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  • Immagine del redattoreGiorgio Burani | Redattore

Avatar - The Last Airbender (Parte 2): concezione, sviluppo, produzione e fonti d'ispirazione

Lo straordinario successo di Avatar - The Last Airbender, che ha reso la serie un unicum nel mondo dell'animazione televisiva statunitense, senza dubbio va imputato ai suoi creatori e showrunners Michael Dante DiMartino e Bryan Konietzko, due artisti - e successivamente due autori - che sin da subito non sono voluti rimanere incastrati nel semplice ruolo di mera maestranza e che, infatti, nel corso della loro carriera hanno scardinato le regole convenzionali del sistema produttivo televisivo americano per poter realizzare qualcosa di autenticamente nuovo. La loro profonda amicizia, che si è sinergicamente intrecciata al loro sodalizio artistico, li ha portati non solo creativamente a costruire una delle più grandi serie animate di sempre, ma anche a incontrare le persone giuste al momento giusto. L'unione delle loro forze ha portato alla creazione di una rete sociale colma di opportunità, che ha generato successivamente un team di creativi ricco ed eterogeneo, rendendo così possibile il concretizzarsi del loro sogno artistico oltre ogni loro immaginazione.


La fascinazione e la passione per l'animazione di DiMartino nacquero subconsciamente con la visione al cinema di Pinocchio (1940) all'età di quattro anni e vennero rafforzate successivamente oltre che dagli altri classici Disney, anche dalla claymation e dai corti animati dello show televisivo The Electric Company, opere brevi che lo spinsero anche a sviluppare la sua forte passione per la pittura. Anche Bryan Konietzko crebbe con i cortometraggi d'animazione didattici di The Electric Company, ma a differenza del suo collega ed amico non si ritrovò in una famiglia disneyana.



Michael Dante DiMartino & Bryan Konietzko | Daelar Animation
Michael Dante DiMartino & Bryan Konietzko | © Ethan Miller | © Getty Images


La sua passione per l'animazione, che lo portò a voler lavorare in quel settore artistico, nacque infatti con la visione dei cartoons Looney Tunes, Tom & Jerry, The Ren & Stimpy Show e anche di Batman: The Animated Series (1992/1995). Durante il college, Konietzko cominciò a fruire di animazione giapponese grazie a dei suoi amici, rimanendo particolarmente colpito da Nausicaä della Valle del Vento (1984) e da Akira (1988). Quest'ultimo film, tuttavia, nonostante ne avesse compreso e apprezzato il messaggio di fondo e la tecnica straordinaria, rientrò per l'artista in quel filone di animazione cruda, violenta e machista come Ninja Scroll (1993) e Ken Il Guerriero che moralmente e stilisticamente non gli piaceva. Il vero e proprio amore per gli anime, invece, scattò nel momento in cui la coppia Bryke vide per la prima volta in sala Principessa Mononoke (1997) grazie al loro amico - e futuro collaboratore - Dave Filoni (regista noto per le serie animate Star Wars: The Clone Wars e Star Wars Rebels), che li introdusse ufficialmente al cinema di Hayao Miyazaki. DiMartino e Konietzko si innamorarono perdutamente della poetica e dello stile grafico del più famoso regista d'animazione giapponese, tant'è che l'influenza miyazakiana, insieme ai film dello Studio Ghibli, alle serie dello studio Gainax e a Cowboy Bebop, sarà molto presente nel delineare lo stile e la poetica di ATLA. Il sistema produttivo statunitense spersonalizzante, l'esigenza artistica di creare qualcosa di proprio, i gusti e le marcate influenze tra animazione occidentale e giapponese spingeranno infatti la coppia Bryke a gettare le basi per la creazione dell'estetica e del mito di Avatar - The Last Airbender [1].



Studio Ghibli | Daelar Animation
© Studio Ghibli | © Toho


Il primo incontro tra i due autori avvenne nel 1995, a una festa di Halloween per studenti della Rhode Island School of Design in cui DiMartino notò il buffo costume di Konietzko da iguana-man. Dopo essersi conosciuti alla festa, nacque così la loro amicizia. Entrambi furono studenti della stessa università con l'intento di specializzarsi in animazione, e in quel periodo DiMartino era all'ultimo anno, in procinto di concludere il suo primo corto d'animazione come studente. Konietzko decise invece di rimandare i propri compiti per aiutare il suo nuovo amico con i fondali e i fogli di rodovetro, sancendo così la loro prima collaborazione artistica. DiMartino, dopo essersi laureato e trasferitosi a Los Angeles nel 1996, cominciò a lavorare nell'industria dell'animazione televisiva statunitense in show come I Griffin, King of the Hill e Mission Hill, avendo spesso Konietzko come assistente alla regia, trasferitosi anche lui a Los Angeles nel 1998 per poter lavorare nel settore dell'animazione seriale. Dopo ogni giornata di lavoro, DiMartino tutte le sere cominciò a lavorare a un suo progetto personale intitolato Atomic Love, un corto d'animazione comico, fantascientifico e romantico che l'animatore intendeva sviluppare come serie animata. Tuttavia, nessuno network televisivo volle produrgliela. Konietzko, notando con il suo amico una comune volontà, affinità e sensibilità artistica nel creare una propria serie animata, gli disse di non demordere e che, se insieme avessero creato qualcosa, sicuramente avrebbero avuto più chance di portare sul tavolo di un produttore un cartone in grado di ottenere una produzione [2].



