Il 37° Classico Disney, Tarzan (1999), diretto da Kevin Lima e Chris Buck, chiuse ufficialmente il "rinascimento" disneyano caratterizzato da successi commerciali quali La Sirenetta (1989), Aladdin (1992) e Il Re Leone (1994), film che resero ancora una volta la Walt Disney Pictures una delle case di produzione più proficue nel campo dell'animazione mainstream. Nonostante il successo di critica e di pubblico ottenuti da Tarzan, la Disney con l'inizio del nuovo decennio, si trovò a concorrere con nuovi studi come la Dreamworks Animation e la Pixar che, con l'uscita di Toy Story (1995) rivoluzionò il mondo dell'animazione proponendo la computer grafica - definita dal critico Leonard Klady di Variety una "tecnica sbalorditiva e dall'aspetto insolito" [1] - per realizzare il suo primo lungometraggio animato. La Dreamworks, nel 1998, pubblicò Z La Formica - di Eric Darnell e Tim Johnson - coraggioso e adulto film d'animazione che denunciava l'abuso dei potenti sui più deboli e, nello stesso anno, Il Principe d'Egitto, peplum che incassò 218 milioni in tutto il mondo diventando il film d'animazione non disneyano di maggiore incasso nella storia del cinema degli anni '90. Il vero successo della Dreamworks, tuttavia, arrivò con Shrek (2001), diretto da Andrew Adamson e Vicky Jenson, una critica geniale nei confronti delle opere Disney che cambiò il modo di trattare la figura degli antieroi parodizzando in maniera furba e matura le fiabe classiche. Per restare al passo con i nuovi film d'animazione concorrenti, la Disney scelse di distaccarsi dai canoni fiabeschi e favolistici con cui aveva cresciuto intere generazioni e di approcciarsi a nuovi generi come la commedia demenziale, l'avventura e la fantascienza.
Tra i film d'animazione che si avvicinavano al genere sci-fi, Atlantis - L'Impero Perduto (2001), Il Pianeta del Tesoro (2002) e Lilo & Stitch (2002), solo quest'ultimo riuscì ad ottenere un buon successo al botteghino aggiudicandosi una nomination agli Oscar come miglior film d'animazione. Atlantis e Il Pianeta del Tesoro furono infatti dei flop commerciali, tuttavia il 43° Classico Disney riuscì a guadagnarsi una candidatura agli Academy Awards insieme a Lilo & Stitch, film battuti entrambi dal La Città Incantata (2001) di Hayao Miyazaki. Il valore artistico e formativo della pellicola diretta dal duo Ron Clements e John Musker fu riscoperto dal pubblico soltanto con la propria pubblicazione in home video e, al tempo stesso, rivalutato dalla critica, diventando un cult tra i classici disneyani, nonché una delle opere animate più amate ma sottovalutate dei Duemila.
L'Isola del Tesoro fu il romanzo di esordio dello scrittore Robert Louis Stevenson (1850/1894). Il libro, pubblicato a puntate a partire dal 1883 sulla rivista Young Folks, ottenne un grande successo tra i lettori e la critica letteraria del tempo. Lo scrittore scozzese, traendo spunto dallo stile letterario di William Hazlitt e ispirato da Robinson Crose di Daniel Daefoe e da A General History of the Robberies & Murders of the Most Notorious Pirates del capitano Charles Johnson, attraverso il libro L'Isola del Tesoro ebbe un'influenza significativa sulle raffigurazioni dei pirati nella cultura popolare: elementi come le isole deserte e le mappe che conducono a tesori nascosti, infatti, condizionarono diversi autori che si approcciavano alla letteratura per ragazzi, come per esempio gli scrittori Emilio Salgari (Il Corsaro Nero, Sandokan) e Rafael Sabatini (Scaramouche, Capitan Blood).
L'Isola del Tesoro, inoltre, resta tuttora uno dei romanzi per ragazzi che ha ricevuto più adattamenti cinematografici: il primo film risale al 1918 e fu diretto dal duo Chester e Sidney Franklin, mentre Walt Disney produsse il suo adattamento cinematografico solo nel 1950, diretto da Byron Haskin, opera riconosciuta come il primo live-action della Disney in Technicolor. Infine, sempre la Disney, nel 1996, produsse I Muppet nell'Isola del Tesoro.
