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  • Immagine del redattoreGiorgio Burani | Redattore

Avatar - The Last Airbender (Parte 5 - Finale): poetica, messaggi, tematiche e personaggi

La grandezza di Avatar - The Last Airbender risiede nella sua incredibile maturità nel saper gestire la sua componente più spettacolare e fantastica - vicina ai gusti dei bambini - e, allo stesso tempo, una sua poetica, molto più connessa al mondo degli adulti, caratterizzata da profondi messaggi pedagogici e da tematiche complesse, serie e mature. Questa sua peculiare dualità ha permesso alla serie animata, perciò, di potersi connettere con un pubblico vasto, eterogeneo e di qualsiasi età, affascinato non solo dall'ottimo intrattenimento, ma anche da una poetica universale ricca di numerosi spunti di riflessione. Il segmento di pubblico pre-adolescenziale potrà quindi godere di una lettura più basilare e superficiale della serie, di un'opera in cui forze del bene e del male si scontrano in una epica battaglia per le sorti del mondo. Il pubblico tardo-adolescenziale e adulto, invece, individuerà i molti parallelismi storici, culturali e politici di Avatar - The Last Airbender con il nostro mondo, fino a coglierne il suo lato più filosofico ed esistenziale. Da questo punto di vista, ATLA ricorda molto i film dello Studio Ghibli. Difatti, nonostante il target dello studio d'animazione giapponese sia quello dei bambini e dei ragazzini (questi ultimi spesso protagonisti dei film), i suoi lungometraggi contengono sempre dei profondi messaggi morali e numerosi sotto-testi sociopolitici pienamente comprensibili solo a un pubblico adulto. Michael Dante DiMartino e Bryan Konietzko ne seguono l'esempio e, in particolare, si ritrovano molto vicini alla poetica di Hayao Miyazaki. Il regista giapponese, oltre a influenzare lo stile della loro animazione e la creazione di alcune loro creature animalesche, ha dunque influenzato profondamente la poetica dei due autori.



Avatar - La Leggenda di Aang | Daelar Animation
© Bryan Konietzko | © Nickelodeon Animation Studio


La serie animata si apre, infatti, su un mondo travolto da una guerra sanguinaria, causata dagli adulti, e solo i giovani protagonisti potranno riportare l'equilibrio e la pace tra le quattro nazioni. Proprio come nei film di Miyazaki, è attraverso il punto di vista innocente dei giovani protagonisti che la serie d'animazione denuncia gli orrori, la brutalità e la sofferenza che causa una guerra, abbracciando così la poetica pacifista, anti-militarista e anti-imperialista miyazakiana. Lo stesso protagonista, Aang, incarna la filosofia non-violenta della serie, che è ispirata a quella buddhista (ahimsa), infatti l'ultimo dominatore dell'aria è contrario non soltanto a qualsiasi forma di violenza contro ogni essere umano, ma anche nei confronti di tutti gli esseri viventi che lo circondano. La puntata Appa's Lost Days (2x16) rappresenta in maniera esemplare questo aspetto cardine della serie, in cui vengono denunciate la cattura, il commercio, la vendita e il maltrattamento che subisce Appa da parte del circo della Nazione del Fuoco e da parte dei bracconieri del deserto di Si Wong. L'episodio, per come è riuscito a descrivere in modo impeccabile la crudeltà che subiscono gli animali nei traffici, legali o illegali, che tuttora perdurano nel mondo, ha permesso al cartoon americano di vincere nel 2007 un Humane Society Genesis Award [1]. La serie abbraccia quindi un forte animalismo, notabile anche nella peculiare caratterizzazione degli animali da compagnia di Aang, oltre che nelle variegate e bizzarre specie di animali ibridi originate dalla mente dei creatori di ATLA. Il protagonista è infatti figlio di una cultura pacifista e in perfetto equilibrio con la natura: i Nomadi dell'Aria, un popolo che è stato completamente annientato dalla Nazione del Fuoco in un vero e proprio genocidio compiuto poco prima della guerra dei cent'anni.