Invader Zim | Daelar Animation
© Nickelodeon Animation Studios


Dopo anni di giri a vuoto, dovuti principalmente al loro costante impegno nell'industria televisiva d'animazione, a gennaio del 2002 arrivò la svolta per la coppia di amici. Konietzko, dopo aver lavorato anni come art director per la serie Invader Zim della Nickelodeon, venne licenziato per via della cancellazione della serie dopo neanche due stagioni. Nel frattempo, tuttavia, riuscì a costruire un ottimo rapporto con Eric Coleman - ai tempi responsabile dello sviluppo creativo della Nickelodeon - che fu molto interessato all'idea di uno show creato da Konietzko per il network televisivo. L'idea che ebbe in testa il produttore "illuminato" fu di avere innanzitutto una serie creata con il cuore e con una sua integrità, ma che allo stesso tempo potesse avere un alto potenziale commerciale e vendibile a un grande pubblico, in modo da essere poi approvato da un colosso dell'intrattenimento come Nickelodeon. Nel lungo pranzo tra Eric Coleman e Bryan Konietzko, il primo disse al secondo che il network televisivo non voleva un coming of age e personaggi umani, ma che esigeva uno show per bambini con avventura, azione (ma non violenta) e magia con tanto di leggende e di mitologia. Tutti questi parametri della Nickelodeon servivano per rispondere alla domanda dell'epoca (il 2002), anno in cui spopolarono al cinema Harry Potter e Il Signore degli Anelli, saghe originariamente letterarie ormai entrate nell'immaginario collettivo grazie ai vari film. Dopo aver avuto il permesso di inserire anche il suo amico nella potenziale creazione di una serie animata che rispettasse tutti questi criteri, Konietzko cominciò insieme a DiMartino a ordinare tutte le idee che aveva in mente, rispolverando suoi vecchi schizzi e i disegni di Invader Zim.



Concept Avatar - La Leggenda di Aang | Daelar Animation
© Bryan Konietzko | © Nickelodeon


Al futuro showrunner balzò all'occhio una sua vecchia bozza, che raffigurava un trio composto da una scimmia ciclope con una freccia disegnata sulla testa, un tetro quarantenne calvo con un vestito fantascientifico e un animale bipede che era un incrocio tra un orso polare e un cane. L'idea di partenza di quella bozza fu disegnare un trio strambo che viaggiava spensierato nello spazio, proprio come l'equipaggio di Cowboy Bebop, ma, tenendo conto delle richieste di Eric Coleman, Konietzko trasformò l'adulto stempiato in un bambino di campagna, disegnandogli poi sopra una freccia in testa, eliminò la scimmia ciclope e infine trasformò il cane-orso in una mandria di bisonti-lamantini volanti. Da un concept fantascientifico watanabiano, il disegno di Konietzko si trasformò dunque in un fantasy puro. Inoltre, nella bozza DiMartino inserì l'idea di un gruppo di persone intrappolate al Polo Sud, concetto ispirato alla storia vera di Ernest H. Shackleton, un esploratore britannico che nel 1915 rimase intrappolato con il suo equipaggio in Antartide. La fascinazione di DiMartino per gli Inuit, rafforzata dalla visione del film Atanarjuat: The Fast Runner (2001), sarà fondamentale per la costruzione e per l'ideazione della cultura della tribù dell'Acqua del Sud. Konietzko, ripensando all'idea del collega e amico durante una lezione di yoga, ebbe l'illuminazione di trasformare il gruppo intrappolato al Polo Sud in dei bambini e di inserire nell'immagine delle "persone del fuoco" che intendevano sciogliere tutto il ghiaccio per catturarli. L'unico che poteva salvarli era proprio il giovane alla guida della mandria di bisonti-lamantini volanti. La sera dello stesso giorno, Konietzko si precipitò, senza avvertire, a casa di DiMartino, riferendogli tutte le idee che gli erano venute in mente durante il corso di yoga.



