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  • Immagine del redattoreGiorgio Burani | Redattore

Avatar - The Last Airbender (Parte 1): un mito a cavallo tra Occidente e Oriente

Ogni generazione è cresciuta con il suo mito cinematografico e televisivo di riferimento. Dalla fine degli anni '70, il mito di Star Wars ha portato centinaia di milioni di bambini (e non) a travestirsi da jedi o da alieni sfoderando spade laser e blaster. Negli anni '80, i miti di Ghostbusters e di Stark Trek hanno portato altrettanti milioni di appassionati a impersonare "acchiappafantasmi" o esploratori spaziali in divisa, trascinando inoltre il gergo e i codici comportamentali delle rispettive opere audiovisive nella realtà quotidiana. Dagli anni '90, il mito di Matrix e quello di Dragonball portano non solo i fan a travestirsi come i personaggi fittizi che adorano e a recitarne a memoria le battute, ma spingono indirettamente gli appassionati a voler imitare goffamente le acrobazie spericolate e le arti marziali presenti nei rispettivi miti, franchise nei quali la spettacolarità action introduceva un'energia cinetica imprescindibile e prima mai vista nei movimenti, riuscendo dunque a entusiasmare gli spettatori. Nei primi anni del Duemila, la mitopoiesi cinematografica e televisiva non si ferma, perché oltre a riconfermare e a rafforzare i miti audiovisivi delle precedenti decadi, si inseriscono con prepotenza quelli trans-mediali di Harry Potter e de Il Signore degli Anelli, saghe - prima letterarie e poi anche cinematografiche - che rafforzano il culto dei fan per la mitologia dei rispettivi universi narrativi, creando inoltre fazioni contrapposte in perenne scontro per determinare quale sia l'opera fantasy migliore.


In mezzo al marasma di spade laser, bacchette magiche, linguaggi elfici, divise interstellari, kung fu spericolato e kamehameha, il bambino della decade degli anni zero del XXI secolo non viene solo affascinato da tutte le mitologie ormai radicate nell'immaginario collettivo, ma viene catturato profondamente da una mitologia più "piccola" rispetto a molti altri miti d'infanzia: Avatar - The Last Airbender, cartone animato conosciuto meglio in Italia come Avatar - La leggenda di Aang.



Avatar - La Leggenda di Aang | Daelar Animation
© Nickelodeon Animation Studio


La trama della serie


Katara: Acqua. Terra. Fuoco. Aria. Molto tempo fa, nel mondo regnava la più completa armonia. Poi tutto cambiò, quando la Nazione del Fuoco decise di attaccare. Solo l'Avatar, padrone di tutti e quattro gli elementi, poteva fermarla. Ma quando il mondo aveva più bisogno di lui, scomparve. Sono passati cento anni, e io e mio fratello abbiamo scoperto il nuovo Avatar, un dominatore dell'aria di nome Aang. Ma nonostante la sua abilità nel dominio dell'aria, ha ancora molto da imparare. Ma io ne sono certa, Aang salverà il mondo.


Come in tutte le più grandi storie fantasy, Avatar - The Last Airbender si apre con un monologo di un personaggio - in questo caso Katara - che racconta gli antefatti necessari per comprendere in linea generale la mitologia e il contesto narrativo da cui poi partiranno gli eventi principali della storia, con l'introduzione poi progressiva dei vari personaggi principali e secondari. Il mondo di Avatar è dunque composto da quattro popoli e nazioni identificabili nei quattro elementi (Acqua, Terra, Fuoco e Aria) che fondano l'equilibrio naturale e spirituale del loro universo. Circa metà della popolazione mondiale è costituita da "dominatori", ovvero da persone in grado di dominare uno di questi quattro elementi. Esiste però un'eccezione, una persona che può dominarli tutti: l'Avatar, uno spirito/divinità che ciclicamente si reincarna in un dominatore delle quattro nazioni e che ha il compito di mantenere l'equilibrio nel mondo. L'armonia che per millenni ha mantenuto in pace i nomadi dell'Aria, le tribù dell'Acqua, il Regno della Terra e la Nazione del Fuoco viene però rotta da quest'ultima, che approfittando della misteriosa scomparsa dell'Avatar, decide di dichiarare guerra alle altre nazioni.