L'idea di adattare in animazione il romanzo di Stevenson risale al 1985, quando Ron Clements e John Muskers stavano ultimando la produzione di Basil L'Investigatopo, classico d'esordio dei due registi. Tuttavia, il progetto fu scartato perché a detta dell'azienda le storie piratesche non erano una buona mossa di marketing e, inoltre, non erano destinate a poter diventare un musical o una storia d'amore, tematiche che invece attraevano molto successo tra il pubblico. Gli artisti tentarono di proporre il soggetto sette anni più tardi, tuttavia furono nuovamente rifiutati. Solo nel 1995, Roy E. Disney permise ai due registi di cominciare a lavorare al progetto, a patto di portare prima a compimento la produzione di Hercules (1997) [2]. La produzione del film impiegò quattro anni a realizzare l'opera e una delle novità principali dell'epoca fu l'introduzione - definita permanente - della CGI integrata con l'animazione 2D, tecnica mista di notevole audacia nonostante non fosse una novità in casa Disney (di fatto fu utilizzata soprattutto in Basil L'investigatopo per creare i movimenti meccanici del Big Bang e in Hercules durante lo scontro con l'idra, oltre che in molti altri classici dalla metà degli anni '80 in poi).
Essendo ufficialmente il primo Classico Disney ambientato nello spazio, i due registi Musker e Clements volevano integrare perfettamente il 3D con il 2D, definendo il film "vero film ibrido [...] il cinquanta per cento è stato fatto al computer e il cinquanta per cento è stato fatto a mano" [3], per cui i personaggi sono stati animati in tecnica tradizionale, mentre gli sfondi, le navi che solcano il cielo e tutti gli attrezzi meccanici presenti sono stati realizzati attraverso la computer grafica [4]. Gli animatori utilizzarono la Deep Canvas, una tecnologia inizialmente sviluppata per Tarzan per garantire tridimensionalità agli sfondi e per manovrare la telecamera in qualsiasi punto del set. La pellicola, originariamente pensata come un classico adattamento della storia, fu trasformata in una space opera, sottogenere della fantascienza che racconta storie ambientate nello spazio, spesso ricorrendo a uno stile estetico steampunk o retro-punk. John Musker e Ron Clements in un'intervista dichiararono di aver scelto una tecnologia anacronistica ispirata allo stile dell'Inghilterra vittoriana del XX secolo per mantenere il romanticismo dell'opera originale, evitando quindi una tecnologia fin troppo avanzata come tute o navi spaziali [5]. Inoltre, non mancano i richiami estetici a Star Treak per il concept spaziale, a Star Wars, allo "splendido fallimento" del duo Don Bluth e Gary Goldman - Titan A.E (2000) - e alla miniserie del 1987 prodotta dalla Rai e diretta da Antonio Margheriti che reinterpretava proprio il romanzo di Stevenson attraverso un'ambientazione sci-fi: Treasure Island in Outer Space.
Il Pianeta del Tesoro segue fedelmente le vicende del romanzo per ragazzi originale. L'adolescente Jim Hawkins, dopo aver soccorso il pirata Billy Bones, si ritrova tra le mani la mappa di un pianeta sconosciuto che, secondo i racconti, dovrebbe contenere il tesoro dello spietato Capitan Nathaniel Flint. Imbarcatosi nella spedizione spaziale finanziata dal dottor Delbert Doppler, Jim conoscerà il leggendario John Silver, sotto le mentite spoglie del cuoco di bordo, pirata un tempo al servizio del Capitano Flint e intenzionato a trovare il tesoro. Se la trama segue quasi di pari passo le vicende originali, tutti i personaggi risultano invece riadattati. Jim Hakwins e sua madre, infatti, sono gli unici umani presenti nella pellicola, mentre il resto del cast si alterna tra animali antropomorfi e creature mostruose, quali il Signor Arrow, Morph, Scroop, Billy Bones, e robot umanoidi come BEN, doppiato nella versione italiana da Maurizio Crozza. Il dottor Doppler incarna l'unione di due personaggi differenti nel libro, ovvero il Dr. Livesey e il signor Squire Trelawney, mentre il capitano dell'Hispaniola, Alexander Smollett, viene sostituito dalla felina e carismatica Amelia, personaggio che incarna perfettamente il modello femminista della donna forte e indipendente.
Lo staff dell'opera, nonostante fosse entusiasta della reinterpretazione del classico letterario, non nascondeva la sua preoccupazione per come il pubblico si sarebbe approcciato al protagonista, il personaggio più difficile da gestire perché considerato troppo negativo per il pubblico infantile e, per tale ragione, eliminato assieme a una scena che raffigurava l'originale incontro con Billy Bones - sequenza in cui Jim si rifiutava di aiutare il pirata ferito a morte [6].