Concept Avatar - La Leggenda di Aang (Appa) | Daelar Animation
© Nickelodeon Animation Studios


Quella notte i due amici e futuri showrunner crearono il world building di ATLA, un mondo diviso in quattro elementi e in altrettante nazioni, cercando di strutturare una mitologia alternativa a quelle di Harry Potter e de Il Signore degli Anelli e affidandosi, per l'ideazione della serie, alla loro passione per le culture e le filosofie asiatiche, per le arti marziali e lo yoga, per gli anime e il cinema di Hong Kong. Nei giorni successivi, i demiurghi di ATLA cominciarono lo sviluppo dei personaggi principali della serie a partire da Aang, inizialmente soprannominato buddha boy e naturale evoluzione del bambino pelato con la freccia disegnata in testa. Di conseguenza, i bambini intrappolati al Polo Sud divennero la coppia fratello e sorella formata da Sokka e Katara della tribù dell'Acqua del Sud, ideata facilmente dagli animatori visto che entrambi avevano - e hanno ancora - una sorella. La mandria di bisonti volanti, ridotti a un unico esemplare per motivi narrativi ma soprattutto tecnici per l'animazione, confluirono nella creazione di Appa, il fidato bisonte volante di Aang, che è sia un ibrido tra un bisonte e un lamantino, sia un chiaro omaggio al gattobus de Il Mio Vicino Totoro (1988) di Miyazaki. Il cult del regista giapponese influenzò inoltre la creazione di Momo, l'altro animale da compagnia dell'Avatar che è l'evoluzione della scimmia ciclope ed è ispirato proprio a un Totoro. Delineati i personaggi principali e una parte di quelli secondari, l'impalcatura generale, strutturale e narrativa delle stagioni, chiamate "libri", venne definitivamente ultimata.


A due settimane da quella fatidica serata, i Bryke si presentarono al loro primo appuntamento ufficiale come coppia artistica dal produttore Eric Coleman, spiegando e illustrando per oltre due ore il concept narrativo e mitologico della serie con svariati disegni di Bryan Konietzko per poter visualizzare i personaggi, il mood e lo stile che avrebbe avuto la serie.



Eric Coleman | Daelar Animation
Eric Coleman


Il fortissimo entusiasmo e la logorrea dei due nuovi autori convinsero definitivamente il direttore creativo della Nickelodeon a sviluppare la serie, avviando così ufficiosamente la pre-produzione di Avatar - The Last Airbender nella primavera del 2002. Dal lungo confronto e discussione con Eric Coleman emerse inoltre l'idea di introdurre un villain giovane alla costante ricerca e alla caccia dell'Avatar, che confluì nella creazione di Zuko (il principe esiliato della Nazione del Fuoco), ragazzo che, grazie al suo splendido arco evolutivo, diventerà in futuro il personaggio più amato dagli appassionati della serie [3].


Una volta concluso il concept di ATLA, la coppia di autori aveva bisogno di dare una specifica unicità e concretezza alla filosofia dei quattro elementi e al dominio dei singoli elementi, che non poteva ridursi all'utilizzo di una bacchetta magica o a semplici gestualità nell'emanare una magia riconducibili al fantasy occidentale. L'obiettivo dei Bryke infatti, fu di utilizzare le arti marziali cinesi per conferire uno stile del tutto nuovo alle scene d'azione, che si sarebbero in seguito amalgamate coerentemente nel loro mondo fantasy fortemente influenzato dalla cultura asiatica. La teoria dei quattro elementi (Acqua, Terra, Fuoco e Aria) aveva bisogno quindi di una peculiare messa in scena, in modo che traducesse le movenze "magiche" dei dominatori da un concetto fantastico astratto a uno più realistico e tangibile. L'influenza dei film di kung fu hongkonghesi come Shaolin Soccer di Stephen Chow e la visione del documentario Shaolin: Wheel of Life in cui i vari monaci - tra cui anche un bambino di 12 anni che influenzò molto la creazione di Aang - praticavano l'arte marziale dello Shaolin settentrionale, portò Konietzko a voler cercare vari maestri che praticassero tale arte marziale a Los Angeles.



Concept Avatar - La Leggenda di Aang (Zuko) | Daelar Animation
© Nickelodeon Animation Studios