Avatar - La Leggenda di Aang | Daelar Animation
© Nickelodeon Animation Studio


Dopo cento anni di guerra che vede sempre più vittoriosa la Nazione del Fuoco grazie alla sua superiorità militare e tecnologica, due ragazzi della tribù dell'Acqua del Sud, Katara e Sokka, trovano casualmente la nuova reincarnazione dell'Avatar nell'ultimo dominatore dell'Aria Aang, un ragazzino di dodici anni che per cento anni era rimasto intrappolato in un iceberg in uno stato di ibernazione. Aang, preso coscienza del suo destino di salvare un mondo in guerra e, dunque, di dover riportare la pace e l'equilibrio tra le quattro nazioni, decide di imbarcarsi nel suo nuovo viaggio come Avatar insieme a Katara e Sokka per imparare a dominare gli elementi dell'Acqua, della Terra e infine del Fuoco. Durante il percorso di formazione della nuova compagnia di amici, in cui i protagonisti visiteranno tutti gli angoli del mondo per cercare dei maestri elementali tra cui la straordinaria dominatrice della terra cieca Toph, i personaggi saranno costantemente inseguiti da Zuko, principe esiliato - e tormentato - della Nazione del Fuoco, accompagnato dal suo burlone ma saggio zio Iroh. Alla caccia dell'Avatar si unirà in seguito anche la spietata principessa della Nazione del Fuoco Azula, sorella minore di Zuko a capo di una task force composta dalle sue letali amiche Ty Lee e Mai. Il Team Avatar dovrà quindi fuggire costantemente dai pericoli della Nazione del Fuoco e anche da persone apparentemente amiche che si riveleranno pericolose o per tornaconti personali, o perché segretamente alleate con i dominatori del fuoco. Nel corso del lungo e intenso viaggio di formazione, Aang e i suoi amici saranno dunque messi alla prova e dovranno superare numerosi ostacoli provenienti dall'esterno. Il percorso dei protagonisti sarà sia un catartico e travolgente viaggio tramite il quale essi dovranno riportare l'equilibrio nel mondo prima che la Nazione del Fuoco lo distrugga, sia un modo per crescere, maturare e per diventare finalmente degli esseri umani completi tra destino e libero arbitrio.



Avatar - La Leggenda di Aang | Daelar Animation
© Nickelodeon Animation Studio


Sguardo generale sul mito


La serie animata statunitense - spesso erroneamente identificata come un anime da un poco attento pubblico generalista - creata da Michael Dante DiMartino e Bryan Konietzko viene trasmessa in Italia dal 2008 al 2010 su Rai Gulp, canale pubblico per ragazzi prediletto da molte famiglie rispetto a quelli privati come Italia Uno e MTV, a volte preclusi ai bambini per ragioni di target. La conseguenza di tale scelta genitoriale costrittiva monopolizzava l'offerta di cartoni animati nel corso dell'infanzia di alcuni giovanissimi, scelta che tuttavia - paradossalmente - ha proiettato parte di un'intera generazione dritta verso l'universo narrativo ed espressivo di Avatar.


Non solo all'epoca lo si ritenne già il miglior cartone mai trasmesso su Rai Gulp, ma di fronte al machismo del mito di Dragonball, che in Italia spopolava ormai da più di una decade, Avatar fu fondamentalmente un ottimo antidoto alla banalità dell'azione iper-trofica e spettacolarizzante dello shonen più popolare di sempre. Il cartoon statunitense, infatti, formò eticamente e moralmente molti giovani spettatori su valori diametralmente opposti a quelli della maggior parte degli anime trasmessi in televisione. Ovviamente, come tutti i bambini affascinati da un mito audiovisivo, non mancarono le imitazioni dei quattro domini elementali presenti nella serie (Acqua, Terra, Fuoco e Aria), ma il solo esercizio cinetico dei quattro elementi poteva far riflettere, già all'epoca, su come ci fossero un'arte e una filosofia morale dietro al banale impulso delle azioni, che venivano infatti riflettute e dibattute pedagogicamente per tutto il corso della serie, senza fare alcun riferimento ad anonimi livelli di potenza o a chi fosse il più forte e letale tra tutti i personaggi.