Avatar - La Leggenda di Aang | Daelar Animation
© cbr.com


Tale scoperta, avvenuta nella 1x03 - e approfondita nel corso della serie - nel Tempio dell'Aria del Sud da parte di Aang, Katara e Sokka, mette in luce sin da subito il massimo orrore che possono portare la guerra e la violenza incontrollata di un popolo. Per un cartone indirizzato principalmente a un pubblico di pre-adolescenti, il tema del genocidio diventa un elemento assai drammatico da elaborare e spiegare, ma la serie lo tratta con estrema chiarezza e delicatezza. Lo sconforto totale di Aang nella 1x03, puntata in cui scopre di essere l'ultimo dominatore dell'aria, è emblematico. L'alternanza tra i flashback solari sulla sua vita passata con i Nomadi dell'Aria e la sua rabbia nel presente - che attiva involontariamente lo Stato dell'Avatar - presenta perfettamente quel senso di impotenza e di profonda tristezza che chiunque proverebbe di fronte alle grandi tragedie della storia dell'umanità. L'aver perso per sempre il suo mentore e maestro, Gyatso, insieme a tutti gli amici conosciuti cento anni fa, rende Aang il protagonista, nonché l'eroe, ideale per dover porre fine a una spirale di violenza inutile, insensata e crudele che attanaglia tutti i suoi compagni di viaggio e tutte le persone che incontrerà nel suo lungo cammino come Avatar. L'ultimo dominatore dell'aria, incarnando l'esempio massimo del messaggio pacifista, anti-militarista e anti-imperialista della serie, proprio in virtù di questi principi e valori non ucciderà il sovrano della nazione che ha distrutto tutta la sua cultura, ma gli toglierà "semplicemente" il suo dominio, in modo da renderlo incapace di nuocere al prossimo. Nella serie, ogni proposito di vendetta o di rivalsa, che sia fisico o psicologico, non viene quindi preso in considerazione, ma si predilige coerentemente un ideale di giustizia che possa portare alla soluzione più pacifica e diplomatica possibile, in cui lo scontro, se deve avvenire, deve essere sempre l'ultima opzione disponibile.



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© Dark Horse Comics | © Nickelodeon


Qualsiasi forma di violenza su qualsiasi essere vivente è infatti condannata dalla serie, in linea con la sua filosofia buddhista, ma non per questo non viene mostrata. ATLA, seppur non possa mostrare esplicitamente il sangue e la morte - per via del suo principale target pre-adolescenziale - riesce comunque a mettere in scena, o a suggerire, l'enorme sofferenza che può provocare una guerra: un genocidio, un lutto, un trauma, una prigionia, un campo di profughi, una mancanza genitoriale, dei soldati e delle persone comuni ferite dalla guerra, un'occupazione militare e, infine, dei danni ambientali che un conflitto bellico può provocare. Avatar - The Last Airbender preferisce dunque concentrarsi sulle conseguenze drammatiche che può portare una guerra sulle persone comuni, lasciando in secondo piano le battaglie, in cui vari eserciti si scontrano, tipiche dei fantasy per adulti, prediligendo invece il viaggio introspettivo dei giovani protagonisti nel riportare la pace e l'equilibrio nel mondo. Non per questo non vengono mostrati i soldati di entrambi gli schieramenti, inoltre alcune battaglie in cui vengono coinvolti inaspettatamente i protagonisti vengono mostrate nella serie in maniera diretta. ATLA, perciò, non si dimentica di essere ambientata in un mondo in guerra, dimostrando ancora una volta la sua incredibile capacità spettacolare e visiva nel piccolo schermo nella rappresentazione di vere e proprie battaglie. Emblematica è la battaglia contro la Nazione del Fuoco da parte dei nuovi abitanti del Tempio dell'Aria del Nord, che usano il loro vantaggio aereo per poter vincere contro il nemico; oppure l'invasione del Polo nord, che vede lo scontro tra la potente flotta dell'ammiraglio Zhao e la fortezza della Tribù dell'Acqua del Nord; o meglio ancora l'invasione nel giorno del sole nero, dove il Team Avatar e tutti i suoi alleati, grazie a un'eclissi solare, usano il loro acume ingegneristico e strategico per penetrare nella capitale della Nazione del Fuoco.



