top of page
  • Immagine del redattoreIsaia Silvano | Daelar Animation

The Sky Crawlers: il triste volto degli angeli

Nell'ultimo capolavoro assoluto di Mamoru Oshii, film del 2008 tratto dalla serie di romanzi dal titolo omonimo scritta da Hiroshi Mori, l'animazione viene utilizzata come mezzo per rappresentare una realtà moralmente distorta ma verosimile, dunque non puramente fantascientifica; uno specchio nel quale nessuno può riflettersi perché popolato da personaggi più simili ad automi che ad esseri umani. Quest'opera di Oshii si impegna ancora di più rispetto ai capitoli di Ghost in the Shell (1995/2004) a calarsi nell'introspezione delle identità che rappresenta, attraverso ampi silenzi e una regia statica, quasi ai livelli di Tenshi no Tamago (1985), tranne che nei magistrali piani sequenza delle scene aeree. The Sky Crawlers è un lungometraggio adulto, impegnativo, filosofico e meditativo, come è solito realizzare il grande e geniale artista giapponese. Gli argomenti che il film tratta sono, probabilmente, i più profondi e critici che il regista più complesso della storia del cinema d'animazione orientale abbia mai voluto affrontare ed esprimere: la guerra come forma d'intrattenimento per una società totalmente disinteressata verso la realtà, l'ipocrisia e l'indifferenza del conformismo adottato dai soggetti come barriera verso la verità, la assoluta violazione dell'esistenza in quanto tale da parte dei potenti, ovvero la manipolazione e il disprezzo dell'esperienza e dei ricordi, ridotti a miseri pezzi di ricambio dai signori delle armi.



The Sky Crawlers | Daelar Animation
© NTV | © Production I.G | © Warner Bros. Pictures | © Polygon Pictures


Queste forti tematiche sono rette da un'ottima sceneggiatura di Chihiro Ito, supervisionata comunque dal regista, pregna di dialoghi interessanti ma stesa con lo stile di scrittura criptico ed eccessivamente citazionistico di Ghost In the Shell 2: Innocence. La trama narra di un futuro lontano, un periodo storico nel quale la guerra tra due nazioni in contrasto viene appaltata e affidata a due industrie belliche, la Lauthern e la Rostock. Il conflitto privatizzato, sponsorizzato in televisione come un macabro reality show, vede come protagonisti dei ragazzini, i cosiddetti kildren, dei giovani piloti di caccia creati appositamente per non invecchiare ed essere utilizzati in battaglia fino alla loro morte. Il personaggio principale del lungometraggio è Yuichi Kannami, un kildren che al suo arrivo alla base militare della Rostock, comandata da Suito Kusanagi, comincia a vivere un lungo déjà vu nel quale, già a partire dai primi minuti di visione, gli sembra di ritornare in un luogo familiare e di stringere relazioni con identità a lui in qualche modo conosciute. The Sky Crawlers mette in scena una storia volutamente labile, un racconto che si regge su poche spiegazioni, qualche chiarificazione narrativa e che, in generale, lascia allo spettatore un ampio margine di interpretazione degli avvenimenti. L'opera, infatti, si presenta prima di tutto come contemplativa, poiché la propria anti-trama viene contestualizzata in un luogo sospeso e indefinito sia nel tempo, sia nello spazio.



The Sky Crawlers | Daelar Animation
© NTV | © Production I.G | © Warner Bros. Pictures | © Polygon Pictures


I kildren sono esseri immortali, ma questa loro natura altro non è che una condanna, un circolo vizioso al quale essi possono porre una fine soltanto tramite una morte volontaria. Tali personaggi, intrappolati in questo misero loop esistenziale, vengono infatti rappresentati come dei ragazzi in piena adolescenza, la fase della vita in cui una persona si ritrova a metà strada tra l'ingenuità dell'infanzia e la cinica spietatezza dell'età adulta. Tramite questa importante e singolare caratteristica, Mamoru Oshii e Chihiro Ito esprimono una forte protesta sociale contro lo sfruttamento degli adolescenti, la cui vita viene rovinata da bugie e da falsi scopi impartiti dal sistema; esseri umani che vengono costretti a partecipare al "gioco" del massacro in un conflitto armato solo per dare contenuto a un mero spettacolo televisivo. L'autore e regista sostiene dunque l'impossibilità di eliminare il seme della guerra dallo spirito umano, una parte imprescindibile della sua essenza. I propositi pacifistici dei sopravvissuti alla fine di ogni scontro bellico vengono infatti puntualmente dimenticati con il passare del tempo e, in questo modo, da quando l'uomo calpesta la Terra, irrimediabilmente si ricade nel circuito guerresco formato da violenza, da distruzione e da morte. I libri di storia e gli insegnamenti delle generazioni passate non bastano, l'essere umano è capace di apprendere l'inutilità e il tragico epilogo di ogni guerra solo se subisce tale tragedia in prima persona e, quindi, esso ha bisogno di osservare i conflitti e le loro conseguenze per poi poter imparare ad apprezzare una pace, ovvero - secondo Oshii - una situazione di stallo frutto di un'illusione data a uso e consumo alla massa più passiva e silenziosa di ogni Paese.