Lo scopo fu quindi di frequentare dei corsi e di imparare lo Shaolin settentrionale non solo per trasporlo al meglio in ATLA, ma soprattutto per trovare un consulente di arti marziali in grado di poter dare un significativo apporto tecnico e creativo alle scene d'azione della serie. Konietzko fu catturato immediatamente dai lunghi corsi non convenzionali, senza la divisione gerarchica in cinture, di Sifu Kisu, il "futuro Yuen Woo-ping" di Avatar - The Last Airbender. Il maestro di arti marziali notò sin da subito la perseveranza e le abilità di Konietzko, dato anche il passato dell'artista nel mondo delle arti marziali (da bambino praticava Tae Kwon Do). Nel corso dei mesi, infatti, maestro e allievo cominciarono a entrare sempre più in confidenza, fino a quando il co-creatore della serie gli illustrò il suo progetto animato in un weekend dell'estate del 2002. Sifu Kisu fu immediatamente catturato dal concept di ATLA, tant'è che il suo approccio innovativo e creativo alle tradizionali arti marziali cinesi fu fondamentale per lo sviluppo della mitologia e della filosofia del cartone animato. Il maestro, infatti, suggerì di attribuire a ogni popolo e nazione una specifica arte marziale al posto di usare solo lo Shaolin settentrionale. Quest'ultimo finì con il diventare l'arte marziale unica dei dominatori del fuoco, mentre Sifu Kisu consigliò per i dominatori dell'Aria il Ba Gua Zhang, per i dominatori della terra il Hung Gar e per i dominatori dell'Acqua il Tai Chi. Per rappresentare il particolare dominio della Terra cieco di Toph, venne chiamato, sotto consiglio di Sifu Kisu, il suo grande amico e maestro Manuel Rodriguez, esperto della rara arte marziale della "Mantide Religiosa del Sud", che secondo le leggende cinesi si narra che sia stata inventata da una donna cieca. Kisu non si occupò solo delle arti marziali, bensì anche di tutti i combattimenti corpo a corpo e con armi bianche tra non dominatori e dominatori, come lo splendido duello con le spade tra Zuko e Jet.



Manuel Rodriguez & Sifu Kisu | Daelar Animation
Manuel Rodriguez & Sifu Kisu | lophopkuen


L'esperienza e la preziosa consulenza dei due artisti marziali fu quindi di primaria importanza per iniettare nelle animazioni di ATLA i numerosi stili di combattimento, che venivano registrati con delle videocamere nella "palestra di allenamento" della Nickelodeon prima che cominciassero le fasi di storyboarding e di animazione di ogni episodio della serie. Il metodo di produzione consistette infatti nel chiamare direttamente tutte le varie maestranze della serie come storyboard artists e registi - oltre che gli stessi showrunners - nella creazione dal vivo delle scene d'azione con le arti marziali, in modo che successivamente tutti i creativi, e soprattutto tutti gli animatori coreani, apprendessero da Sifu Kisu l'essenza dell'azione che poi avrebbe dovuto caratterizzare la serie. Questo metodo di lavoro consentì a tutte le maestranze di apprendere le arti marziali e di trasporle nel migliore dei modi possibili nell'animazione, creando di fatto un miracolo tecnico e creativo che avrebbe reso Avatar - The Last Airbender un unicum - se non una vera e propria rivoluzione - nel mondo dell'animazione anglofona su piccolo schermo. Per omaggiare l'egregio lavoro di Kisu, i creatori di ATLA si baseranno proprio sul suo aspetto per modellare il personaggio di Piandao, maestro di armi bianche della Nazione del Fuoco che insegnerà l'arte della spada a Sokka [4].


Il passo successivo dei Bryke fu quindi coreografare su carta il kung fu che stavano apprendendo dal vivo da Sifu Kisu, in modo da avere un test animato a matita autoprodotto per usarlo come biglietto d'ingresso alla Nickelodeon e ottenere così il via libera per un pilot. La coppia di autori decise di rivolgersi all'amica - e futura regista della serie - Lauren MacMullan, che insieme ai suoi amici animatori aiutarono la giovane coppia di artisti ad animare il tutto nello studio di casa sua.



Michael Dante DiMartino & Bryan Konietzko & Sifu Kisu | Daelar Animation
Michael Dante DiMartino & Bryan Konietzko & Sifu Kisu


Finito il test d'animazione a matita, si aggiunsero Benjamin Wynn e Jeremy Zuckerman del Track Team, duo artistico musicale e società specializzata nel sonoro, che non solo aiutarono a creare la composizione audio del test animato dei Bryke ma che, in futuro, sarebbero stati i responsabili dello splendido sound design e della magnifica colonna sonora di Avatar - The Last Airbender. Nei nove mesi successivi al test, Bryan Konietzko e Michael Dante DiMartino approfondirono ed espansero l'intero arco narrativo in tre atti della serie, che culminò in un libro chiamato Avatar Bible di 65 pagine pieno di illustrazioni, di descrizioni dei personaggi e delle regole del loro neonato mondo fantasy con l'aggiunta di numerose idee per singoli episodi. Oltre a ciò, il duo di creativi scrisse infine la sceneggiatura per un corto di 11 minuti. La Nickelodeon apprezzò il test e ordinò di conseguenza un pilot per l'inizio del 2003 ma, visto che fu impossibile raccontare per intero la storia di Aang intrappolato nell'iceberg e scoperto - nonché liberato - da Katara e Sokka, il network televisivo chiese agli autori di realizzare una generica avventura del Team Avatar. Su tale episodio pilota sarebbe stato poi attuato un test screening tramite una serie di gruppi di bambini di cui sarebbero state successivamente analizzate le reazioni. Se queste ultime fossero state positive, la serie sarebbe passata ufficialmente dalla pre-produzione alla produzione.