Avatar - La Leggenda di Aang | Daelar Animation
© Nickelodeon Animation Studio


Attraverso la crescita, è possibile comprendere sempre di più il retaggio culturale, filosofico, storico e produttivo di Avatar - The Last Airbender, rafforzando inevitabilmente l'apprezzamento verso un'opera che, a ogni revisione, acquista sempre nuovi significati prima reconditi, oltre che a suscitare sempre più profonde riflessioni sull'essere. Spesso, quando si guarda un cartone della propria infanzia e lo si rivede a distanza di anni, ne si possono scorgere i suoi lati più infantili, semplicisti, manichei e retorici. Tuttavia, come solitamente accade con le più grandi opere d'animazione, è l'unione tra la spettacolarità immaginifica proposta agli infanti e le riflessioni mature su che cosa significhi essere compiutamente umani che rende un prodotto animato universalmente apprezzabile, acclamato e compreso sia dagli adulti che dai bambini. Avatar - The Last Airbender rientra assolutamente in quest'ultima categoria. Negli anni successivi alla sua prima distribuzione (2005/2008), infatti, gli estimatori e gli appassionati della serie provengono ormai non soltanto da una fascia di età pre-adolescenziale, bensì anche dall'attenzione unanime di adolescenti, adulti e di intere famiglie. La serie animata, nel corso della sua trasmissione su Nickelodeon, diventa infatti ben presto un fenomeno di culto negli USA e nel resto del mondo.


Nella seconda metà degli anni Duemila, la capacità di saper affrontare coraggiosamente temi maturi, l'unicità dell'animazione a cavallo tra Occidente e Oriente e infine la meticolosa quanto affascinante costruzione di un world building fantasy dal taglio orientale, generò un mito immortale e trans-mediale paragonabile soltanto a quelli di Star Wars, Harry Potter e Il Signore degli Anelli. Non mancarono infatti - alla conclusione della sua prima messa in onda - merchandising, fumetti, romanzi, videogiochi, giochi da tavolo e i cosplay indossati dai fan più accaniti della serie. La creatura fantastica partorita dalle menti di Michael Dante DiMartino e di Bryan Konietzko fu inoltre premiata universalmente dalla critica, ricevendo preziose candidature e vincendo premi prestigiosi come Primetime Emmy Awards, Annie Awards, Genesis Award e Peabody Awards.



Avatar - La Leggenda di Aang | Daelar Animation
© Nickelodeon Animation Studio


Il grandioso successo di pubblico e critica portò Nickelodeon e Paramount Pictures nel 2010 a realizzare un film live-action sulla serie animata, affidando la regia a Manoj Nelliyattu Shyamalan, ai tempi un regista sulla cresta dell'onda che aveva il forte desiderio di trasporre il cartone animato per accontentare i suoi figli, fan sfegatati della serie [1]. Il risultato finale non fu però all'altezza sia della volontà "sentimentale" del regista, sia delle aspettative di pubblico e critica, e portò infatti il film a floppare clamorosamente al botteghino, vincendo pure come peggior film ai Razzie Awards 2010. La pellicola, denominata L'Ultimo Dominatore dell'Aria (2010) senza "Avatar" nel titolo per non confondere il pubblico generalista uscito dalla travolgente esperienza del film Avatar (2009) di James Cameron, è di fatto un disastro oggettivo su tutti i fronti. Il problema maggiore innanzitutto è la sceneggiatura, che comprime in modo confusionario e posticcio tutta la prima stagione del cartone, "Libro Primo: Acqua", introducendo inoltre dei cambiamenti illogici e poco coerenti nella drammaturgia e nella mitologia della serie. La pessima scrittura del lungometraggio si riflette infatti sulla problematicità del ritmo del film, che pure la regia non riesce a bilanciare, abbandonandosi di conseguenza a scene action - spesso in slow motion - coreografate goffamente per regalare una parvenza di spettacolo. L'ibridazione tra gli effetti speciali pensati chiaramente per gli occhiali 3D e le "arti marziali" praticate dai dominatori dei quattro elementi ne esce ampiamente ridicolizzata e depotenziata rispetto alla messa in scena della serie, che gode invece di uno stile visivo così peculiare da risultare difficilmente trasponibile con attori e senza l'ausilio di animazione. A un tale fallimento estetico-visivo, tecnico-creativo e produttivo si aggiungono inoltre dei pessimi e completi whitewashing e indianwashing dei personaggi da parte di M. Night Shyamalan, cambiamenti che certificano ulteriormente la sua mancata comprensione del background culturale di Avatar e la sua incapacità ontologica di affrontare e di dirigere il genere epico-fantastico. La débacle totale della trasposizione fantasy del cartone della Nickelodeon non solo portò la carriera del regista indo-americano verso il baratro, ma segnò simbolicamente l'inizio della fine del revival del genere fantastico al cinema dopo lo straordinario successo della trilogia de Il Signore degli Anelli di Peter Jackson e della saga di Harry Potter avvenuto a inizio Duemila.



