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  • Immagine del redattoreIsaia Silvano | Daelar Animation

Wall•E: un'ovazione alla science fiction

Nel 2008, il nono film prodotto dalla Pixar Animation viene dedicato dallo staff a Justin Wright, animatore e sceneggiatore morto d'infarto negli studios mentre stava disegnando lo storyboard del lungometraggio. La storia di Wright racchiude in sé tutta la malinconia che esprime Wall•E, film adatto a tutte le età ma ben lontano dal rappresentare un'opera d'animazione per bambini. L'idea di creare una storia sull'ultimo robot sulla Terra viene a Andrew Stanton - sceneggiatore e regista del lungometraggio - durante una riunione aziendale tra le menti creative della Pixar (John Lasseter, Pete Docter, Stanton, Lee Unkrich, Joe Ranft) nel lontano 1994, mentre Toy Story si trova ancora in fase di produzione e quando lo studio, dunque, sta riflettendo su quale progetto poter proporre nelle sale dopo l'uscita del suo primo film [1]. Tale idea viene accantonata in un primo momento e poi ripresa da Stanton durante la lavorazione di Alla Ricerca di Nemo intorno al 2002, quando finalmente il regista decide di cominciare a scrivere qualcosa di più strutturato di un semplice abbozzo di trama. I punti fermi da cui il regista vuole partire per l'ideazione del soggetto sono principalmente due: deve risultare chiaro che gli esseri umani sono fuggiti dal proprio pianeta perché troppo inquinato e deve essere presente una storia d'amore tra i due robot protagonisti.



Wall-E | Daelar Animation
© Pixar Animation Studios | © Walt Disney Company


Mentre l'intreccio di Wall•E deriva da questi due elementi, la sua realizzazione tecnica e visiva si presenta, invece, prima di tutto come uno straordinario omaggio a classici della fantascienza cinematografica quali Alien (1979), Blade Runner (1982), 2001: Odissea nello Spazio (1968), Atmosfera Zero (1981), Il Pianeta delle Scimmie (1968), Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo (1978), Tron (1982), E.T. - L'Extraterrestre (1982) e Cortocircuito (1986) [2]. Per la creazione dei movimenti del protagonista, lo staff della Pixar studia dei veri robot compattatori d'immondizia, mentre per l'estetica dell'intero lungometraggio vengono sfruttati vecchi disegni preparatori di Tomorrowland, la città utopica di Walt Disney [3].


WALL•E è un personaggio unico nella storia del cinema non solo per le sue caratteristiche strutturali, bensì soprattutto per le sue qualità espressive. Il protagonista, infatti, gesticola e parla con gli occhi esattamente come un attore ai tempi del film muto, riuscendo quindi a far trasparire in maniera intensa e lucida ogni emozione tramite le animazioni del suo corpo meccanico.



Wall-E | Daelar Animation
© Pixar Animation Studios | © Walt Disney Company


Wall•E è, in assoluto, il film d'animazione più riuscito di sempre sul lato tecnico-grafico. Le tre opere animate tecnicamente più avanzate e innovative della storia del cinema, secondo criteri che includono la rappresentazione visiva ed estetica, la fotografia, le qualità grafiche e la perfezione tecnica di realizzazione di ogni livello o piano d'immagine, sono le seguenti:


01. 2008, Wall•E (Andrew Stanton, Pixar Animation Studios)

02. 2004, Ghost In the Shell 2: Innocence (Mamoru Oshii, Production I.G)

03. 2004, Il Castello Errante di Howl (Hayao Miyazaki, Studio Ghibli)

Menzioni d'onore, invece, risultano i film: Paprika (2006), Ghost In the Shell (1995), Fantasia (1940), Akira (1988), Piper (2016), Steamboy (2004), The Thief and The Cobbler (1993), Alla Ricerca di Nemo (2003), Metropolis (2001), Coraline (2009), Inside Out (2015), Fehérlófia (1981), La Storia della Principessa Splendente (2013), The Nightmare Before Christmas (1993), Le Avventure del Principe Achmed (1926), The Pied Piper (1985), Mad God (2021), Ponyo sulla Scogliera (2008), La Città Incantata (2001), Alla Ricerca di Dory (2016), Animatrix (2003), Pinocchio (1940), Asparagus (1979) e Loving Vincent (2017).


Wall-E | Daelar Animation
© Pixar Animation Studios | © Walt Disney Company


Il perché quest'opera sia di tale importanza - per ciò che riguarda l'aspetto più tecnico dell'animazione - è reso palese dall'enorme innovazione che il film propone nel campo della grafica applicata. Nel corso degli anni Duemila, i Pixar Animation Studios cercano con ogni lungometraggio di superare i limiti della CGI per rendere sempre più espressivi gli oggetti inanimati che costituiscono gran parte dei loro personaggi. I robot di Wall•E, al contrario - per esempio - dei giocattoli di Toy Story, non sono antropomorfi, non hanno una bocca, non parlano e danno quindi un'idea ancora più evidente di essere oggetti senz'anima che prendono vita nell'opera animata. La rivoluzione tecnica del film è dunque rappresentata dalla simpateticità con la quale i personaggi riescono comunque a comunicare fra loro e con lo spettatore. WALL•E, nonostante si esprima solamente con rumori elettronici, rimane ancora oggi uno dei personaggi della storia del cinema d'animazione con cui è più facile empatizzare ed entrare quindi in armonia emotiva. Tale qualità è merito dei particolari modellati dagli animatori per caratterizzare ogni sfaccettatura della personalità dei robot, da piccoli movimenti e impercettibili tic a suoni e rumori di vario genere, che definiscono la sensibilità e l'umanità di tutti i personaggi del capo d'opera di Stanton.