Dopo essersi stabiliti ufficialmente negli studios della Nickelodeon per poter raffinare i disegni, la sceneggiatura e gli storyboard, DiMartino e Konietzko vollero sin da subito animare il pilot con uno studio d'animazione giapponese, questo perché lo stile che volevano adottare per i comparti estetico e grafico dell'episodio doveva rifarsi, secondo i due autori, a quello della Gainax e dello Studio Ghibli. Purtroppo, nessuno studio giapponese volle realizzare una co-produzione con loro, così un amico degli autori suggerì di rivolgersi a un piccolo studio d'animazione coreano chiamato Tin House, che nel 2003 aveva realizzato il film Wonderful Days.



Wonderful Days | Daelar Animation
© Endgame Productions | © Masquerade Films | © Maxmedia | © Tin House Productions


L'estetica particolare del lungometraggio d'animazione colpì la coppia dei neonati showrunners, portando i due a incontrare di persona gli animatori a Seoul. Gli autori furono subito colpiti dal loro talento, dalla loro determinazione e dal loro entusiasmo nel lavorare in modo creativo per la prima volta con una produzione statunitense. Bryan Konietzko restò quindi quattro mesi a lavorare con gli animatori coreani a Seoul, istruendoli sullo stile visivo e sul ritmo che avrebbe dovuto avere il pilot e sancendo così l'inizio di una lunga collaborazione con i talenti dell'industria d'animazione coreana, professionisti che avrebbero in seguito animato tutti i sessantuno episodi di ATLA. Nel febbraio del 2004 arrivò finalmente il pilot, pronto per il test screening, e tutti i bambini ne furono entusiasti. Ciò portò dunque Nickelodeon a ordinare i primi tredici episodi e ad ufficializzare così l'inizio della produzione della serie, dando piena libertà creativa agli showrunners [5].


In seguito all'ottimo lavoro compiuto da Tin House, DiMartino e Bryan Konietzko compresero che l'animazione della loro neonata serie sarebbe dipesa dal talento creativo degli studi d'animazione coreani. Konietzko, avendo già lavorato con questi ultimi ai tempi di Invader Zim, capì subito i limiti e i vantaggi che poteva portare una coproduzione internazionale d'oltreoceano. L'obiettivo, insieme all'amico DiMartino, fu quindi di trattare gli animatori coreani non come dei meri esecutori e manovalanza a basso costo per eseguire le idee del network americano, bensì come dei veri artisti in grado di contribuire significativamente nel processo creativo nell'animazione di ATLA.



Concept Avatar - La Leggenda di Aang (Aang) | Daelar Animation
© Nickelodeon Animation Studios


Grazie al sostegno dei produttori e dei manager della Nickelodeon e a una visione più elastica e meno rigida nell'approcciare l'industria animata in Corea del Sud, la sinergia artistica con gli animatori d'oltreoceano portò un fondamentale contributo nel migliorare i vari design e animare nel modo più efficiente e originale possibile i personaggi e il mondo della serie. Gli showrunners diedero infatti il tempo, il budget e delle responsabilità aggiuntive agli animatori coreani per consentire a questi ultimi di sfoderare tutto il proprio talento. Maggiore libertà significava anche cambiare radicalmente la mentalità nell'approcciare l'animazione degli animatori coreani, essendo abituati da sempre a regole rigide e spesso debilitanti - se non disastrose - per la riuscita finale di una serie o di un lungometraggio animato. Non sempre nuove responsabilità e maggiore libertà si tradussero in un miglior risultato rispetto a schemi più rigidi, tuttavia, nel corso delle varie stagioni questo metodo di lavoro si affinò sempre di più e, alla fine, ripagò ampiamente la serie animata di Nickelodeon, rendendola di fatto unica nel suo genere nella serialità americana [6]. I creatori di ATLA si rivolsero inizialmente alla casa di produzione coreana JM Animation per poter animare i primi tredici episodi della serie, ma essendo fisicamente impossibile per il piccolo studio animare tutte le puntate, i Bryke coinvolsero altri due studi sud-coreani con più esperienza nel lavorare con produzioni sia americane, sia giapponesi, ossia DR Movie e Moi Animation. Il coordinamento costante con Bryan Konietzko, che divenne anche art director per supervisionare e amalgamare al meglio sia le animazioni dei tre studios, sia il team creativo statunitense (i character designers, gli storyboard artists, i background artists, i registi, ecc), portò lo showrunner a creare definitivamente quell'estetica influenzata dagli anime che tuttora confonde il pubblico generalista che, talvolta, scambia il cartoon per una serie animata giapponese.



