Il Ladro e Il Ciabattino (The Thief and the Cobbler) è un film d'animazione del 1993 famoso per la propria travagliata produzione, durata ben ventotto anni, e per il proprio ancor più infausto destino di distribuzione. Anche per via della triste storia che ne definisce la natura di "epopea" o di "odissea" produttiva, sicuramente il lungometraggio rimane ancora oggi tra i più ambiziosi mai realizzati nell'intera storia del cinema d'animazione tradizionale. Richard Williams, artista conosciuto soprattutto per avere diretto le animazioni dell'iconico film di Robert Zemeckis Chi Ha Incastrato Roger Rabbit (1988), si rivela, con questa sua immensa opera d'arte, un animatore visionario, capace di unire in maniera meticolosa e rigorosamente precisa le atmosfere incantate del Medio Oriente alle composizioni di Vasilij Vasil'evic Kandinskij, di Maurits Cornelis Escher, di Giorgio De Chirico e di Joan Mirò. Per tutta la durata del lungometraggio, infatti, l'intero impianto tecnico viene ininterrottamente trasformato e sia le scenografie, sia l'ambiente fisico portante della visuale e dell'estetica dell'opera vengono rappresentati alla stregua di imperiose tavole sperimentali. Williams, professionista attivo dagli anni '60 nella realizzazione di limited animation molto più curata ed espressiva di quella delle grandi case di produzione, crea in questo modo paesaggi astratti, ermetici o surreali che riescono a ricreare su carta lucida i motivi geometrici e gli eleganti dettagli propri dei magnificenti tappeti persiani e della sfarzosa oreficeria di fattura araba.
Un primo concept del film viene creato da Williams tra il 1964 e il 1972, periodo nel quale l'artista canadese naturalizzato inglese lavora in un proprio piccolo studio di animazione (Richard Williams Productions) adibito a spot pubblicitari e alla realizzazione di brevi sequenze animate in opere live-action. L'idea di produrre, autofinanziandosi quasi del tutto, un progetto incentrato sul mondo mediorientale arriva nel momento in cui l'animatore e regista sta illustrando una serie di libri di Idries Shah [1], raccolte di racconti scritti intorno al XIII secolo d.C. da Mulla Nasruddin [2], il filosofo ritenuto "il pensatore sciocco" del folklore turco-arabo. La famiglia Shah sostiene Williams, il quale dalla metà degli anni '60 al 1971 riesce a realizzare con l'aiuto di Ken Harris (Warner Bros, Hanna & Barbera, MGM) e di Roy Naisbitt più di tre ore di pellicola animata [3]. Tuttavia, per via di importanti divergenze sul piano finanziario e di atti contabili non dichiarati dal produttore Omar Shah [4], nel 1972 il lavoro di produzione dello studio viene fermato e quasi del tutto cancellato. Il prototipo di The Thief and the Cobbler, nominato inizialmente Nasrudin e nel 1969 The Majestic Fool, muore quindi ancora prima di entrare in fase di montaggio.
Durante la prima metà degli anni '70, il regista e alcuni suoi collaboratori tra cui Howard Blake e Margaret French riscrivono in modo importante più parti della sceneggiatura e ridisegnano i design dei personaggi pensati in principio per Nasrudin [5].
Nel racconto, per esempio, viene introdotto un goffo ciabattino come co-protagonista del ladro, personaggio invece già creato e animato da Williams negli anni '60. La particolarità sulla quale l'artista vuole incentrare il proprio film è la natura sonora e, allo stesso tempo, afona del lungometraggio [6]. I due protagonisti, infatti, vengono ideati e realizzati sulla base di attori del cinema muto e, per tale motivo, le loro movenze risultano ancora oggi particolarmente studiate e ottimamente realizzate sia a livello motorio, sia a livello di coordinazione con l'impianto sonoro/musicale dell'opera. Nel 1974, la produzione di The Thief and the Cobbler si trova in una situazione di stallo poiché, data la crescente complessità tecnica del film, la Richard Williams Productions riesce a malapena a contenere i finanziamenti per poter lavorare con costanza al progetto. Al team di realizzazione dell'opera, coordinato ancora da Ken Harris, si aggiungono negli anni altri illustratori e animatori veterani come Errol Le Cain (creatore delle scenografie ermetiche del lungometraggio) [7], Art Babbitt, Emery Hawkins e Grim Natwick, professionisti che, inoltre, aiutano Williams anche in altri film dello studio come Raggedy Ann & Andy: A Musical Adventure (1977). Questi artisti, assieme ad altre importanti personalità come Milt Kahl, il leggendario Frank Thomas, Ollie Johnston e Ken Anderson della Disney, sono le conoscenze che permettono al regista e al suo staff di migliorare costantemente la qualità delle animazioni [8].
