Il 2010 è un anno molto difficile per la Madhouse, studio d'animazione tra i più famosi del Giappone conosciuto per avere portato al successo - assieme ai rinomati fondatori Yoshiaki Kawajiri, Osamu Dezaki, Shigeyuki "Rintaro" Hayashi e Masao Maruyama - registi del calibro di Satoshi Kon, Mitsuo Iso, Masaaki Yuasa e Takeshi Koike. Satoshi Kon (Perfect Blue, Millennium Actress, Tokyo Godfathers, Paranoia Agent, Paprika), uno dei registi più importanti della casa di produzione, muore prematuramente di tumore al pancreas, lasciando purtroppo incompiuto il suo ultimo film The Dreaming Machine. La Madhouse si ritrova quindi a dover fare i conti con debiti economici accumulati dalla scarsa visibilità avuta con alcune serie di nicchia - quali Beck, Kaiji, Texhnolyze, Boogiepop Phantom e Gungrave - e perciò, durante lo stesso anno, molti artisti sono costretti a trovare un impiego presso altri studi d'animazione, lasciando la casa di produzione gravemente a corto di personale. Tuttavia, sempre nel 2010, lo studio riesce a produrre anime di grande rilievo come The Tatami Galaxy, diretto da Masaaki Yuasa (Mind Game, Kaiba), serie che attira l'attenzione dei critici per via dell'art style bizzarro ma molto elegante. Inoltre, la Madhouse si occupa anche dell'animazione di Iron Man, serie ispirata all'omonimo supereroe Marvel, e realizza la prima stagione dell'anime ecchi Highschool of the Dead.
Questi progetti riescono ad attutire la crisi economica della casa di produzione resa quasi ingestibile anche per via dei risultati al botteghino di Redline, film d'animazione di punta dello studio con una travagliata produzione alle spalle, che nel 2010 viene finalmente pubblicato nelle sale giapponesi non ottenendo però il successo di pubblico sperato dai vertici dell'azienda. Tra il film diretto da Takeshi Koike (Animatrix, Lupin III - La Lapide di Jigen Daisuke, Lupin the IIIrd - Ishikawa Goemon Getto di Sangue e Lupin the IIIrd - La Bugia di Mine Fujiko) e altre serie animate che in questo periodo riescono a ricevere una buona visibilità spicca infine uno degli anime più di sconosciuti in Occidente dello studio: Rainbow Nisha Rokubono Shichin (Rainbow: Sette Criminali in una Cella per Sei), serie tratta dal manga omonimo sceneggiato da George Abe e disegnato da Masasumi Kakizaki.
La trama della serie
L'anime è ambientato in Giappone dieci anni dopo la fine della Seconda guerra mondiale. La storia si apre con sei ragazzi che vengono portati in un riformatorio dove dovranno scontare una pena di due anni per crimini legati al furto e alla cattiva condotta.
In questo luogo ostile incontreranno Rokurota Sakuragi, aspirante pugile con cui stringeranno una profonda amicizia. Sakuragi per il gruppo diventerà non solo un mentore ma anche un fratello maggiore, tanto da farsi chiamare "fratellone" (anchan). Grazie a lui, ognuno di loro troverà la forza per non cedere dentro le fredde mura del carcere minorile, uno stimolo per andare avanti e per realizzare i propri sogni. Purtroppo la vita nel riformatorio sarà una vera lotta per la sopravvivenza; i protagonisti infatti subiranno sulla loro pelle violenze, abusi e tante ingiustizie. Ma tali avvenimenti li renderanno forti e determinati, pronti per affrontare un mondo ancora più crudele e difficile fuori dall'istituto.
Contesto e sviluppo
Le vicende di Rainbow si collocano in un periodo storico molto delicato per il Giappone, uscito sconfitto dalla Seconda guerra mondiale, distrutto economicamente e demoralizzato. La serie si focalizza sul mostrare le terribili conseguenze del conflitto attraverso gli occhi dei protagonisti, giovani ragazzi che si ritrovano a inizio serie senza aspirazioni per il futuro perché ripudiati ed abbandonati dai loro cari e dalla stessa società.