Concept Avatar - La Leggenda di Aang (Aang) | Daelar Animation
© Nickelodeon Animation Studios


La componente estetica di ATLA è di fatto un splendido tributo al mondo degli anime, ma è soprattutto frutto di un connubio tra l'animazione orientale e quella americana. Per esempio, se da un lato si osservano le classiche reazioni iper-caricaturali degli anime nei volti dei personaggi quando esprimono forti emozioni, dall'altro non si insegue quel character design deformed nel quale spesso il naso dei personaggi scompare o "assomiglia a quello di una lucertola", a detta di Konietzko. L'ibridazione tra Occidente e Oriente la si può vedere anche nelle singole comparse, come dei banali paesani o personaggi secondari che compaiono per un solo episodio. Infatti, essi non appaiono come dei modelli pre-impostati, ma come frutto di un duro lavoro nel rendere ogni personaggio unico e dunque diverso, se non anche goliardicamente "sporcato" per divertimento dagli stessi disegnatori. Ciò si contrappone agli anime mainstream e soprattutto contemporanei, opere dove vige ormai nel character design una patinatura da "bellocci" e kawaii che spesso contraddistingue e lima tutto il cast di personaggi primari e secondari. Il maggior merito della serie resta, senza dubbio, anche quello di sapere rappresentare egregiamente in ogni singolo episodio location e ambienti sempre diversi, anche quando i personaggi si trovano nello stesso luogo (come la mitica città di Ba Sing Se). Il viaggio on the road del Team Avatar in groppa al bisonte volante Appa, permise dunque agli showrunners e a tutto al team creativo, a cavallo tra le due sponde dell'Oceano Pacifico, di poter esplorare e sperimentare qualsiasi guizzo estetico, portando il livello estetico-visivo di ATLA a livelli straordinari - se non cinematografici - che nemmeno la coppia Bryke si sarebbe aspettata con il budget televisivo a disposizione.



Concept Avatar - La Leggenda di Aang (Katara) | Daelar Animation
© Nickelodeon Animation Studios


L'enorme devozione di tutte le varie maestranze artistiche e produttive coinvolte in ATLA fu infatti sempre omaggiata dagli showrunners, e tutti finirono con il diventare un personaggio secondario del loro mondo fantasy. Avatar - The Last Airbender dimostrò che un buon connubio tra Occidente e Oriente era possibile anche a livello produttivo, ma soprattutto fu una rivincita per l'animazione coreana su quella giapponese. Il finale di ATLA ne è una palese dimostrazione; è un insieme di sequenze nel quale l'ibridazione tra animazione tradizionale e al computer passa "dalla prosa alla pura poesia" [7]. Sicuramente l'animazione non è mai priva di difetti, qualche modello CGI stona come per esempio le aeronavi nel gran finale, oppure il colore degli occhi di alcuni personaggi che, a volte, cambia improvvisamente. Tuttavia, come insegna la stessa serie animata nella geniale puntata metanarrativa 3x17, non bisogna prendere tutto sul serio, soprattutto quando in un teatro un bambino travestito da Aang dice a Zuko che la sua cicatrice è "disegnata nel punto sbagliato". In quel momento gli stessi creativi si auto-criticano, e ciò è un modo per spiegare indirettamente ai fan più accaniti che alla fine nessuna opera artistica può dirsi totalmente perfetta.


Come accade all'inizio di ogni serie tv, gli showrunners una volta finito il concept dovettero trovare tutte le varie maestranze per formare un gruppo di lavoro in grado di mettere in scena e sviluppare al meglio la storia in tutti i suoi dettagli narrativi ed estetici. I creatori di Avatar - The Last Airbender, avendo già in mente l'intero arco narrativo diviso in tre diversi libri (che di fatto sono anche tre atti cinematografici), ebbero bisogno soltanto di un gruppo di creativi che colmassero i vari buchi dei venti episodi per stagione, in modo da poter espandere e approfondire regole e linee narrative del mondo fantasy già in gran parte delineate nell'Avatar Bible.



