L'8 dicembre del 1941, due mesi dopo la pubblicazione di Dumbo, gli Stati Uniti d'America entrano nella Seconda guerra mondiale come risposta all'attacco compiuto dall'aviazione giapponese nel porto militare di Pearl Harbor. Tale circostanza causa la mobilitazione di tutti gli studi cinematografici e di animazione verso la produzione di materiale di propaganda anti-fascista e anti-nazista per incoraggiare e per guidare il pubblico nel sostegno allo sforzo bellico nazionale. Nel momento in cui gli USA si preparano per l'avvio dei conflitti, l'esercito occupa e sequestra parte degli studios di Walt Disney, già in crisi finanziaria a causa dello sciopero generale dei dipendenti istituito dal sindacato Screen Cartoonist's Guild nel maggio del 1941. Disney, per via della terribile situazione, decide di sospendere le produzioni di opere come Alice nel Paese delle Meraviglie, Le Avventure di Peter Pan, Wind In the Willows (film successivamente rinominato Le Avventure di Ichabod e Mr. Toad), I Racconti dello Zio Tom, Topolino e Il Fagiolo Magico e Bongo (mediometraggi raccolti nell'opera antologica Fun & Fancy Free del 1947). L'unico lungometraggio in fase di realizzazione che gli studios riescono a terminare e a pubblicare in questo periodo di incertezze e di paura è Bambi, film rilasciato infatti nell'inverno del 1942.
La storia produttiva dell'opera, tratta dal famoso romanzo Bambi, La vita di un capriolo (1923) dello scrittore Felix Salten, viene ampiamente descritta nel documentario È nato un Principe: La storia della realizzazione di Bambi [1] come la più travagliata e dispendiosa dei primi vent'anni di attività della Walt Disney Productions. Nel 1935, il produttore e regista Sidney A. Franklin, detentore dei diritti cinematografici del libro di Salten, chiede a Walt Disney di supervisionare una trasposizione animata dello scritto. L'artista imprenditore, tuttavia, nega la sua approvazione a tale progetto fino al 1936, ovvero fino a quando i lavori di realizzazione di Biancaneve e I Sette Nani (1937) non risultano terminati. Bambi, secondo i Nine Old Men Frank Thomas e Ollie Johnston, doveva essere in principio il secondo lungometraggio degli studios [2], tuttavia, per via di alcune divergenze interne al team di produzione, degli sforzi per completare Pinocchio (1940) e Fantasia (1940), dello sciopero del 1941, della crisi economica aziendale e dell'entrata in guerra degli USA, il film viene invece concluso e pubblicato solo il 28 febbraio del 1942. Il progetto vede a capo delle animazioni i veterani Frank Thomas e Milt Khal, professionisti che insieme agli altri migliori animatori Disney e al pittore Tyrus Wong, creatore degli sfondi e dei fondali impressionisti del lungometraggio, riescono in ben cinque anni a realizzare un capo d'opera senza tempo.
La trama dell'opera rispecchia appieno il momento tragico che il mondo intero sta vivendo durante i primi anni '40, tanto che intere sequenze filmiche tendono a raffigurare in modo quanto più veritiero possibile esperienze come il lutto familiare e la paura della morte. Bambi viene concepito da Thomas per rappresentare, prima di tutto, un miglioramento puramente qualitativo, ovvero grafico ed estetico, dei sistemi innovativi, come per esempio la multiplane camera, introdotti in animazione dal seminale cortometraggio The Old Mill (1937) di Wilfred Jackson. Il film, inoltre, viene realizzato ad hoc per poter risultare agli occhi di Walt Disney e a quelli degli spettatori di tutto il mondo una rivoluzione tecnica definitiva per ciò che concerne l'animazione realistica degli animali: movimenti, espressività, design, interazioni con l'ambiente, caratterizzazione e visione naturalistica. Il lungometraggio, nonostante un primo insuccesso al botteghino per via del clima incerto causato dalla guerra e delle recensioni critiche contrastanti nell'anno di uscita, incasserà una notevole quantità di denaro grazie alla riedizione cinematografica della pellicola nel 1947, anno che caratterizzerà infatti la prima importante ripresa economica della Walt Disney Productions dopo la conclusione del Secondo conflitto mondiale.
