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  • Immagine del redattoreIsaia Silvano | Daelar Animation

Le Avventure del Principe Achmed: storia del cinema d'animazione astratto

Il cinema classico e il cinema d'animazione condividono di base lo stesso principio formale, ovvero il passo-uno, ma se il primo affonda le sue radici nella fotografia, legandosi perciò a un'estetica realistica, il secondo, che trae origine dalle ben più antiche arti figurative e da quelle illusorie, può esplorare più agevolmente il mondo dell'immaginario e della fantasia. L'animazione, dai primi del Novecento agli anni '20, rappresenta un ampio campo di sperimentazione linguistica nel settore del cinema, in quanto, soprattutto in Europa dove lo stile animato non diventa una industria e, dunque, rimane in mano agli artisti, l'abilità di saper animare rappresenta inizialmente il solo modo per poter realizzare sia effetti visivi, sia effetti speciali, chiamati semplicemente tricks all'inizio della storia della "settima arte". Assieme ai fratelli Fleischer, i registi d'avanguardia tedeschi Hans Richter, Viking Eggeling e Walter Ruttmann si interessano, per esempio, al sincronismo tra musica e immagini [1], ispirando e aiutando il visionario Oskar Fischinger nella realizzazione di innovazioni tecnologiche e specialistiche nei campi della fotografia, dell'effettistica speciale e dell'animazione sperimentale. Tra gli strumenti pionieristici creati da Fischinger, visionario scienziato dell'arte cinematografica, "l'apparato Fischinger" rappresenta il dispositivo più importante inventato negli anni '20.



Le Avventure del Principe Achmed | Daelar Animation
© Milestone Films


Questo strumento consiste in una sorta di stilo sincronizzato a una macchina da presa munita di lama circolare. La lama ruota su sé stessa e, a ogni giro compiuto, taglia di netto una sezione molto sottile di un blocco ceroso multicolore. La macchina riprende in stop-motion (passo-uno) la superficie del blocco dopo ciascun taglio e, in questo modo, sulla pellicola filmata comincia a generarsi una particolare colorazione psichedelica.


Lo sviluppo dell'astrattismo cinematografico tedesco di Ruttmann, Richter e Fischinger - stile che per primo nella storia del cinema rende importante l'effettistica [2] - fa emergere una nuova tecnica d'animazione in stop-motion chiamata silhouette animation, un'arte artigianale e che si sviluppa alla fine degli anni '10 in Germania con Lotte Reiniger e che si estende, intorno alla metà degli anni '20, in Giappone grazie a Noburo Ofuji. Questa tecnica consiste nel fare muovere, tramite la regola fondamentale del passo-uno, strutture nere di cartone e di metallo su più lastre di vetro. L'espressione silhouette indica la riproduzione grafica bidimensionale del contorno di un oggetto, di una persona o di ogni altra figura rappresentabile. L'animazione, quindi, in questo caso avviene attraverso il movimento che si genera tra lo sfondo e i lineamenti delle conformazioni costruite [3].



Le Avventure del Principe Achmed | Daelar Animation
© Milestone Films


Con questo stile, nel 1926 la regista Lotte Reiniger crea assieme al marito Carl Koch, a Walter Ruttmann e a Berthold Bartosch quello che ancora oggi viene considerato il primo lungometraggio animato della storia del cinema, ovvero Le Avventure del Principe Achmed. Seguendo i parametri sperimentali del cinema astratto, gli effetti speciali del film - composto da circa 300.000 singole inquadrature - vengono ottenuti in gran parte grazie alla sovrapposizione di tre lastre di vetro poste sul background del progetto. Per poter filmare il setting, l'animatrice tedesca inventa il "tavolo multipiano", dispositivo che permette di porre la macchina da presa in alto rispetto al suo piano d'appoggio e, dunque, di riprendere verticalmente tutte le lastre in una sola volta, donando così profondità di campo alle varie silhouettes [4]. Per la fotografia dell'opera, invece, viene impiegato "l'apparato Fischinger". La trama de Le Avventure del Principe Achmed è divisa in cinque capitoli, ognuno dei quali riprende alcuni racconti da Le Mille e Una Notte (900 d.C./1400 d.C.). L'animatrice tedesca, ispirata soprattutto al Wayang Kullit [5], decide di ricreare l'universo narrativo del capolavoro letterario orientale curando ambientazioni e dinamicità degli elementi in scena nei minimi dettagli tecnici. Ancora oggi, infatti, il film della Reiniger rappresenta una delle opere massime dell'animazione e, assieme a Krysar (1985) e a The Nightmare Before Christmas (1993), il progetto più ambizioso della storia del cinema in stop-motion.



Le Avventure del Principe Achmed | Daelar Animation
© Milestone Films


Grazie ai meravigliosi effetti artigianali, il lungometraggio scorre sempre come poesia visiva, come arte avveniristica espressionista resa ancor più affascinante dall'incantevole colonna sonora originale di Wolfgang Zeller (Vampyr di Carl Theodor Dreyer, L'Atlantide di Georg Wilhelm Pabst), componimento che tuttavia - nella versione restaurata del film - si può ascoltare solamente in parte. Ne Le Avventure del Principe Achmed, infatti, la musica rende l'immagine ancora più viva e il movimento delle animazioni, quando sincronizzato con l'impianto sonoro, ancora più preciso e meticolosamente ricostruito tramite il montaggio analogico dei singoli fotogrammi. Essendo un film muto, ogni sfumatura di colore, ogni cambio di scenografia, ogni diversa posa dei personaggi risalta il lato espressivo della messa in scena, un teatro d'avanguardia che la musica di Zeller riesce ad accompagnare in maniera naturale ed elegante.


Le varie e sorprendenti mutazioni stilistiche supervisionate dalla Reiniger si strutturano nel corso dell'opera e creano, per ben sessantacinque minuti, un ricercato spettacolo di ombre e di notevoli sperimentazioni tecniche. Il prodotto finale risulta tuttora uno dei migliori film del cinema espressionista tedesco e solo Fantasia della Walt Disney Productions saprà rappresentare, nel 1940, un capolavoro artistico e di ingegno audio-visivo simile durante i primi cinquant'anni della storia dell'animazione.


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