Michael Dante DiMartino & Bryan Konietzko | Daelar Animation
Michael Dante DiMartino & Bryan Konietzko


La volontà di iniziare e concludere una storia dividendola in tre stagioni, confermò sin da subito una forte impronta autoriale, più simile a quella dell'industria animata giapponese che a quella statunitense. Nel primo caso, la centralità dell'autore è più forte e, dunque, esercita un maggiore controllo creativo sulla propria opera, il che porta a chiudere entro poche stagioni - se non con una sola - una storia (come le serie animate dirette da Shin'ichiro Watanabe, un modello fondamentale per i Bryke anche nel delineare il ritmo narrativo di ATLA). Gli autori, infatti, concepirono la storia di Aang e dei suoi amici come una trilogia di romanzi fantasy che qualsiasi persona poi avrebbe potuto conservare nella propria libreria, rigettando dunque da subito il classico modello televisivo americano, con infinite stagioni e infiniti episodi (come le serie animate in cui lavorarono per anni e la stessa serie di punta della Nickelodeon, ovvero Spongebob) [8]. La struttura narrativa della serie segue una macro-trama orizzontale che chiarisce sin da subito che si partirà da un punto A per arrivare ad un punto B, senza perdersi in lungaggini inutili. I giovani protagonisti di ATLA sono nati per crescere e maturare nel corso della loro avventura, quindi gli eventi e gli stessi oggetti che indossano influenzano notevolmente l'evoluzione dei personaggi, evitando quindi il comune reset dell'eterno presente tipico della maggioranza dei cartoni americani per bambini [9]. Difatti, gli stessi episodi a trama verticale contengono sempre un contenuto pedagogico atto a far crescere i personaggi per esplorare ed insegnare messaggi e tematiche cardine della serie, argomenti che esplorano i luoghi e le persone che compongono la cosmogonia del mondo umano, naturale e spirituale della serie e che portano lo spettatore a comprendere compiutamente le filosofie e le differenze culturali che permeano il mondo creato da Michael Dante DiMartino e Bryan Konietzko.



Avatar - La Leggenda di Aang (poster) | Daelar Animation
© Nickelodeon | © Dark Horse


Anche l'episodio considerato il più filler di tutti dal fandom e dagli stessi autori, ovvero The Great Divide (1x11), nel suo essere un chiaro episodio molto leggero e di mero raccordo - preso in giro anche dalla serie stessa nella puntata metanarrativa 3x17 - contiene una struttura narrativa e una morale alla Rashomon (1950) di Akira Kurosawa che per un bambino non è affatto scontata. Per riempire e sceneggiare l'intera narrazione dei tre libri, che rappresentano di fatto i tre elementi che Aang dovrà apprendere per diventare un Avatar completo, il duo autoriale chiamò e nominò capo sceneggiatore e co-produttore esecutivo l'amico Aaron Ehasz, conosciuto durante il loro lavoro insieme in Mission Hill, professionista che insieme agli altri sceneggiatori si sarebbe impegnato a recepire le direttive dei Bryke per poi scrivere i singoli episodi. Per quanto riguarda la regia della serie, gli showrunners si rivolsero nuovamente ad amici e a colleghi per trovare e infine selezionare i sei registi che avrebbero diretto tutti i 61 episodi della serie. Il primo nome fu sin da subito Dave Filoni, amico e collega conosciuto ai tempi di King of the Hill e Mission Hill (colui che introdusse Miyazaki ai Bryke) che esordì come regista proprio con ATLA, dirigendo i primi due episodi e il finale della prima stagione. Il suo lavoro encomiabile nella serie fu infatti notato da George Lucas, che lo chiamò a dirigere Star Wars - The Clone Wars (2008), fattore che poi lo avrebbe portato ad abbandonare ATLA per inseguire la sua passione per la macro-saga della Lucasfilm. Questo suo amore per Guerre Stellari riuscì a imprimersi in ATLA nella famosa puntata Jet (1x10), in cui dei combattenti per la libertà vivono liberi su delle case sugli alberi, proprio come gli Ewoks di Endor in Episodio VI - Il ritorno dello Jedi [10]. Altri registi degni di nota furono Lauren MacMullan, che offrì il suo studio casalingo per il test d'animazione a matita dei Bryke, e Joaquim Dos Santos, che diresse magistralmente i due episodi finali, i quali gli fecero vincere un Annie Award, e che nei prossimi anni sarà co-regista degli sperimentali film d'animazione della Sony Spider-man: Across The Spider-verse (2023) e Spider-man: Beyond The Spider-verse (2024).



Spiderman - Across the Spider-verse | Daelar Animation
© Columbia Pictures | © Sony Pictures Animation | © Marvel Entertainment | © TSG Entertainment


I due showrunners, oltre ad occuparsi di supervisionare gli storyboard e realizzarne alcuni per gli episodi cruciali, si occuparono soprattutto di supervisionare l'estetica della serie, lavorando per molti mesi in Corea del Sud con gli animatori e scrivendo diversi episodi. Registi e sceneggiatori sotto la direzione artistica di Bryan Konietzko e Michael Dante DiMartino dovettero imparare a uscire fuori dai loro schemi ancorati allo stile classico dei cartoons americani. Ritmo, toni, azione, fotografia e narrazione avrebbero seguito uno stile molto più anime e cinematografico, a partire dalla scelta delle singole inquadrature, basate soprattutto sul cinema action di Hong Kong e sulle sofisticate coreografie videoregistrate da Sifu Kisu e Manuel Rodriguez [11]. L'ibridazione di tutti questi talenti alla scrittura, alla regia, all'animazione e a tutti gli altri dipartimenti artistici, tecnici e produttivi, portarono di fatto Avatar - The Last Airbender al sottile confine tra televisione e cinema, traguardo che poche altre serie animate sarebbero riuscite a raggiungere negli ultimi due decenni.