Con il passare del tempo, del lavoro e dunque anche dello studio, Richard Williams diventa quindi uno dei massimi esperti tecnici dell'animazione tradizionale, ruolo e nomea che gli si riconoscono tutt'ora a livello puramente accademico e che sicuramente lo portano a essere considerato da molti uno dei migliori animatori della storia del medium.
Tra il 1978 e la prima metà degli anni '80 sono molti i finanziatori, tra i quali il principe Mohammad bin Faisal Al Saud dell'Arabia Saudita, Gary Kurtz (produttore di Star Wars) e Jake Eberts della società Allied Filmmakers, che cercano di sostenere il più possibile il lavoro del regista. Nonostante il suo studio abbia acquisito più di dieci milioni di dollari [9], la realizzazione della mastodontica opera di Williams, ormai definita da lui stesso "il più grande film d'animazione mai concepito", procede a rilento e con continui ritardi sui termini di produzione e di distribuzione del lungometraggio. Nel 1986, dopo essere rimasto piacevolmente colpito dalla visione di un segmento del progetto, Steven Spielberg chiama l'artista e, in cambio di un ingente sostegno economico, lo convince a partecipare alla direzione del film in tecnica mista Chi Ha Incastrato Roger Rabbit [10], capo d'opera di Robert Zemeckis pubblicato dalla Disney sotto l'insegna Touchstone Pictures e destinato a diventare, soprattutto grazie a Williams, uno dei lungometraggi parzialmente animati più riusciti e importanti di sempre.
Nonostante il successo del film e un Academy Award ai migliori effetti speciali guadagnato dall'animatore, Williams non riesce a concludere un accordo di distribuzione con Spielberg e anche la Walt Disney Company, troppo concentrata a progettare propri classici d'animazione, si rifiuta di promuovere The Thief and the Cobbler. Imogen Sutton, moglie del regista e co-produttrice del lungometraggio, intima quindi all'artista di cercare sostenitori in Europa, ma il regista, convinto di voler firmare un contratto con uno studio di fama internazionale, decide di non seguire il suggerimento e di appoggiarsi alla Warner Bros [11], casa di produzione che si propone di finanziare il progetto dopo l'uscita di Chi Ha Incastrato Roger Rabbit. Nel 1989, dunque, la produzione dell'opera riprende finalmente a pieno regime, nonostante una grande parte dello staff originale che aveva accompagnato Williams dagli anni '60 fosse ormai andata in pensione o fosse addirittura deceduta. Grazie al sostegno della Warner Bros, il regista può finalmente testare la tipologia analogica di disegno tridimensionale che avrebbe poi creato l'estetica unica e artisticamente sbalorditiva del progetto. Il contratto di distribuzione, tuttavia, esplicita testualmente che, qualora la Richard Williams Productions non riesca a completare il lungometraggio entro due anni, The Thief and the Cobbler verrebbe ultimato da un altro studio d'animazione.
Il clima stressante e i lunghi tempi di lavoro pressano costantemente il processo creativo del team di sviluppo, portando molti professionisti ad essere licenziati o a licenziarsi [12] e Williams stesso a disegnare e animare senza sosta ogni giorno della settimana. Nel 1991, al film mancano circa quindici minuti di materiale animato su un totale di quasi due ore, circostanza che, dunque, non fa rispettare i termini di contratto con la Warner Bros, azienda che di conseguenza appalta gli ultimi sforzi produttivi a Jean MacCurdy (supervisore della multinazionale) e alla Completion Bond Company [13]. Per concludere l'opera di Williams, che nel frattempo viene sempre più sovraccaricato di mansioni come, per esempio, la creazione di uno storyboard per integrare le parti del lungometraggio ancora mancanti, la C. B. C. delega la direzione del progetto a Fred Calvert, produttore televisivo che riesce in diciotto mesi a concludere finalmente il film d'animazione [14]. Quando The Thief and the Cobbler esce nelle sale cinematografiche nel 1993, il lavoro trentennale del regista risulta completamente stravolto tra tagli di sequenze e intere porzioni filmiche scartate, recuperate o montate in maniera frettolosa. Il magnum opus di Richard Williams, dunque, si rivela al pubblico come una grande opera totalmente castrata e ritoccata, motivo per il quale fallisce miseramente al botteghino guadagnando poco più di 600.000 dollari a fronte di un budget complessivo di realizzazione di circa ventotto milioni di dollari.