La scelta temporale non è casuale. L'autore del manga George Abe, infatti, ha vissuto la sua infanzia e la sua adolescenza in questo periodo e sceglie di raccontare una storia di formazione riuscendo ad essere anche perfettamente attuale, mostrando situazioni molto in linea con tempi odierni in cui diversi spettatori possono identificarsi. Nella serie si trova molta violenza fisica e, perciò, l'anime riesce a colpire il pubblico più sensibile per la crudeltà e per la costante mancanza di empatia che si respira nel riformatorio nei confronti dei protagonisti. Gli autori, infatti, non si fanno problemi a mostrare senza censure una scena di stupro o violenta mettendo in scena tutta la sofferenza dei personaggi.
Nel 2010, in un periodo dominato dal politicamente corretto, colpiscono queste scene: interi segmenti di puntata nei quali non si nasconde la violenza subita da ragazzi minorenni e nel fiore dell'età. Sequenze simili in Rainbow hanno lo scopo di provocare lo spettatore, di mostrargli cos'è l'orrore puro, dove può spingersi l'uomo per coprire le sue azioni anche a costo di far del male agli altri. Si tratta di una lezione molto cruda che difficilmente il pubblico più impressionabile riesce a sopportare, ma resta uno dei modi più maturi e credibili per denunciare le violenze più efferate. Collegata a questa tematica si inserisce la denuncia dell'abuso di potere sui più deboli, situazione che viene mostrata soprattutto durante gli episodi legati alla vita nel riformatorio tramite le guardie - o tramite i prigionieri corrotti da queste ultime - quando devono svolgere del lavoro sporco.
In questo posto ostile, tuttavia, c'è un raggio di speranza rappresentato dai protagonisti, ragazzi che, grazie al forte legame che li unisce, riescono a non soccombere pienamente agli abusi che subiscono. Il titolo dell'anime fa riferimento alla figura di un arcobaleno che appare in cielo il più delle volte dopo una tempesta, simbolo di speranza e del desiderio di cambiare. Accanto ad esso appare anche una quercia, simbolo del cambiamento, della crescita interiore e luogo dove i protagonisti lasceranno per iscritto i loro desideri e aspirazioni per il futuro. Questi piccoli gesti possono apparire scontati, ma in Rainbow riescono a far commuovere lo spettatore che, affezionatosi a questo gruppo di ragazzi piccoli ma con una grande forza di volontà, desiderano solo di essere accettati e di riscattarsi in un mondo che non li accoglierà mai a braccia aperte. Tutto dipende da loro e dalla volontà di non cadere vittime di un vortice di rabbia e di dolore.
La serie animata si compone di 26 episodi e può essere divisa in due parti: nella prima viene mostrata la vita dei protagonisti all'interno del riformatorio, nella seconda ci si concentra su come essi affrontano il mondo fuori dal carcere minorile. Quest'ultima è stata ed è tutt'ora criticata da buona parte del pubblico perché definita poco coinvolgente o addirittura forzata. Tali pensieri derivano o dall'avere alimentato troppe aspettative personali poi non corrisposte dalla visione, o dall'assenza di scene forti o di colpi di scena cardine invece dei primi episodi.
Si tratta di un punto di vista sbagliato. L'intenzione di Rainbow non è raccontare come funziona un carcere o creare una serie avvincente e piena di colpi di scena. La prigione è solo un pretesto per raccontare una storia di crescita e di formazione. Se l'anime si fosse concluso a metà, dopo un fatto importante che cambia la vita dei protagonisti, non avrebbe trasmesso alcun messaggio di fondo. In Rainbow si parla di amicizia senza mai cadere in messaggi scontati o trasmessi in modo banale. La serie, grazie al contesto e al carisma dei personaggi, mostra quanto sia importante l'unione di un gruppo senza ignorare le difficoltà che si possono trovare in una relazione come il tradimento di fiducia o la fatica nel guadagnarsi il perdono dei propri compagni. Anche l'amore viene trattato in diverse sfumature: non solo tra amici ma anche il primo amore che può sbocciare in due giovani, sentimento che purtroppo si conclude in questo caso in tragedia mostrando quanto sia difficile lasciare andare qualcuno che si ama per il bene di quest'ultimo, o il sacrificarsi per il prossimo. Rainbow non solo riesce ad andare dritto al punto ma riesce anche a dare lezioni di vita attraverso insegnamenti maturi e a volte crudi, che lasciano allo spettatore sia l'amaro in bocca, sia delle profonde riflessioni: purtroppo certe situazioni non si possono cambiare e bisogna imparare ad accettarle, ad adattarsi senza cadere nello sconforto per via del dolore.