Il coronamento tecnico ed estetico di uno dei fantasy più riusciti nel recente campo audiovisivo lo si raggiunse con il Track Team, il duo musicale composto da Benjamin Wynn e Jeremy Zuckerman, già autori del sonoro e del motivo musicale del primo test animato dei Bryke. Benjamin Wynn, una volta finito il college, si trasferì a Los Angeles condividendo l'appartamento con il coinquilino Bryan Konietzko, con cui strinse sin da subito un legame d'amicizia in quanto entrambi musicisti: il primo di professione, mentre il secondo solo per passione. Wynn gli fece conoscere il suo amico ed ex compagno di studi al California Institute of the Arts Jeremy Zuckerman, che spinse naturalmente Konietzko a contattare DiMartino per indurre al progetto ATLA entrambi i musicisti. Ciò che vollero i Bryke fu ingaggiare dei giovani artisti musicali estranei all'industria dell'animazione, degli outsiders che potessero quindi sviluppare una musicalità del tutto nuova in un cartoon statunitense fuori dagli schemi e con pesanti influenze provenienti dal mondo asiatico.



Benjamin Wynn & Jeremy Zuckerman | Daelar Animation
Benjamin Wynn & Jeremy Zuckerman


La scommessa sul talento dei due compositori fu ampiamente ripagata, perché nonostante entrambi avessero un'esperienza musicale antitetica a quella tradizionale asiatica, musica che poi avrebbe caratterizzato la colonna sonora di ATLA, la loro straordinaria duttilità e abilità musicale li portò a studiare le playlist di musiche cinesi fornite da Konietzko e a frequentare corsi privati per imparare degli strumenti asiatici. L'utilizzo, anche anticonvenzionale, di strumenti asiatici come il gujin, il duduk, la pipa, ma anche strumenti africani come il kalimba, conferì definitivamente alla serie una musicalità e sonorità unica nel suo genere. Tracce musicali come The Blue Spirit, Living from the Vine, Last Agni Kai, Peace e Tsungi Horn rappresentano l'apice di una soundtrack ormai diventata iconica, che non ha nulla da invidiare a quelle dei più grandi lungometraggi, sia animati che non [12]. L'apoteosi estetica e audiovisiva la si raggiunge infatti nel gran finale della serie, nel quale tutti gli artisti e le maestranze coinvolte, pur lavorando con lo stesso budget negli ultimi episodi, decisero addirittura di autofinanziarsi e lavorare gratis quando gli showrunners scoprirono che la conclusione epica e catartica di ATLA aveva sforato di un episodio. Eric Coleman, il produttore e direttore dello sviluppo artistico della Nickelodeon, apprezzando tantissimo tutto lo sforzo artistico e autoriale nel portare verso una conclusione un'avventura che aveva fatto la fortuna del network televisivo arancione, acconsentì immediatamente e senza remore alla realizzazione di un episodio extra, il sessantuno, sforando per intero il budget televisivo. A quel punto, i compositori Jeremy Zuckerman e Benjamin Wynn alzarono l'asticella e chiesero direttamente al presidente della Nickelodeon di registrare la colonna sonora degli ultimi quattro episodi, di fatto un lungometraggio d'animazione montato in parti, con una vera orchestra e non all'interno del solito studio sonoro dell'emittente. Il presidente acconsentì, rompendo di fatto il sottile confine fra cinema e televisione, tant'è che il finale della terza stagione fu proiettato al Paramount Theatre per tutti gli addetti ai lavori di Avatar - The Last Airbender e per i dirigenti della Nickelodeon. Il finale, diviso in quattro episodi classici, richiese un maggiore lavoro da parte di tutti gli artisti coinvolti per portare a compimento un viaggio durato quattro anni, ma la devozione per il capolavoro dei Bryke era stata così alta che, alla fine, tutti dettero il massimo per realizzare uno dei fantasy più originali e più influenti degli ultimi vent'anni [13].


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APPROFONDIMENTI


[1] [2] [3] [4] [5] [6] [7] [10] DiMartino, Michael Dante; Konietzko, Bryan (2010). Nickelodeon Avatar: The Last Airbender. The Art of the Animated Series. Milwaukie. Dark Horse Books. ISBN: 978-1-59582-504-9.






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