno, una realtà animista espressa in netto contrasto con il freddo materialismo e con il consumismo tecnologico dell'odierna umanità.
Koda Fratello Orso, infatti, comincia con delle ottime premesse e con delle presentazioni dei personaggi decisamente incisive per far comprendere al pubblico la personalità così sfaccettata del protagonista. Kenai è un personaggio egocentrico ma con buone intenzioni, aspira a diventare un uomo attraverso la forza e ciò lo rende una persona molto superficiale che non riesce a capire i sentimenti delle altre creature, oppure a ritrovarsi in armonia con un sentimento alla sua apparenza frivolo. La lezione che riceve da parte degli spiriti non serve soltanto a fargli comprendere il dolore che ha causato a una creatura e a fargli conoscere una comunità di orsi che lui, da umano, vede da sempre come violente bestie senza scrupoli, bensì viene imposta al fine di poter osservare il mondo che lo circonda da un altro punto di vista e con una nuova mentalità. La morte di Sitka rappresenta il primo suicidio all'interno di un Classico Disney e, per questo, riesce a risultare una scena molto cruda e d'impatto. Infatti, sebbene il fratello appaia per poco tempo, la sequenza colpisce per il carisma espresso dal personaggio e per il legame spirituale a cui esso è legato, ovvero l'aquila. Anche la scena seguente in cui il protagonista viene trasformato in un orso si presenta spettacolare, ma quest'ultima soprattutto a livello visivo.
Il lungometraggio non gode di animazioni particolarmente degne di nota, seppur tecnicamente ottime, tuttavia tale sequenza riesce a impressionare: dopo l'atto del crimine imperdonabile, calano gli spiriti dall'aurora boreale e Kenai, impotente di fronte alle grandi figure che dominano tutto il cielo, viene punito proprio da Sitka, il quale assume in questo caso la funzione di giudice divino.
Trama e analisi del secondo tempo
Kenai viene a sapere che l'unico modo per tornare umano è raggiungere la montagna dove gli spiriti aprono un contatto con la Terra e, una volta in cima, chiedere loro di perdonarlo per il proprio sbaglio. L'orso non ha la minima idea di dove si trovi tale altura e, vagando nella foresta, incontra Koda, un cucciolo di orso che ha perso di vista la madre e che sta cercando qualcuno con cui mettersi in viaggio verso il luogo di ritrovo di tutta la sua specie. Kenai scopre che nel posto dove è diretto Koda si trova il monte sul quale gli spiriti manifestano la loro presenza e quindi accetta di mettersi in viaggio con lui.
Inizialmente non prova simpatia per il cucciolo, ma con il tempo comincia ad abituarsi alla sua presenza. Il viaggio non si mostra affatto facile e, lungo il percorso, i due orsi vengono attaccati da Denahi che, ignaro della trasformazione del fratello, crede che Kenai sia lo stesso orso responsabile della morte di Sitka.
La parte centrale del film inizia a mostrare i primi problemi. Innanzitutto, vengono introdotte nella storia due alci, spalle comiche pessime senza alcuna rilevanza all'interno della trama che si limitano a offrire gags sciocche per far divertire i bambini. Il secondo tempo del lungometraggio, dedicato al viaggio di Kenai e Koda verso la montagna, viene invece riassunto per la maggior parte in canzoni scritte e interpretate da Phil Collins (artista che aveva già lavorato con la Disney per Tarzan) durante le quali il protagonista riesce a instaurare un buon rapporto con il cucciolo. I brani risultano evitabili e sarebbe stato più coerente approfondire tematiche lasciate in sospeso nel primo tempo, come la morte, al posto di concentrare molti eventi in pochi e condensati minuti di visione. Il viaggio spirituale del protagonista infatti - seppur abbastanza interessante - si presenta debole rispetto a come era stato mostrato durante l'introduzione del film.