The Sky Crawlers | Daelar Animation
© NTV | © Production I.G | © Warner Bros. Pictures | © Polygon Pictures


L'esistenza quotidiana dei kildren è composta da brevi e precisi gesti ripetuti costantemente, piccole manie comportamentali, come se essi vivessero in un eterno presente dove ogni giornata è identica a quella precedente. Questa loro routine, quindi, rende praticamente inutili i concetti di passato e di futuro per ciò che riguarda le loro esistenze. La sceneggiatura di The Sky Crawlers, pur presentando molteplici sotto-testi e spunti di riflessione, non rinuncia a descrivere perfettamente il modo con il quale ogni personaggio affronta questa propria infausta condizione. Se Yuichi risulta un protagonista squadrato, impenetrabile nella sua apatia e si trova alla costante ricerca della verità, ad essa invece è giunta oramai da tempo Suito Kusanagi, la figura più interessante di tutta l'opera. La ragazza rappresenta in pieno le caratteristiche del tipico personaggio femminile oshiiano [1]: glaciale, dubbiosa, tormentata e dal comportamento instabile. Suito ha raggiunto la piena consapevolezza del perché di questa guerra infinita, ma ciò non le ha portato alcun beneficio; anzi, aver compreso tutto ha finito per causarle solo una enorme sofferenza perché, nonostante si trovi in una posizione di comando, la kildren altro non è che una vittima di un sistema al di fuori della sua portata, del suo raggio d'azione e delle sue possibilità di ribellione.



The Sky Crawlers | Daelar Animation
© NTV | © Production I.G | © Warner Bros. Pictures | © Polygon Pictures


Oshii, tramite questo enigmatico personaggio, esprime allo spettatore il tema della pesantezza dell'esistenza umana: se vivere è una sofferenza, la morte non libera da alcuna angoscia, ma costringe anzi a ritornare a una situazione di eterno nulla. I kildren, dunque, non risultano robot o cyborg, bensì vere e proprie persone artificiali; esseri, nei quali sono innestati ricordi falsi per impedire loro di impazzire o di cadere in depressione, allevati da industrie belliche per diventare delle pedine da poter rimpiazzare facilmente in caso di morte: semplice carne da macello.


La regia si presenta sempre calma e ferma negli interni e durante i dialoghi, diretti con un importante utilizzo del campo medio [2] in modo da creare un'atmosfera quanto più alienante possibile. La dilatazione dei tempi di narrazione segue di pari passo l'andamento flemmatico della sceneggiatura e delle vicissitudini che strutturano l'opera. Il ritmo, quindi, risulta posato, sempre intrigante, e diventa incalzante e vorticoso durante le scene di combattimento aereo. Tali sequenze, tuttavia, non vengono realizzate in modo spettacolare o maestoso, bensì vengono riprese da Oshii rispettando la natura contemplativa e fredda del lungometraggio, in modo che il messaggio anti-militarista dell'autore risulti coerente anche con le caratteristiche visive del film [3].



The Sky Crawlers | Daelar Animation
© NTV | © Production I.G | © Warner Bros. Pictures | © Polygon Pictures


Tecnicamente, lo studio Production I.G si riconferma una delle migliori case di produzione di animazione giapponese, riuscendo a equilibrare professionalmente, con l’ausilio dello Studio Deen, della Madhouse Animation e della Polygon Pictures, grafica tradizionale e digitale in ogni singola inquadratura. Ulteriori meriti vanno all'ottimo character design, scarno per esigenze di sceneggiatura, creato da Tetsuya Nishio (key animatior in Jin Roh, Blood: The Last Vampire, Millennium Actress, Ghost in the Shell 2: Innocence e Steamboy), qui anche animatore, che riesce a esprimere la malinconica presenza dei personaggi in maniera precisa e puntuale. Inoltre, anche i fondali, realizzati magistralmente a livello fotorealistico dalla Bamboo Inc. e dallo Studio Easter, donano all'opera un'atmosfera sospesa che eleva il lungometraggio a una delle massime espressioni artistiche realizzate nella storia del cinema d'animazione. Sull'aspetto sonoro (unione di colonna sonora, di effettistica e di montaggio sonoro), il film risulta pressoché perfetto. Gli effetti prodotti da Randy Thom e da Tom Myers, storici collaboratori di Mamoru Oshii, riescono infatti a ricreare magnificamente tutti i rumori che accompagnano il lungometraggio, soprattutto durante le sequenze aeree, e incrementano sia la sensazione di libertà che i protagonisti provano in volo, sia quella di monotona oppressione che, invece, essi avvertono quando confinati al suolo.



The Sky Crawlers | Daelar Animation
© NTV | © Production I.G | © Warner Bros. Pictures | © Polygon Pictures


A tutte queste meravigliose caratteristiche sia estetiche, sia uditive, si unisce uno dei migliori componimenti di Kenji Kawai, polistrumentista che ancora una volta accompagna un'opera del maestro giapponese scrivendo e dirigendo una soundtrack ascetica, assennata e sacrale quasi quanto quelle di Ghost In the Shell e di Innocence, altri capolavori assoluti di Oshii che in The Sky Crawlers vengono esplicitamente citati in più modi. Il personaggio di Suito Kusanagi, per esempio, condivide il cognome e molti tratti comportamentali con la protagonista del cult del 1995, mentre il suo aspetto ricorda molto quello del "nuovo corpo" di Motoko presente nel sequel del 2004. Un altro elemento che richiama il capolavoro "fanta-noir" di Oshii è il carillon che si trova nello studio di Suito, un oggetto importante che risulta identico a quello presente nella casa delle bambole in Innocence, oppure la presenza del basset hound nel campo militare, cane che si rivela in quasi tutti i lavori del regista. The Sky Crawlers è un'opera straordinaria sia dal punto di vista concettuale, sia dal punto di vista tecnico, e riesce a smuovere una sceneggiatura complessa e stratificata grazie a una regia e a una direzione artistica del tutto encomiabili. Questo capolavoro, se osservato con occhi attenti, raffigura una delle massime espressioni autoriali di Mamoru Oshii e, probabilmente, una delle opere più personali ed eloquenti della sua immensa carriera.


----------------------------------------------------------------------------------


APPROFONDIMENTI


bottom of page