海がきこえる (Umi Ga Kikoeru), realizzato nel 1993 da uno staff d'eccezione dello Studio Ghibli senza le partecipazioni di Hayao Miyazaki e di Isao Takahata, è il primo film della casa di produzione dedicato esclusivamente alle trasmissioni televisive e al mercato home video: un cosiddetto TV-movie. La trama è tratta dal romanzo omonimo scritto da Saeko Himuro, un libro del 1990 ripreso e illustrato nello stesso anno da Katsuya Kondo per la novel I Can Hear the Sea II: Because There Is Love. Il racconto narra la storia di un universitario giapponese alle prese con il suo movimentato passato, con gli amici e con le conoscenze che al liceo lo hanno aiutato, nel bene e nel male, a diventare la persona che è nel presente. In Si Sente Il Mare, dunque, si rivivono principalmente sotto forma di flashback alcune delle situazioni più importanti dell'adolescenza del protagonista, un periodo di vita segnato in maniera profonda da una ragazza tanto brillante quanto imprevedibile di nome Rikako. La narrazione procede elegante e mai tediosa in un film che non presenta, di fatto, niente di particolarmente eccezionale in termini di contenuto se non la pretesa, da parte degli autori, di voler portare nelle case dei giapponesi un prodotto sia di ottima qualità visiva, sia decisamente povero e incompleto a livello concettuale.
La storia, infatti, si concentra sui rapporti tra i due personaggi principali, abbandonando tuttavia le caratterizzazioni di quelli secondari, identità che a parte comparire sporadicamente - e sempre con un ottimo tempismo - non incidono in alcuna maniera sullo sviluppo di una trama che linearmente si conclude con un discreto finale aperto. L'unico elemento ammirevole che traspare dalla sceneggiatura di Kaori Nakamura è infatti il personaggio di Rikako Muto: spirito libero, diligente ed estremamente originale nei suoi comportamenti improvvisi, sfaccettato e reso dinamico da un passato turbolento e nel quale brucia un intenso senso di ribellione e di volontà di indipendenza. Rikako, nella sua visione prettamente egocentrica del suo micro-universo familiare e scolastico, si rivela quindi una ragazza viziata e dall'animo forte ma non risoluto, ancora ingenuo, rabbioso, tenace ma immaturo. In una parola: l'adolescente. Forse non la proiezione della sua definizione, ma sicuramente rappresenta colei che, più di qualunque altro personaggio del lungometraggio, può sviluppare una sorta di empatia con lo spettatore. Anche il protagonista Taku, in quanto scritto con caratteri contrastanti come ingenuità, rabbia, impulsività e pigrizia, risulta un profilo molto credibile e coerente con gli stati d'animo confusi propri della pubertà, tuttavia non riesce a esprimere il fascino e il carisma della sua controparte femminile.
Si Sente Il Mare si presenta come un dolce e spensierato racconto creato dai giovani talenti dello Studio Ghibli per i giovani del Giappone. Il team di sviluppo è composto da Katsuya Kondo al character design, Kaori Nakamura alla sceneggiatura, Tomomi Mochizuki (professionista che nel 1987 aveva gestito assieme a Mamoru Oshii l'incompiuto progetto Twilight Q) alla regia, Nozomu Takahashi alla produzione e Naoya Tanaka alla direzione delle animazioni.
Nel 1993, l'idea di realizzare un film senza le due colonne portanti del Ghibli Hayao Miyazaki e Isao Takahata viene al co-fondatore dello studio Toshio Suzuki [1]. L'amministratore, in accordo con il network Nippon TV, organizza infatti il progetto appositamente per fare emergere le nuove leve della casa di produzione, in modo che Miyazaki e Takahata si rendano conto che la direzione artistica di un'opera Ghibli può essere gestita anche da altri membri dell'azienda. Tale scelta arbitraria di Suzuki viene pacatamente accettata e compresa solo da Takahata. Miyazaki, infatti, più volte durante la lavorazione del lungometraggio viene quasi forzatamente allontanato dal luogo dove lavora lo staff responsabile di Si Sente Il Mare [2]. Il maestro, soprattutto durante le prime fasi di sviluppo, non riesce quindi ad autocontrollare il proprio impulso di dover supervisionare a qualunque costo la creazione del film.
Il lungometraggio risulta tecnicamente molto più che ben riuscito, grazie all'aiuto nella realizzazione delle animazioni dello studio Madhouse, della Oh! Production e della J.C. Staff. La ricerca delle location e delle scenografie permette al team di produzione di mettere in scena ambientazioni, realistiche in ogni particolare, create a partire da fotografie [3]. Il comparto scenografico, quindi, si presenta sempre ricco sia di una moltitudine di elementi caratteristici davvero preziosa, sia di sfumature cromatiche che riescono a tingere l'opera in atmosfere visivamente evocative dei luoghi rappresentati. Un elemento zoppicante risulta invece la colonna sonora, componimento che abbraccia ogni situazione rendendo in parte Si Sente Il Mare melenso al pari di uno dei tanti telefilm romantici in onda nei primi anni Novanta. Tuttavia, se si vuole trovare anche in questo fattore una nota positiva, tali atmosfere da romantic comedy rendono il lungometraggio perfettamente coerente con la realtà giovanile giapponese del 1993 e rappresentano, dunque, un punto a favore del film data la sua natura televisiva e non cinematografica. Infatti, contestualizzando il prodotto e, soprattutto, comprendendo i pensieri e le volontà del team produttivo, Si Sente Il Mare diviene un'opera di più ampio respiro, che trascende ogni contesto tecnico e puramente artistico.
Il voler imporsi di fronte ai severi maestri, di riscattarsi e di guadagnarsi un nome
È con questo atteggiamento che il team di sviluppo lavora al progetto. I giovani professionisti dello Studio Ghibli, con tutte le loro forze e la loro determinazione, desiderano realizzare un'opera che resti incisa nei cuori e nelle memorie dei giapponesi. La squadra guidata da Tomomi Mochizuki ambisce quindi a creare un film difficilmente realizzabile e creativamente stimolante partendo da un materiale scritto e figurativo dal sapore e dallo spirito pienamente adolescenziale [4]. Toshio Suzuki in un'intervista dichiara che Miyazaki, dopo aver visto per la prima volta il film nel 1993, si è arrabbiato perché avrebbe voluto cambiare, senza sostituire, molte sequenze [5]. Sempre Suzuki continua poi a spiegare che, in effetti, si era quasi meravigliato della rabbia del maestro e crede che sia stato proprio Si Sente Il Mare ad avere spinto il regista, per poter ricreare a modo suo l'opera che non aveva potuto supervisionare, a scrivere la sceneggiatura de I Sospiri del Mio Cuore (1995) [6]. Infine, il produttore dice che quando Miyazaki si sente frustrato dalla visione di un'opera è perché in qualche modo lo ha colpito [7]. Il lungometraggio potrebbe dunque risultare nel complesso mediocre, tuttavia potrebbe anche scuotere qualche animo, perché comunque durante la visione si intuiscono, già dalle prime sequenze, la passione invidiabile con la quale è stato realizzato e la grinta dei professionisti che hanno dato vita al progetto per renderlo proprio, il proprio film: il proprio strumento di riscatto contro i vecchi e testardi superiori.
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APPROFONDIMENTI
[1] [2] [3] [4] [5] [6] [7] Mochizuki, Tomomi; Suzuki, Toshio (2003). "A Dieci Anni dal Film". Studio Ghibli. Lucky Red. [Link video assente | Documentario reperibile negli "extra" dell'edizione home video italiana del film]