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Immagine del redattoreIsaia Silvano | Daelar Animation

La Leggenda del Serpente Bianco: nascita della Golden Age degli anime

Il film La Leggenda del Serpente Bianco (Hakujaden in giapponese) del gruppo Toei viene tuttora riconosciuto come il capostipite dell'era d'oro degli anime, come il secondo lungometraggio animato creato in Giappone - dopo Momotato: Umi no Shinpei (1945) di Mitsuyo Seo - e, soprattutto, come la prima opera d'animazione realizzata a colori in Oriente. La casa di produzione Toei Doga viene fondata nel 1956 in seguito all'acquisizione dello staff e dei diritti di distribuzione dello studio Nihon Doga Eiga da parte dell'azienda cinematografica Toei Company. Nel momento in cui la nuova compagnia viene istituita, il presidente Hiroshi Okawa commissiona agli ormai ex animatori della Nihon Doga la realizzazione del primo lungometraggio animato giapponese a colori. Al già esperto e veterano Taiji Yabushita vengono affidate la sceneggiatura e la regia dell'opera, mentre ai promettenti tecnici Yasuji Mori e Akira Daikuhara viene chiesto di supervisionare la direzione delle animazioni. Tra gli animatori del progetto risultano dei giovani Yasuo Otsuka, futuro maestro e collaboratore di Hayao Miyazaki, Shigeyuki "Rintaro" Hayashi e Gisaburo Sugii, due dei professionisti più acclamati di sempre nel settore degli anime. Comincia così la lavorazione del film d'animazione giapponese più importante di sempre; per esemplificare, del "Biancaneve e I Sette Nani d'Oriente".



La Leggenda del Serpente Bianco | Daelar Animation
© Toei Animation


Nel 1958, quando il lungometraggio viene concluso, il forte interesse della Toei Doga verso il mercato estero si rivela presto un fattore vincente per la riuscita commerciale del progetto. La Leggenda del Serpente Bianco, infatti, nel 1959 viene presentato alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, aggiudicandosi il "Diploma Speciale per i film a soggetto per ragazzi da otto a dodici anni", mentre nel 1961 viene distribuito in sala negli Stati Uniti d'America. Prima di questo film d'animazione, soltanto alcuni cortometraggi di Seitaro Kitayama, di Sanae Yamamoto, di Noburo Ofuji e di Kenzo Masaoka erano stati proiettati al di fuori del Giappone, perciò Hakujaden rappresenta una vera e propria rivoluzione per quanto riguarda l'esportazione delle opere animate orientali in Occidente. La storia riprende un'antica leggenda che narra l'amore tra un giovane nobile e un yokai, spirito immortale che nel folklore giapponese dispone sempre di una doppia identità: una animale (terrena) e una umana (illusoria). Gli yokai sono cacciati per via della loro indole malvagia. Si dice, infatti, che utilizzino le sembianze di una ragazza aggraziata e dai modi gentili per attirare giovani incauti, ammaliarli e successivamente derubarli o ucciderli. I protagonisti, tuttavia, provano sentimenti puri l'uno verso l'altro e dovranno superare molti ostacoli prima di poter vivere finalmente il loro grande amore in pace e in serenità.



La Leggenda del Serpente Bianco | Daelar Animation
© Toei Animation


La Leggenda del Serpente Bianco rappresenta senza alcun dubbio il capolavoro tecnico dei primi cinquant'anni di storia dell'animazione in Giappone. Sono presenti chiari riferimenti stilistici a maestri animatori quali Kenzo Masaoka e Mitsuyo Seo, al sovietico Lev Atamanov e, soprattutto, al linguaggio d'animazione peculiare dei fratelli Wan, tuttavia il film inquadra una grazia estetica del tutto inedita e originale. Il regista Taiji Yabushita, infatti, dirige i diversi piani di immagine delle inquadrature muovendo spesso lateralmente la carta animata e, inoltre, servendosi di strumenti simili alla multiplane camera Disney, riesce a inscenare la prospettiva producendo sia sequenze sviluppate con un ritmo moderato, dal respiro dunque ampio ed elegante, sia sequenze d'azione frenetiche a terra, in mare e addirittura aeree. Questo secondo gruppo di scene dinamiche, dirompenti e fluide definisce la massima espressione stilistica e artistica dell'opera: le onde che si infrangono sulla scogliera, che ricordano tanto le pitture di Katsushika Hokusai quanto i quadri animati raffiguranti la furia della balena in Pinocchio (1940), e gli incantesimi lanciati dal bonzo nel corso del climax della trama rappresentano, infatti, porzioni filmiche che nulla hanno da invidiare, per esempio, alle gloriose animazioni prodotte dalla Disney e dai Fleischer negli anni '40. Le musiche composte da Choji Kinoshita e le scenografie, infine, coronano una suggestiva, sognante e bizzarra atmosfera che abbraccia l'osservatore per tutta la durata dell'opera.



La Leggenda del Serpente Bianco | Daelar Animation
© Toei Animation


Le animazioni e il sonoro, infatti, collaborano sempre in stretto contatto per poter delineare ogni incantevole ambiente del magico, antico e misterioso mondo che avvolge La Leggenda del Serpente Bianco. Questa splendida opera d'animazione è un vero e proprio gioiello dei tempi passati, dell'età in cui la pazienza e le abilità dell'artigiano dovevano essere i requisiti primari per poter materializzare e costruire, a tutti gli effetti, idee di fantasia e pensieri dando vita a disegni realizzati su carta lucida. La Toei Doga, con questo lavoro colossale, riesce alla fine degli anni '50 a espandere la cultura giapponese nel mondo e, soprattutto, apre le porte all'era degli anime. Nel corso dei primi anni '60, infatti, l'esplosione del fenomeno animation trasformerà radicalmente l'industria, gli usi e i costumi dei giapponesi in maniera irreversibile. Grandi nomi di mangaka e/o di animatori come Osamu Tezuka, Hayao Miyazaki, Isao Takahata, Osamu Dezaki e Yoshiyuki Tomino prenderanno questo film come punto di riferimento per produrre arte nuova e, proprio per questo motivo, Hakujaden, pur non risultando un capolavoro per via della semplicità del racconto e di un montaggio alle volte poco scorrevole, si distingue ancora oggi tra le tante opere animate orientali come la pietra miliare, assieme a Princess Iron Fan (1941) [1] dei gemelli Wan Laiming e Wan Guchan, dell'animazione giapponese moderna.


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