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© Dark Horse Comics | © Nickelodeon


Tutte queste battaglie, dall'esito positivo o negativo, sottolineano in modo rimarcabile il coraggio, l'ingegno e l'incredibile forza di volontà che un popolo attaccato - soprattutto se militarmente più debole dell'avversario - deve saper abbracciare per poter difendere la propria libertà. Il fallimento dell'invasione del giorno del sole nero, tuttavia, sottolinea come un'azione bellica, soprattutto se offensiva, non è sempre la soluzione ideale per la risoluzione di un conflitto. Il Team Avatar si allontanerà così nuovamente dalla manifestazione più esplicita e cruda di una guerra, come una battaglia, per ritornare a intraprendere il suo destino originario, ossia aiutare l'Avatar a imparare i quattro elementi e, finalmente, a sconfiggere la Nazione del Fuoco nel migliore modo possibile, attraverso l'aiuto di Zuko, Iroh e il Loto Bianco, senza inutili spargimenti di sangue di vite innocenti.


La Nazione del Fuoco incarna invece il male assoluto ed è la causa principale del dolore che prova la maggior parte dei protagonisti della serie animata. Tale nazione è infatti il classico "regno del male" che gli eroi di un qualsiasi mondo fantasy devono sconfiggere per liberare il pianeta. La Nazione del Fuoco è infatti equiparabile, per potenza e crudeltà, all'Impero Galattico della saga Star Wars. Vi è a capo un monarca assoluto, se non un vero e proprio dittatore, la cui carica viene denominata "Signore del Fuoco" e, nel periodo in cui si svolge la serie, viene detenuta da Ozai, il padre del co-protagonista Zuko. Lo spietato leader guida quindi una nazione totalitaria, bellicista, imperialista, colonialista, suprematista e genocida che richiama politicamente, geograficamente e geopoliticamente il Giappone imperiale di inizio anni '30 nella sua grande espansione territoriale e coloniale a danno di tutte le popolazioni affacciate sull'Oceano Pacifico occidentale.



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© Caleb Thomas | © Nickelodeon


La presenza di una forte rivoluzione industriale, unita a un grande avanzamento tecnologico del proprio arsenale militare, è un altro elemento in comune con il Giappone di quell'epoca. Il "Paese del Sol Levante", infatti, in passato sfruttò tale modernità tecnologica per proiettare la sua potenza marittima, nonché talassocratica, sulla sua sfera d'influenza nel Pacifico occidentale, in modo da potere invadere, massacrare e colonizzare tutti i popoli asiatici indifesi che non riuscivano a raggiungere quella piena compiutezza geopolitica, industriale e militare. La presenza costante della marina della Nazione del Fuoco, all'inseguimento del Team Avatar fino allo stretto mare interno vicino a Ba Sing Se, evidenzia la chiara vocazione marittima e talassocratica che solo alcuni imperi nella storia sono riusciti a raggiungere, fino a diventare delle vere e proprie potenze globali in grado di controllare quasi ogni angolo del pianeta. Difatti, il dominio dei mari della Nazione del Fuoco, l'occupazione militare pressoché totale delle coste e, infine, la creazione di numerose colonie nel Regno della Terra sono tutti degli espliciti rimandi allo scenario geopolitico del Pacifico durante la Seconda guerra mondiale. ATLA costruisce quindi perfettamente un'allegoria geopolitica, storica, politica e culturale del nostro mondo, in cui la Nazione del Fuoco, seppur molto simile al Giappone imperiale della prima metà del Novecento, può essere vista anche come una qualsiasi nazione imperialista e totalitaria come la Germania nazista, Paese europeo con cui condivide l'uso massiccio di campi di lavoro forzato e la vena genocida. L'utilizzo della Cometa di Sozin per radere al suolo il Regno della Terra da parte di Ozai, ricorda infatti molto la soluzione finale della questione ebraica ideata dai nazisti.