La tematica della libertà, sempre trattata negli episodi ambientati in carcere, viene solo accennata perché i personaggi non devono vivere a vita nel riformatorio, tuttavia non mancano le riflessioni dei protagonisti che, aspirando a una esistenza senza mai più portare delle catene, desiderano sotto l'albero di non essere mai più soggetti ai comandi di un qualsiasi tiranno. A questi messaggi si affianca l'importanza del nucleo famigliare e del rispetto verso i propri genitori. La serie mostra anche le divisioni tra classi sociali presenti in Giappone dopo la Seconda guerra mondiale, introducendo il colonialismo post-bellico (attraverso degli statunitensi nel territorio giapponese), dei luoghi legati alla prostituzione e dei contatti che alcuni personaggi hanno con la malavita locale.
L'animazione mantiene un'ottima qualità per tutti gli episodi, nonostante in qualche scena si notino difetti di produzione dovuti probabilmente al budget e alle tempistiche di realizzazione. Dal punto di vista tecnico Rainbow è ben orchestrato, gli animatori riescono a rendere vivi e palpabili i personaggi grazie all'abilità dei disegnatori - aiutati dal character design originale di Masasumi Kakizaki - di di donare a ogni individuo un tratto maturo e fortemente espressivo, dando quindi l'impressione di non trovarsi davanti a dei cells animati ma ad attori che interpretano fedelmente dei ruoli. Non mancano le inquadrature in primo piano sugli occhi, da sempre care ai giapponesi, che rappresentano lo specchio dell'anima in ogni personaggio.
La fotografia, specialmente nella prima parte, risulta spenta per richiamare la malinconia dei protagonisti, ma si contrappone a luci radiose che inquadrano scene in cui le immagini si tingono o con tutti i colori dell'arcobaleno, o con uno solo dei sette quando l'intenzione è abbinare un singolo colore a ogni protagonista. Ad accompagnare la storia c'è la calda, pura e malinconica voce della narratrice esterna che segue le vicende di Rainbow, soffermandosi sui pensieri e sulle riflessioni che riguardano i sette criminali. La colonna sonora conduce egregiamente la visione e non risulta mai invasiva, descrivendo in momenti silenziosi e senza dialoghi le vicende che si susseguono. L'opening We Are Not Alone dei Coldrain esprime appieno il sentimento di rabbia e di rivalsa provato dai protagonisti, indicato soprattutto dal grido che apre la canzone, mentre il brano Far off the Distance risulta perfettamente il contrario: malinconico ma di forte carica emotiva, in perfetto abbinamento con la seconda parte dell'anime fuori dal riformatorio.
Personaggi
In Rainbow, gli autori presentano un gruppo di protagonisti. Si tratta di una storia corale dove ogni personaggio riesce a spiccare grazie alla propria personalità e grazie a un background che ne approfondisce in modo chiaro e preciso il passato.
I sette protagonisti risultano quindi personaggi memorabili non perché posseggono qualche caratteristica unica e originale, bensì per via del carisma e dell'umanità che li contraddistingue dagli antagonisti. Chiunque potrebbe identificarsi in loro, anche senza aver passato dei momenti terribili, e nella loro semplicità e forza di volontà riescono ad essere dei personaggi umani che toccano il cuore dello spettatore. La loro avventura comincia nel peggiore dei modi; essi si incontrano per puro caso in una cella, il loro legame è così forte che in diverse occasioni per salvarsi a vicenda ognuno di loro è disposto a subire umiliazioni e spingersi oltre, anche rischiando la vita. I protagonisti vengono continuamente messi a dura prova, infatti nella serie devono affrontare piccole sfide che, nel bene e nel male, finiscono sempre per coinvolgere tutto il gruppo, degli errori che alla fine riescono a risolvere tutti insieme nonostante i continui ostacoli e le continue situazioni avverse. Spicca tra tutti Sakuragi, il personaggio più importante della storia, perché di fatto è il suo carattere forte e ribelle che riesce a impartire lezioni di vita ai suoi amici e a farsi amare. La sua saggezza e il suo coraggio, virtù acquisite durante un passato difficile che lo ha portato a provare empatia e senso di protezione verso le persone che vivono nella sua stessa situazione, non lo rendono un personaggio stereotipato.