Wall-E | Daelar Animation
© Pixar Animation Studios | © Walt Disney Company


Pertanto Wall•E si trova d'obbligo in prima posizione nella classifica generale delle migliori animazioni e rappresenta, dopo Asparagus, Fantasia, The Nightmare Before Christmas e American Pop, il miglior film d'animazione anglofono della storia del cinema. La perfezione tecnica supera quella delle grandi produzioni giapponesi come Innocence e La Città Incantata, in quanto soltanto in questo lungometraggio la grafica riesce a pulsare come se stesse prendendo realmente vita; come se i robot di Ghost In the Shell (1995), che ovviamente anche per esigenze autoriali mantengono sempre la propria identità di oggetto e non divengono mai soggetto vivo ma al massimo dotato di, appunto, un ghost, venissero rivitalizzati da un impianto tecnico che riesce a rendere perfetti esseri umani dei freddi cyborg quasi inespressivi. Le opere di Production I.G e Studio Ghibli, storicamente i migliori studi d'animazione giapponesi assieme alla Madhouse, non sono mai riuscite a trasformare una eccellente resa grafica in un qualcosa che, per quanto fosse realizzato con una cura maniacale e per quanto avesse in sé elementi tecnici d'avanguardia (Akira, Ghost In the Shell, Metropolis), facesse "respirare" le animazioni e donasse loro una vera e propria anima. Gli studios Pixar, con Wall•E, diventano l'apice dell'animazione mondiale, plasmando un pianeta e uno spazio di una qualità sopra ogni aspettativa e, soprattutto, riuscendo a creare i robot più umani che siano mai stati realizzati al cinema.



Wall-E | Daelar Animation
© Pixar Animation Studios | © Walt Disney Company


Una ulteriore caratteristica che premia Wall•E di essere uno dei migliori film di tutta l'animazione statunitense è il design sonoro che lo contraddistingue. Tale compito viene affidato a Ben Burtt (Star Wars, E.T., Indiana Jones), il professionista più premiato di sempre nel suo campo, sound designer il quale si cimenta nella produzione di output sonori che rappresentino in maniera irreprensibile il binomio meccanicità-espressività. Il lungometraggio presenta una fotografia molto differente da quella classica utilizzata solitamente nei film Pixar, spesso patinata, molto lucida, che crea un contrasto sempre ben definito tra tutti i colori messi in scena. Wall•E, infatti, soprattutto nella sua prima parte mostra un'estetica démodé, spesso con effetti simili ai tagli di pellicola su schermo, delle colorazioni tendenti al seppia, all'ocra e al grigio fumo. Andrew Stanton, affiancato dal direttore della fotografia Roger Deakins (Blade Runner 2049, 1917) e dal supervisore degli effetti visivi Dennis Muren, vuole rendere il design dell'opera simile a quello caratteristico dei classici sci-fi movies degli anni '60 e '70 e vuole quindi ricreare, nel mondo futuristico del film, un importante contrasto di atmosfere. Tale visibile sensazione di attrito viene amplificata dalle musiche che accompagnano l'opera: il musical Hello, Dolly! del 1969, la pomposa colonna sonora di Thomas Newman e la delicata e sognante versione di Luis Armstrong de La Vie En Rose di Edith Piaf.



Wall-E | Daelar Animation
© Pixar Animation Studios | © Walt Disney Company


Nella rifinitura del character design e, soprattutto, nella realizzazione di EVE collaborano i professionisti della Apple Inc. [4]. La protagonista assomiglia notevolmente a un iPod sia nella forma ovoidale, sia nella superficie perfettamente liscia del corpo cibernetico interamente bianco. Tali caratteristiche, assieme al volto-schermo nero, fanno apparire infatti il robot praticamente identico a un apparecchio "della mela" ultra-avanzato. Wall•E è l'unica opera prodotta dalla Pixar a presentare sequenze live-action all'interno del lungometraggio, scene come - per esempio - quella in cui il presidente della Buy n Large Corporation spiega al comandante della Axiom il motivo per il quale l'umanità è dovuta fuggire dalla Terra. La regia di Andrew Stanton rende la visione fluida e scorrevole, tinge l'opera di un romanticismo che funge da contraltare alle aspre tematiche che il film espone in maniera del tutto diretta. Il vacuo essere umano, impigrito, resosi completamente ozioso e illuso dalla sua stessa tecnologia, vaga per lo spazio senza ricordare perché è dovuto partire e perché ha dovuto lasciare il proprio pianeta, un posto divenuto ormai spoglio e inospitale per via dell'inquinamento e della mastodontica mole di rifiuti che ne ricopre la superficie. Dei tanti robot netturbini che sono stati lasciati sul pianeta per ripulirlo, WALL•E (Waste Allocation Load Lifter Earth-Class) sembra essere l'ultimo di essi ancora funzionante.