Bambi rappresenta uno specchio arguto e di forte impatto sia audio-visivo che emotivo della guerra e degli anni duri e bui in cui il progetto viene realizzato. Il cerbiatto, infatti, all'inizio del racconto viene al mondo con allegria e con spensieratezza, tuttavia, nella seconda parte dell'intreccio, il protagonista viene catapultato senza alcun preavviso in situazioni traumatiche che lo temprano e che lo crescono assieme a un padre tanto assente quanto regale, distante e a tratti inarrivabile. Il personaggio, con il tempo, diventa un giovane cervo sano, forte e con due sole paure: quella verso l'uomo e quella verso il fuoco. La prima non si manifesta come istintiva ma risulta comunque ben radicata nelle memorie degli animali, creature che infatti vedono le armi come portatrici di morte e che temono l'essere umano al pari di un pericoloso predatore. La seconda, invece, risulta elicitata dal puro istinto di conservazione animale e rappresenta, secondo il pensiero originale di Felix Salten e - parzialmente - anche secondo la visione del Classico Disney, la sola cosa in grado di sconfiggere e di uccidere l'uomo e, di conseguenza, di estinguere una volta per tutte la preoccupazione primaria del protagonista, dei personaggi comprimari della trama e, più in generale, dell'intera fauna che abita le rigogliose foreste del racconto.
Nel film, l'incendio e dunque la devastazione si presentano matrici di morte anche per l'uomo, quindi quasi una distruzione di natura allegorica purificatrice, tuttavia la sequenza in cui il cacciatore viene ripreso a terra avvolto dalle fiamme risulta tagliata nella versione pubblica dell'opera. Tale scena, infatti, assieme a quella che inquadra il cadavere della madre di Bambi dopo l'agghiacciante sparo, sconvolge a tal punto il pubblico presente alla proiezione di prova del progetto che viene, seppur contro il volere di Walt Disney, eliminata dal minutaggio definitivo del lungometraggio. L'idea dei direttori tecnici di rendere l'uccisione fuori campo, mentre il protagonista fugge in preda al panico, rappresenta ancora oggi una delle scelte stilistiche più coraggiose, impattanti e scioccanti della storia dell'animazione anglofona. Le musiche del film, scritte in parte da Frank Churchill e soprattutto dall'adattatore e compositore Edward H. Plumb, riescono a rendere Bambi uno dei capi d'opera animati più espressivi del medium. La colonna sonora del Classico Disney, nominata agli Academy Awards del 1943, nasce dalla necessità di Disney di moltiplicare l'espressività dell'ambiente e dei personaggi seguendo, dal punto di vista strutturale e dello stile, la Sinfonia n.6 in fa maggiore Op.68, detta anche La Pastorale (1808), di Ludwig van Beethoven e la favola strumentale Pierino e Il Lupo (1936) di Sergej Prokof'ev.
L'idea più geniale concepita da Plumb si rivela quella di accompagnare con solo tre note semi-tonali la sequenza in cui il cacciatore spara alla madre di Bambi. Tale motivo musicale, che da ottant'anni sgomenta e angoscia un pubblico di ogni età, porterà intorno alla metà degli anni '70 il direttore d'orchestra John Williams a creare il celebre tema principale del lungometraggio Lo Squalo (1975) del regista Steven Spielberg. Le articolate e complesse orchestrazioni di Plumb rappresentano alcune delle migliori opere musicali mai scritte e concepite nell'intera storia dell'animazione cinematografica e migliorano sensibilmente le idee messe su pentagramma nei primi anni '40 da Churchill, artista di punta degli studios che, purtroppo, tra il 1941 e il 1942 sta attraversando una profonda crisi depressiva. Frank Churchill, il compositore che come nessun altro in passato era stato in grado di trasferire in musica le animazioni della casa di produzione, rimproverato da Disney per l'insufficiente creatività dei suoi ultimi brani, morirà suicida con un colpo di fucile il 14 maggio del 1942, pochi mesi dopo l'uscita di Dumbo nei cinema, l'entrata degli Stati Uniti d'America nella Seconda guerra mondiale e aver ricevuto il suo primo e unico premio Oscar alla "Migliore colonna sonora".
Bambi viene diretto da James Algar, Samuel Armstrong, Graham Heid, Bill Roberts, Paul Satterfield e Norman Wright sotto la supervisione generale di David Hand e rappresenta, secondo la cronologia ufficiale delle varie epoche cardine della casa di produzione, l'epilogo della cosiddetta Golden Age Disney, un periodo artisticamente aureo dell'animazione disneyana cominciato nel 1937 con la pubblicazione del cortometraggio The Old Mill e, soprattutto, con l'uscita nelle sale di Biancaneve e I Sette Nani. La Golden Age Disney rappresenta uno dei punti qualitativamente più alti raggiunti dagli Stati Uniti d'America nell'intera storia dell'animazione in tecnica tradizionale. La Walt Disney Company non realizzerà mai più, nemmeno durante il suo rinascimento, lungometraggi e capolavori importanti e artisticamente validi come Biancaneve e I Sette Nani, Pinocchio, Fantasia, Dumbo e Bambi. Il film, dunque, simboleggia la fine di un'era rosea di sperimentazione, di progetti titanici, di sogni prima irrealizzabili e poi compiuti che sottoscrive Walt Disney, una volta per tutte, come il padre indiscusso dell'arte del cinema animato moderno e come l'imprenditore più visionario della storia dello spettacolo e dell'intrattenimento.
----------------------------------------------------------------------------------