L'Ultimo Dominatore dell'Aria | Daelar Animation
© Paramount Pictures | © Nickelodeon Movies | © Blinding Edge Pictures | © The Kennedy/Marshall Company


Dal 2011 infatti, cominciò a spopolare la serie tv Game of Thrones, che di fatto portò lentamente e definitivamente il genere fantasy sul fronte televisivo. Non è un caso che oggi il genere fantastico sia popolarissimo sulle piattaforme streaming, tant'è che Stranger Things, The Witcher, Gli Anelli del Potere e House of Dragon sono le serie più ad alto budget attualmente nel panorama televisivo on demand. Tutto ciò non ha potuto che impattare fortemente anche il franchise di Avatar, ma tali conseguenze verranno analizzate solo dopo aver ripercorso un tassello fondamentale della storia immediatamente successiva al fallimento de L'Ultimo Dominatore dell'Aria.


Gli autori di Avatar - The Last Airbender, pur figurando come produttori esecutivi, nel corso degli anni hanno ammesso quanto fosse limitato il loro margine di manovra come consulenti per la trasposizione del loro cartoon, accumulando nel corso degli anni una profonda delusione e vergogna per ciò che alla fine fu bocciato da tutti unanimemente [2]. Come controffensiva allo scempio compiuto da Shyamalan, la coppia Bryke - sigla coniata dal fandom per indicare l'unione creativa tra i nomi dei due autori Bryan e Mike - rafforzò ancor di più l'idea di creare al meglio il sequel di Avatar - The Last Airbender, intitolato The Legend of Korra (2012/2014): serie animata ambientata dopo la morte dell'avatar Aang e con protagonista la sua nuova reincarnazione, Korra, una giovane ragazza della tribù dell'acqua del Sud. Il cartone, sin dal suo esordio, pur ricevendo nuovamente giudizi molto positivi dalla critica, non fu altrettanto amato immediatamente dal pubblico generalista, soprattutto dai fan più dogmatici che non lo reputarono all'altezza della serie originale. Tutto ciò generò una frattura all'interno del franchise paragonabile a quella che crepò nel 1999 la macro-saga di Star Wars con l'arrivo della trilogia prequel, creando di fatto una polarizzazione tra i fan che si divisero tra detrattori e ammiratori.



La Leggenda di Korra | Daelar Animation
© Nickelodeon Animation Studio


Il cartoon, inoltre, subì un considerevole calo di ascolti dopo la prima stagione e il budget, di conseguenza, fu tagliato in maniera progressiva, portando addirittura Nickelodeon a ritirare la serie dal proprio palinsesto a metà della terza stagione per via dei suoi temi troppo maturi e "scomodi", non proprio adatti al target infantile del canale privato. The Legend of Korra fu così trasferita e relegata sulla piattaforma streaming della Nickelodeon, salvo poi ritornare in TV a orari serali più in linea con un target tardo adolescenziale per accontentare le proteste dei fan del cartone. Nonostante il trauma subito e, allo stesso tempo, il miracolo produttivo compiuto dalla coppia Bryke per concludere al meglio la loro epopea con l'Avatar Korra, la serie, pur avendo dei difetti oggettivi - soprattutto nella seconda stagione - riuscì a espandere egregiamente la mitologia precedentemente esposta e ad affrontare nuove tematiche, più mature e oscure rispetto a quelle presenti in ATLA (sigla di Avatar - The Last Airbender). Tali fattori ovviamente scontentarono i fan più intransigenti e dogmatici, che alla frase pronunciata da Korra nella prima puntata di LOK (sigla di The Legend of Korra) "I'm the Avatar! You gotta deal with it" non compresero la provocazione metanarrativa degli autori per nulla nostalgici, bensì volenterosi di distaccarsi coerentemente e in modo innovativo dalla loro prima creatura. Tale scelta autoriale solo nel lungo termine ripagò ampiamente il franchise, che seppe attirare sempre più pubblico nel corso degli anni dopo la fine della messa in onda de La Leggenda di Korra (titolo ufficiale in italiano): nuovi ammiratori e appassionati, intrigati soprattutto dall'estetica anime, che negli anni Duemiladieci raggiunse lo zenit a livello di influenza esercitata sull'animazione occidentale e che tuttora assume un enorme fascino presso il pubblico mondiale. La popolarità del mito di Avatar, pur avendo subìto un forte contraccolpo con l'uscita di LOK in televisione, dilagò sempre di più in rete a partire dal periodo 2018/2019, grazie anche all'attività intensa e divulgativa del canale YouTube del franchise.