Un altro problema si riscontra nei personaggi, i quali non risultano accattivanti e non suscitano una sufficiente curiosità. Il secondo tempo, dunque, tratta una parte che può piacere ai bambini ma che obiettivamente interessa meno gli adulti. Soltanto una scena riflette il rapporto tra umano e natura e cerca di esprimere la lotta tra queste due entità. La sequenza inscena Koda e Kenai che si fermano davanti la parete di una grotta e, osservando dei graffiti, si concentrano su una pittura rupestre che raffigura il combattimento mortale tra un uomo e un orso. Durante il film, più volte il protagonista definisce gli orsi dei mostri e, verso la fine del racconto, esso vedrà lui stesso come un essere crudele. Per tale motivo, in Koda Fratello Orso non sono presenti dei veri e propri villains e la figura antagonista della storia si manifesta sempre e soltanto attraverso le pulsioni negative che, per esempio, Kenai e Denahi provano ed esprimono nel corso dell'opera.
Trama e analisi dell’epilogo
Kenai e Koda giungono a destinazione e si uniscono ad altri orsi. Calata la sera, il cucciolo racconta di come è stato separato dalla madre: l'orsa si era trovata a fronteggiare un gruppo di uomini e da allora non l'aveva più rivista.
Il protagonista realizza quindi di avere ucciso la madre di Koda e confessa tutta la verità al piccolo, il quale in preda alla disperazione scappa sconvolto. Nella parte finale Kenai, Denahi e Koda si ritrovano sulla fatidica montagna dove gli spiriti possono mutare il protagonista in un umano. Tuttavia Kenai, ormai affezionato a Koda e affranto dal senso di colpa, chiede agli spiriti di non ritrasformarlo affinché possa stare vicino al cucciolo. Denahi accetta la decisione e finalmente il protagonista dimostra ai grandi esseri il proprio valore e, dunque, di poter essere accettato dalla sua comunità come un vero uomo.
L’epilogo si presenta all'altezza della parte inziale. Si giunge alla scena più potente del film, nella quale il protagonista confessa a Koda di essere l'assassino della madre. Tale sequenza, nella versione pubblica dell'opera, viene accompagnata da Perdonami (No Way Out in inglese) di Collins, canzone che, tuttavia, copre buona parte dei dialoghi presenti nel segmento filmico. Nella sequenza originale il brano è assente e ciò rende il momento ancora più forte e drammatico [2], motivo per il quale questa prima versione cruda viene scartata dai registi. Durante il gran finale, dove tutti i personaggi principali si trovano dinanzi agli spiriti, si incontrano la vita e la morte, il tema dell'accettazione dei propri errori e quello dell'espiazione delle proprie colpe. Si tratta di una conclusione molto commovente, in linea con l'atmosfera naturalistica del primo tempo.
Conclusioni
Koda Fratello Orso è un discreto film dagli alti valori, meritevole di farsi conoscere dalle nuove generazioni e di essere visto benché non rappresenti uno dei migliori e dei più riusciti Classici Disney. Il lungometraggio colpisce per i temi legati all'amore, alla spiritualità e al perdono ma non riesce a risultare uno dei più maturi della filmografia disneyana a causa di alcune carenze stilistiche e di sceneggiatura che, purtroppo, abbassano il livello qualitativo del film e dei suoi personaggi durante tutta la parte centrale della trama. Nel 2006, l'opera viene continuata attraverso un sequel prodotto per l'home video: Koda Fratello Orso 2. Il film devia inspiegabilmente l'intreccio generale in una storia d'amore tra Kenai e una sua vecchia amica, sviluppando così il racconto principale in un lungometraggio mediocre che non colma nulla di ciò che il primo capitolo, consciamente, aveva lasciato in sospeso come, per esempio, la descrizione del villaggio degli umani. Come spesso accade, la Disney non prende seriamente la realizzazione dei sequel dei propri classici, preferendo la maggior parte delle volte produrre film inutili al solo scopo di lucrare il più possibile sui propri titoli di rilievo.
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