Wall-E | Daelar Animation
© Pixar Animation Studios | © Walt Disney Company


Ormai arrugginito a causa dei raggi solari, il protagonista vaga nelle metropoli di spazzatura per imballare ogni giorno montagne di rifiuti di ogni tipo. Le sue giornate sembrano essere destinate a ripetersi fino alla sua completa usura quando, a un certo punto, vicino a lui atterra un altro tipo di robot. EVE (Extraterrestrial Vegetation Evaluator) è una macchina avanzata e armata mandata dalla Axiom, l'enorme nave spaziale in cui da settecento anni abitano gli esseri umani, per cercare vita vegetale sul pianeta. Dopo aver trovato un germoglio, il robot bianco aziona la modalità di ibernazione e si disattiva in attesa di essere prelevato dal razzo che lo riporterà alla casa madre. WALL•E nel frattempo si era affezionato molto all'esploratrice metallica e, ignaro di ciò che sta per accadere, decide di prendersene cura. Come Woody Allen nei panni dei suoi personaggi più innamorati, il vecchio robot protegge e porta a spasso EVE cercando nei modi più dolci e impacciati di farla risvegliare. Quando il razzo arriva sulla Terra, i due protagonisti partono insieme alla volta dello spazio sconfinato per andare in contro alla Axiom. La prima parte del film si conclude con una magnifica sequenza in cui WALL•E, mentre viaggia nel cosmo restando saldamente attaccato alla navicella, gioca con i pulviscoli ghiacciati che trova attorno a sé.



Wall-E | Daelar Animation
© Pixar Animation Studios | © Walt Disney Company


Arrivato alla immensa nave madre, WALL•E cerca in tutti i modi di svegliare e successivamente di salvare EVE, che nel frattempo deve andare contro il suo protocollo e il suo stesso software per cercare di riportare gli umani verso la loro patria e terra natia. Nella Axiom gli esseri umani sopravvivono nella peggior visione distopica possibile. Ingrassate fino a non poter quasi camminare, le persone vivono delle routine programmate ad hoc per rimanere completamente ignoranti e passive di fronte a una realtà che offre loro centinaia di slogan e di attività digitali. Senza nemmeno accorgersi gli uni degli altri, ormai diventati stupidi perché non più scolarizzati, gli esseri umani vagano per la Axiom sprecando le giornate, che passano da soli muovendosi su delle poltrone fluttuanti in percorsi prestabiliti mentre parlano al telefono, ordinano il cibo del giorno, comprano ciò che va di moda per un'ora per poi stancarsi, continuando così il proprio ciclo auto-indulgente e auto-distruttivo. WALL•E è decisamente più umano degli umani, ha delle pulsioni, dei sogni, delle emozioni che vibrano e che scuotono anche gli animi degli altri robot presenti nell'arca spaziale. Alla fine, scoperta l'identità del nemico, i due protagonisti e i loro alleati riescono a sovvertire il sistema e a impostare la rotta verso la Terra.



Wall-E | Daelar Animation
© Pixar Animation Studios | © Walt Disney Company


Se la prima metà del film è effettivamente da dichiarare un capolavoro sia di messinscena, sia narrativamente, bisogna dire che, invece, dall'arrivo dei due protagonisti nella Axiom si riscontrano un gran numero di sequenze volte ad alleggerire il carico drammatico dei sotto-testi proposti in precedenza, smorzando dunque il tono adulto e altamente riflessivo con cui l'opera era cominciata e con il quale essa si stava in parte sviluppando. Dunque, nemmeno le vette prodotte dai Pixar Animation Studios, lavori certosini sul lato tecnico e concettualmente densi, non risultano comunque in grado di sganciarsi da un mondo - quello del cinema "di serie A" statunitense - adatto alle famiglie e, soprattutto, attaccato morbosamente agli spettatori più giovani. Ciò non è sicuramente un difetto, tuttavia non eleva Wall•E a capolavoro assoluto, ovvero a film che deve in qualche modo distinguersi dagli altri meravigliosi non solo in un ambito - come può essere quello tecnico in questo caso - bensì nel suo insieme, poiché encomiabile e coraggioso fino a metà durata, poi godibile e intelligente, infine sempre avvincente ma scontato. Il finale di Wall•E, infatti, risulta sia positivo ma poco originale, sia coerente con le fondamenta ideali della sceneggiatura. Come in un classico epilogo miyazakiano, in quello del film la speranza avvolge tutti i personaggi, identità che, una volta tornate a casa, si riscoprono motivate sia a ristabilire l'ordine sul pianeta, sia a rendere la Terra il posto meraviglioso che era in un lontano passato.


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