Tra le realtà cinematografiche che durante i decenni della sua produzione si interessano a The Thief and the Cobbler, la Walt Disney Company decide tra gli anni '80 e i primi '90 di prendere spunto dall'opera di Williams per ideare uno dei classici più amati e proficui del proprio "rinascimento" (1989/2000). Aladdin (1992), infatti, può essere considerato senza alcun dubbio sia un film non del tutto originale, soprattutto a livello narrativo e di character design [15], sia un'opera animata fortemente ispirata, oltre che dal lungometraggio di Williams, da 1001 Arabian Nights (1959) di Jack Kinney e da La Rosa di Bagdad (1949) di Anton Gino Domeneghini. La trama di Aladdin, infatti, non si discosta troppo da quella di queste opere d'animazione, lavori concepiti a partire da racconti del folklore mediorientale che, tuttavia, riescono a raccontare in maniera più fascinosa del Classico Disney un mondo lontano sia dalle usanze occidentali, sia dalla cultura contemporanea. The Thief and the Cobbler, in modo particolare, riesce a introdurre nella propria trama due protagonisti che, seppur caratterizzati attraverso sviluppi narrativi indipendenti, riescono a plasmare una storia inedita anche in confronto alle folktales di monumentale importanza presenti, per esempio, nel libro Le Mille e Una Notte (900 d.C./1400 d.C.). La colonna sonora del film aiuta tale processo di allontanamento dell'opera dai richiami alle civiltà turche, persiane e arabe, introducendo in alcune sequenze segmenti musicali delle sinfonie di Modest Petrovic Musorgskij e composizioni jazz di Eddie Calvert.
Musica e animazioni, infatti, si distendono lungo le scenografie durante le fughe dei personaggi, durante le battaglie e gli scontri, durante le gags umoristiche con il ladro come protagonista, nei momenti di tensione e in quelli più rilassati del lungometraggio. Gli impianti sonoro e tecnico elevano dunque il film ad alcuni dei livelli più straordinari di rappresentazione audio-visiva raggiunti dal cinema d'animazione statunitense dopo Fantasia (1940) della Walt Disney Productions. Richard Williams propone infatti una raffigurazione complessa delle ambientazioni, ripudiandone prima di tutto una visione monoculare e coordinando gli aspetti estetici e quelli musicali dell'opera in una maniera maniacalmente precisa. Il regista attira nella dimensione illusoria dei propri disegni realtà che tecnicamente dovrebbero essere estranee al campo visuale rappresentato. In molte sequenze si verifica, per esempio, un "paradosso della diplopia" nel quale l'artista spesso riunisce più punti di vista dello spazio nella stessa composizione, rendendo così le animazioni tridimensionali senza il minimo ausilio di strumenti digitali. The Thief and the Cobbler, inoltre, grazie anche al magistrale lavoro illustrativo compiuto da Errol Le Cain negli anni '70, presenta alcune "costruzioni impossibili" e tassellature simili a quelle concepite dall'artista ermetico Maurits Cornelis Escher, elementi che costituiscono scenari creati attraverso motivi a geometrie interconnesse e che cambiano gradualmente forma e densità frame by frame.
Questo capo d'opera si inserisce sicuramente nell'albo dei migliori film d'animazione della storia del cinema sul piano tecnico-figurativo, benché esso soffra in maniera importante, soprattutto a livello narrativo, a causa delle molteplici problematiche che la sua produzione ha dovuto affrontare durante i decenni. Il triste destino del magnifico lungometraggio di Williams ha trovato un suo degno e felice epilogo solamente in rete, grazie al lavoro di alcuni appassionati, poiché ancora oggi le varie riedizioni del film non riescono a coprire interamente il reale minutaggio del progetto originale del regista, tutt'ora non concluso e visibile nella sua forma più integrale in una versione parzialmente restaurata di novantanove minuti. In Italia, grazie alla passione del divulgatore web Enrico Gamba (151eg), nel 2020 è stata pubblicata su YouTube la Recobbled Cut Mk4 dell'opera interamente doppiata in lingua italiana [16]. The Thief and the Cobbler rappresenta uno dei maggiori rimpianti artistici dell'animazione cinematografica, come El Apóstol (1917) e Peludópolis (1931) di Quirino Cristiani e come Mr. Bug Goes to Town (1941) di Max e Dave Fleischer, in quanto potenzialmente sarebbe potuto risultare un capolavoro assoluto se il proprio percorso produttivo si fosse sviluppato in maniera differente. L'arte del cinema, animato o live-action, non premia quasi mai gli sforzi degli artisti e, in casi come questo, riduce possibili opere encomiabili a delle eccezionali quanto catastrofiche ambizioni.
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APPROFONDIMENTI
[1] [10] [11] Summer, Edward (1996). The Animator Who Never Gave Up. Films In Review magazine. vmresource.com
[2] [6] [9] [13] Dobbs, Michael (1996). An Arabian Knight-mare. Animato!. groups.google.com
[3] [4] [8] [12] Schreck, Kevin (2012). Persistence of Vision. Kevin Schreck Prod. [YouTube (Trailer)]