La Leggenda di Korra | Daelar Animation
© Nickelodeon Animation Studio


La "riappacificazione parziale" tra le due fazioni, di ATLA e LOK, avvenuta grazie all'espansione del fandom, portò alla creazione di numerose richieste di inserire entrambe le serie animate nel palinsesto di Netflix. Il colosso on demand californiano, dopo aver analizzato e visto le numerose firme dei fan nelle petizioni e l'intenso interesse degli utenti sui vari social, decise di assecondare le domande sfruttando un "effetto nostalgia". Nel 2020, l'arrivo di Avatar - The Last Airbender sulla piattaforma streaming produsse inaspettatamente un record di visualizzazioni inaudito per Netflix, restando per ben cinquantotto giorni nella top 10 degli show più visti; un risultato che spinse di conseguenza la multinazionale a pubblicare anche The Legend of Korra lo stesso anno. Un tale successo in rete testimonia quanto il mito di Avatar sia rimasto impresso nell'immaginario collettivo e come, nonostante i numerosi anni passati, riesca ancora ad appassionare nuovi spettatori di tutte le età, ormai sempre più abituati a fruire di animazione più "matura" su internet. Questa rinnovata vitalità del franchise può infatti essere paragonata a quella accaduta nel 2019, l'anno precedente, all'anime Neon Genesis Evangelion (1995/1996), altra serie animata cult che, anche grazie al passaggio su Netflix, riuscì a raggiungere nuovi livelli internazionali di popolarità e addirittura nuove distribuzioni home video. Il gigante dello streaming tuttavia non fu, fino a quel momento, all'oscuro del franchise di ATLA e di LOK, infatti, ben prima del recente passaggio on demand delle due serie animate, strinse un accordo con Nickelodeon - nel 2018 - per la produzione di una serie live-action basata su Avatar - The Last Airbender. Memore del passato burrascoso trascorso con l'orrida trasposizione di Shyamalan, Netflix decise di coinvolgere attivamente Bryan Konietzko e Michael Dante DiMartino nella produzione, nominando i due creativi showrunners e produttori esecutivi, evitando inoltre un qualsiasi whitewashing del cast per rispettare i tratti culturali asiatici della serie [3]. Dopo un iniziale idillio con il leader del mercato streaming, i cavilli ribattezzati in modo edulcorato "divergenze creative" naturalmente sopraggiunsero, e la coppia Bryke nel 2020 decise di abbandonare la produzione, non trovandosi più in sintonia con la visione "artistica" della multinazionale californiana [4].



