Tenendo conto dell'immensa produzione annuale di anime in Giappone, è facile immaginare, tralasciando i consumatori abituali degli anime negli anni '90, come Ninja Scroll (1993) sia rimasto un prodotto privo di un vero e proprio "tam tam" mediatico. Perfino opere come Midori (1992) di Hiroshi Harada, Revolutionary Girl Utena (1997) e Macross Plus (1995) stanno vivendo una seconda giovinezza, ma niente che possa condurre con giustizia all'opera per eccellenza di Yoshiaki Kawajiri. Sarebbe molto rischioso, quasi un suicidio, presumere che Ninja Scroll (nell'originale Jubei ninpucho, che sarebbe diventato "Jubei del vento") sia l'anime più emozionante mai prodotto in Giappone, ma è sicuramente uno dei più coinvolgenti, influenti e indimenticabili che siano stati realizzati, al pari di Akira (1988) e di Ghost in the Shell (1995) quando si parla di occidentalizzazione, dovuta in questo caso al fascino del ninja. Questo potrebbe spiegare anche la mancanza di interesse da parte del Giappone, poiché l'immagine del ninja è sempre stata strettamente legata alla propria realtà storica. Il regista Yoshiaki Kawajiri è una divinità del medium animato, famoso al di fuori della madrepatria per il suo Vampire Hunter D: Bloodlust (2000), ed è anche un abile designer e animatore, tuttavia, non ha mai realizzato un'altra opera così pregiata come Ninja Scroll. Pochi anime di stampo jidai-geki [1] mostrano una mitologia ninja così feroce e basata sulle lotte di potere. Il lungometraggio, infatti, nasce come rivisitazione di un classico del maestro Futaro Yamada, il piedritto della narrativa ninja del XX secolo.
I personaggi misteriosi, la storia ricca dell'azione tipica dei film hardboiled degli anni '80 e '90 e i dialoghi sfacciati, descrivono l'opera di Kawajiri come un prodotto esclusivo, soprattutto per la natura selvaggia, brutalmente sanguinante del racconto e per il dinamismo registico sempre perfettamente bilanciato. Il guerriero Jubei è il protagonista di una storia complessa, basata su eventi realmente accaduti: il confronto tra lo Shogunato Tokugawa e i vari clan che hanno cercato di rovesciarlo tra il XVII e il XIX secolo. Il samurai viene coinvolto, con suo grande rammarico, in un tentato colpo di stato da parte dello Shogun dell'oscurità, malvagia identità che per arrivare al potere ha assoldato un pericoloso gruppo di sicari chiamato "I Demoni di Kimon". Tali creature sono otto individui con poteri straordinari, come trasformare la propria pelle in pietra impenetrabile o rigenerare arti mozzati (stile che prende ispirazione dall'animazione d'avanguardia anni '80 di Yuko Abe e di Hiroyuki Yamaga). La profondità di Kawajiri va oltre alla mera azione e sa imporre un ritmo sorprendente alla storia, una grande sensibilità in un rapporto fraterno che prevale sugli infiniti orrori di un mondo privo di amore. Il regista è un maestro dell'arte animata e mostra una straordinaria abilità nel saper mischiare sapientemente le le proprie idee. I riferimenti al folklore giapponese, così come alle opere cinematografiche che lo hanno segnato profondamente, sono trasparenti, tra cui i grandi classici orientali Yojimbo (1961) di Akira Kurosawa, Zatoichi: the Blind Swordman (1962) di Kenji Misumi e Lady Snowblood (1973) di Toshiya Fujita.
Diversi aspetti, sia tecnici che di importanza, rendono Ninja Scroll un capolavoro nascosto: il misticismo sul tema del ninja, i disegni, i dialoghi e l'azione che stabiliscono un nuovo standard per i futuri anime per adulti, soprattutto per quanto concerne le coreografie dei combattimenti. Non è un caso che il lungometraggio abbia influenzato registi statunitensi negli anni successivi e, ancora più degna di nota, risulta l'espressa eccitazione delle sorelle Wachowski per il film, opera che alla fine degli anni '90 hanno consigliato di guardare e di studiare a tutto il team di sviluppo di Matrix (1999) per la realizzazione delle scene d'azione [2]. Per avvalorare l'ammirazione delle cineaste verso Kawajiri, il regista nel 2003 prenderà parte a due diversi cortometraggi del progetto collettivo Animatrix: Program, di cui è regista e sceneggiatore, e World Record, di cui invece è scrittore del soggetto e supervisore assieme al suo pupillo Takeshi Koike (Redline).
Una superba caratterizzazione dei personaggi, umani e credibili nonostante un'animazione rétro, un'azione dinamica e instancabile, cadenzata da un ritmo magnifico che non declina nemmeno nelle valli del racconto, costituiscono un'opera drammatica nell'incedere, appagante nell'intreccio e unica sul tema del ninja. Ninja Scroll rappresenta sicuramente una delle vette artistiche realizzate dalla casa di produzione Madhouse Animation, studio d'animazione di cui Kawajiri è co-fondatore assieme ad altri tre nomi leggendari del medium animato - Osamu Dezaki, Shigeyuki "Rintaro" Hayashi e Masao Maruyama - ma tuttora il proprio status di cult movie continua a non rendergli sufficientemente i propri immensi meriti artistici.
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