Nel lungometraggio Jim, che inizialmente doveva portare avanti in prima persona la narrazione dell'opera, risulta più grande anagraficamente del personaggio letterario e viene presentato fin da subito come un adolescente abbandonato a sé stesso, inquadrato a prescindere come un pessimo esempio da seguire quando in realtà è soltanto un ragazzo smarrito, distaccato e distrutto dall'abbandono del padre, avvenuto quando era solo bambino, rancore che si percepisce nel testo dell'unica canzone del film, I'm Still Here, cantata dai Go-Go-Dolls e, nella versione italiana, dagli 883 con il titolo Ci Sono Anch'Io. Non a caso, un'altra scena eliminata dal film con Jim vede il protagonista osservare gelosamente una coppia padre e figlio passare del tempo assieme [7]. Il suo animatore John Ripa ha dichiarato di essere stato particolarmente influenzato da James Dean, il bello e dannato degli anni '50, dopo aver visionato Gioventù Bruciata [8], mentre il suo disagio giovanile ricorda molto il personaggio di Holden Caulfield, nato dalla penna di J. D. Salinger. Il grande cambiamento del personaggio non è stato apprezzato invece dallo sceneggiatore del film, Terry Rossio, che ha definito Jim un adolescente insignificante e ha fortemente criticato la scelta di renderlo più adulto perché "L'Isola del Tesoro, il romanzo, è un'avventura per ragazzi su un giovane mozzo che si adatta, usando l'ingegno, a un equipaggio di pirati assetati di sangue. Tutte le scene chiave [del libro] sono rese più drammatiche dal fatto che si tratta di un ragazzino che è in pericolo. Il Pianeta del Tesoro ha trasformato il ragazzo in un giovane uomo, il che diluisce il dramma di tutte le situazioni" [9].
La ricerca del tesoro per Jim è un pretesto per affrontare un intenso viaggio di formazione sotto la guida di John Silver (egregiamente animato da Glen Keane), figura paterna nei confronti di Jim e l'antieroe Disney per eccellenza, in quanto in certe occasioni non si fa problemi a ostacolare il protagonista, nonostante continui a trattarlo come un figlio. Silver insegna a Jim l'importanza di combattere per riuscire a riscattarsi, di seguire la propria strada nonostante si possano incontrare innumerevoli difficoltà e di capire se vale davvero la pena di inseguire un sogno.
Il Pianeta del Tesoro è un film d'animazione artisticamente impeccabile e alquanto adulto, con vicende forti - tra le quali omicidi - difficili da gestire in un Classico Disney. Il film, inoltre, ha avuto una lunga e difficile produzione, purtroppo non ricompensata al botteghino. L'opera, creata con un budget di 140 milioni di dollari, fu infatti un flop commerciale e costrinse la Disney a eliminarne il sequel, opera - nel 2002 già entrata in fase di produzione - nella quale Jim e Silver avrebbero collaborato insieme per fermare il pericoloso pirata "Barba di Ferro" [10]. Il fallimento commerciale iniziale è dovuto principalmente a un auto-sabotaggio della stessa Disney, che pubblicizzò il film attraverso una pessima campagna promozionale - in concomitanza con l'uscita del ben più noto e proficuo lungometraggio della Dreamworks Spirit - Cavallo Selvaggio (2002) - poiché "terrorizzata" da come il pubblico generalista si sarebbe approcciato a un prodotto forse troppo adulto e maturo per essere un film animato indirizzato alle famiglie [11]. Nonostante ciò, Il Pianeta del Tesoro con il passare del tempo è diventato uno dei film più apprezzati dagli amanti dell'animazione, nonché uno dei classici disneyani più benvoluti in assoluto, risultando un ottimo racconto di formazione particolarmente curato nei dettagli, non soltanto tecnici, come il forte tema legato alla mancanza genitoriale, poco trattato nella filmografia della Disney post-Golden Age.
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APPROFONDIMENTI
[2] Verrier, Richard; Eller, Claudia (2002). Disney's "Treasure Planet" an Adventure in Losing Money. Los Angeles Times. latimes.com
[3] [4] Donaldson, Kayleigh (2022). The History of Treasure Planet, Disney Animation's Biggest Flop Ever. slashfilm.com
[7] AA.VV. (2014). Treasure Planet Deleted Scene - Jim meets Ethan. Walt Disney Animation Studios. Animation Source Vidéos. [YouTube]