Avatar - Netflix | Daelar Animation
© Netflix


Non è la prima volta che gli autori non si trovano in sintonia con una trasposizione live-action della loro serie, e l'esperienza insegna che, quasi sempre, le trasposizioni in carne ed ossa di cartoni animati iconici - soprattutto se prodotti da Netflix - sono imbarazzanti e pessime sotto ogni punta di vista. Lo dimostra, per esempio, la recente cancellazione dopo la prima stagione del live-action di Cowboy Bebop, un'altra serie animata cult difficilmente trasponibile senza animazione, in quanto intrisa di uno stile visivo, ritmico e drammaturgico unico nel suo genere. Avatar - The Last Airbender non è da meno, anzi, lo stile della serie animata è così particolare - nell'unione tra arti marziali ed esercizio cinetico dei quattro elementi naturali - che risulta incredibilmente difficile da rappresentare fedelmente su schermo. Senza contare la mole di effetti speciali necessaria per poter rendere vivo e percepibile il mondo di Avatar. Sicuramente bisogna sempre conservare il beneficio del dubbio sulla riuscita finale di un prodotto, tuttavia, dato lo storico di Netflix nel collezionare trasposizioni mediocri, vi è il forte sospetto che la serie live-action sarà un mezzo fallimento, soprattutto alla luce dell'abbandono dei due autori originali dal progetto. Nonostante ciò, come era capitato con la fallimentare trasposizione cinematografica, i due creativi decidono di riprendere in mano il proprio franchise, lanciando una nuova controffensiva a coloro che vogliono mettere mano sul loro universo e rovinarlo. Nel 2021, infatti, Nickelodeon annuncia la creazione degli Avatar Studios, una casa di produzione, con a capo DiMartino e Konietzko, in cui gli autori hanno totale controllo creativo nell'espandere a 360° la mitologia di Avatar. Il nuovo sodalizio tra Bryke e Nickelodeon esprime quindi una riconciliazione artistica tra i creativi e il colosso televisivo nella quale i primi, memori della travagliata esperienza con The Legend of Korra, riconquistano una posizione di privilegio rispetto alla produzione passata, ricevendo infatti dalla Nickelodeon una libertà assoluta nel poter gestire le tempistiche dei vari progetti cross-mediali dell'Avatarverse. Prendendosi doverosamente il suo tempo, Bryke ha annunciato la produzione di tre film d'animazione: il primo sarà incentrato sui protagonisti di ATLA da giovani adulti e uscirà nel 2025 su Paramount+. La regia sarà affidata a Lauren Montgomery, già storyboard artist di entrambe le serie animate.



Avatar Studios | Daelar Animation
© Avatar Studios | © Nickelodeon


Da questo punto di vista, la coppia di autori si è assicurata di poter recuperare i vecchi artisti delle opere passate, come il compositore Jeremy Zuckerman, in modo da poter mantenere una solida continuità artistica con le serie precedenti, nonostante abbia però deciso di affidarsi a uno studio d'animazione australiano per animare il film rispetto agli studi coreani scelti da Nickelodeon per animare ATLA e LOK. Sicuramente, assecondando anche la voglia dei dirigenti dell'emittente tv di sfruttare la gallina dalle uova d'oro, i Bryke si inseriscono nella spietata e pericolosa competizione della streaming war ormai in atto da un paio d'anni, scontro in cui tutte le major, ormai, cercano di sfruttare le loro proprietà intellettuali al massimo per poter guadagnare sempre più importanti fette di pubblico pagante nel neonato e già saturo mercato dello streaming on demand. Il rischio con gli Avatar Studios è infatti quello di fagocitare il franchise fino a farlo sprofondare a livelli infimi, com'è successo ad alcune saghe, tuttavia fino a ora gli autori sono sempre riusciti a bilanciare la cross-medialità del loro mito tra fumetti, romanzi, videogiochi e, si spera, questa prossima trilogia di lungometraggi animati. Il passato, il presente e il futuro del franchise fortunatamente sono quasi sempre rimasti sotto la direzione, autoriale e precisa, di DiMartino e Konietzko, due creativi prima che di una serie animata, di un autentico mito a cavallo tra Occidente e Oriente. La loro sagace capacità di coniugare due mondi, stili visivi e narrativi differenti in un'opera capace di trasmettere messaggi e tematiche universali a un pubblico di qualsiasi età e provenienza, rende la loro prima serie ATLA un autentico capolavoro dell'animazione.


Dopo questa necessaria premessa storica per inquadrare l'evoluzione del mito di Avatar nel corso delle due decadi del XXI secolo, l'obiettivo dello scritto sarà, dalla seconda alla quinta parte, quello di analizzare e di sviscerare tutti gli aspetti creativi, tecnici, filosofici e tematici che hanno reso questo cartoon unico nel suo genere.

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APPROFONDIMENTI


[1] AA.VV. (2010). Interview with Creators and M. Night Shyamalan. Nickelodeon. [Link video assente | Documentario reperibile negli "extra" dell'edizione in bluray "Avatar The Legend of Aang the Complete Series"]




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