Certe scelte che compie nella serie possono essere messe in discussione dal pubblico, ma si tratta di gesti che attua per non abbassarsi al livello di altri personaggi, privi invece di moralità e di dignità. Il suo desiderio di diventare pugile è un'altra forma di riscatto sociale, un sogno che purtroppo non riuscirà a realizzare perché finirà per essere vittima di una tragedia, il momento più drammatico dell'anime. Nonostante ciò, Sakuragi non viene dimenticato, continua ad essere un personaggio presente nella storia e riesce a vivere grazie al ricordo dei suoi amici, i quali per onorarlo lasciano sulla sua tomba delle sigarette, il simbolo dell'inizio della loro amicizia. Sakuragi rappresenta il modello di riferimento per tutti i suoi amici e, in particolare, per Mario Minakami, ragazzo profondamente legato a lui che ne erediterà il sogno e lo spirito. In questo caso, non si tratta di sostituire un personaggio per accontentare la massa, Mario riesce a essere sé stesso ma farà semplicemente vivere il ricordo del "fratellone" tra i suoi amici, testimoniando l'amore fraterno che prova per Sakuragi e quanto sia importante ciò che egli gli ha lasciato nella sua breve vita.
È buona l'aria della libertà, "fratellone"?
(Mario Minakami)
A seguire ci sono "Tartaruga" e "Verza", ragazzi che riescono a servire da spalle comiche e ad aggiungere, quindi, un pizzico di umorismo alla serie senza mai cadere in scene imbarazzanti ma sempre molto piacevoli; "Smascherato", personaggio estremamente intelligente ma allo stesso tempo il più ingenuo del gruppo e quello che più degli altri in diverse occasioni cade vittima di situazioni spiacevoli; Joe, un ragazzo con origini occidentali che insegue il sogno di diventare cantate al fine ritrovare la sorella scomparsa, un desiderio tanto umile quanto difficile per via del suo passato e per l'ambiente in cui lavora; "Soldato", il personaggio più umile del gruppo, purtroppo poco approfondito rispetto agli altri ma non meno importante ai fini della trama. I villain vengono introdotti nella prima parte dell'anime e restano impressi nella mente dello spettatore per via della loro completa mancanza di umanità, risultando della vera e propria feccia che in più di un'occasione, per demoralizzare i protagonisti, tratta volontariamente gli altri come dei veri scarti della società. Uno di loro, la guardia Ishihara, si nasconde dietro un manganello ma in fondo è un essere privo di moralità, un codardo che si sporca le mani di sangue commettendo crimini atroci al fine di salvaguardare la propria pessima immagine. Un personaggio che provoca disgusto per le sue azioni e per la propria vigliaccheria, che mai riuscirà a cambiare e che, fino alla sua ultima apparizione, finirà per cadere sempre nello squallore. Nonostante ciò, Ishihara riesce a risultare un villain apprezzabile data la sua scrittura particolarmente sadica.
Per concludere, ci sono due figure femminili, le più importanti della serie: la bella ed eccentrica Lily, che diverrà una sorella maggiore per "Tartaruga" nonché una cara amica dei protagonisti e la dolce infermiera Setsuko, interesse amoroso per due personaggi in particolare che riesce a farsi piacere per la sua dolcezza, un personaggio importante per una piccola ma dolorosa lezione di vita che uno dei protagonisti si ritroverà ad affrontare.
Conclusioni
Rainbow non è un anime che punta a piacere al pubblico e, anzi, può risultare difficilmente apprezzabile siccome è un prodotto che colpisce per le tematiche trattate e per il coraggio con il quale mostra determinate scene estremamente violente, non solo dal punto di vista fisico e corporeo. Nonostante ciò, la serie propone una trama semplice che affronta solo una parte del manga originale e che, quindi, risulta lineare anche senza quelle lungaggini che annacquano le trame di molti progetti dell'animazione seriale giapponese. La sua natura adulta rende Rainbow una delle serie più mature della Madhouse, nonché un gioiello narrativo del medium. Un meraviglioso racconto di formazione, una storia piena di umanità e di compassione che si mette dalla parte dei più deboli dando loro il giusto riscatto senza, tuttavia, mai cadere nell'ipocrisia nel mostrare altre sfumature di una società così lontana e, allo stesso tempo, così vicina alla nostra sia in termini temporali, sia di ambientazione. L'anime esprime tematiche all'apparenza semplici, viste e riviste come l'amicizia, ma le affronta in maniera pura, mostrando quindi come anche il gesto più piccolo e umile verso il prossimo possa sicuramente fare la differenza in un rapporto umano.
Sakuragi: E tu? Cosa farai?
Mario: Io già lo so! Seguirò il tuo sogno, "fratellone"
(Rainbow | Episodio 26)