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© Nickelodeon


Lo stesso genocidio compiuto sui Nomadi dell'Aria da parte della Nazione del Fuoco - sempre utilizzando la Cometa di Sozin, cento anni prima, dallo stesso Signore del Fuoco da cui prende il nome - non può che ricordare l'invasione del Tibet da parte della Repubblica Popolare Cinese e, di conseguenza, anche i relativi massacri compiuti dalla Cina maoista sui monaci tibetani buddhisti negli anni '50. La fuga del Dalai Lama dal Tibet è simile al percorso di Aang, un viaggio in cui il giovane dominatore dell'aria, una volta fuggito dal Tempio dell'Aria del Sud per via delle pressioni che subiva dai suoi maestri per diventare un Avatar perfetto, si ritrova, dopo cento anni dentro un iceberg, a dover fare i conti con il proprio senso di colpa per aver abbandonato il suo popolo, quest'ultimo ormai estinto per via della sua assenza nel momento del bisogno. Questo parallelismo con il complesso e controverso rapporto tra la Cina di Mao e il Tibet porta la Nazione del Fuoco ad essere, nel promuovere atti violenti, non solo una allegoria del Giappone imperialista del primo Novecento, ma anche degli imperi cinesi, specialmente di stampo legista. Inoltre, esteticamente e dal punto del vestiario e delle architetture, la nazione bellicista richiama fortemente la cultura cinese, così come il culto divino del sovrano. La propaganda della Nazione del Fuoco, illustrata egregiamente nella 3x02, trasforma questo culto divino del sovrano come figlio del cielo (tianzi) in un'adorazione politica - come il culto della personalità di un dittatore - connessa a un forte senso patriottico, suprematista e ultra-nazionalista che inibisce qualsiasi estroversione ed espressione artistica del popolo. La ferma disciplina, l'estrema compostezza del "buon cittadino" e la forza (shi) che quest'ultimo deve esercitare sul prossimo, come prevede la filosofia legista, le si possono vedere anche come le classiche norme comportamentali di un qualsiasi regime totalitario.



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© Ben Charman | © Nerdist


L'obiettivo della Nazione del Fuoco è, infatti, quello di plasmare il singolo individuo sin dalla sua giovinezza per diventare un mero automa al completo servizio dello Stato e, dunque, unicamente funzionale alla sua visione ideologica e geopolitica. La serie animata, tuttavia, non si irrigidisce in un'univoca visione maligna della Nazione del Fuoco, prediligendo quindi uno sguardo sensibile e maturo alle complessità culturali di uno Stato che non diventa un "impero del male" senza motivo, anzi, ne si approfondiscono le cause e le anime che resistono alle ideologie legista ed imperialista dominanti nella nazione. La narrazione dei Bryke, dunque, si discosta dai semplicisti manicheismi del fantasy, in cui esistono divisioni nette tra il bene e il male, infatti la Nazione del Fuoco, pur essendo il nemico e il male da sconfiggere che dilaga nel mondo, non assume le caratteristiche totalizzanti del "male puro" come lo possono essere l'Impero Galattico o il regno di Mordor. ATLA affonda le sue radici culturali nel nostro mondo e ne vuole riflettere tutte le sue complessità e le sue contraddizioni, a volte sfumate e difficili da spiegare, soprattutto a un pubblico pre-adolescenziale. Come in tutte le nazioni che perseguono l'egemonia geopolitica per dominare il mondo, ci sono delle cause e radici profonde che portano quest'ultime a cambiare fino a compiere atti orrendi e deplorevoli. Nel cruciale episodio The Avatar and the Firelord (2x06) viene infatti spiegata l'origine della guerra dei cent'anni attraverso l'amicizia, la inimicizia e i differenti pensieri del Signore del Fuoco Sozin e dell'Avatar Roku sulla Nazione del Fuoco e sul mondo.



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© Dark Horse Comics | © Nickelodeon


Nel flashback, rivissuto in prima persona da Aang attraverso il mondo degli spiriti, sotto la guida di Roku, lo spettatore con gli occhi del protagonista apprende quanto l'idea egoistica di un singolo sovrano di voler accrescere il benessere e la gloria della propria nazione possa finire con l'andare a discapito di tutte le altre. La guerra nasce sempre nelle sfere alte del potere e andrà sempre a nuocere ai popoli, indipendentemente che questi ultimi appartengano alla nazione che inizia il conflitto o a quella che si difende. Le vittime della guerra dei cent'anni non sono dunque solo le persone che appartengono alle altre tre nazioni attaccate come Katara - che ha perso la madre in tenera età - ma anche Iroh, il grande generale chiamato un tempo il Dragone dell'Ovest, che dopo avere perso il proprio figlio Lu Ten nel leggendario assedio di Ba Sing Se, decide di abbandonare l'ideologia legista della sua famiglia per intraprendere un percorso pacifista e di perfezionamento interiore taoista. La critica di stampo anti-bellicista, anti-imperialista, anti-militarista, anti-colonialista, anti totalitarista e anti propagandista della serie non condanna quindi soltanto i danni materiali e psicologici che può provocare una guerra, ma anche i suoi effetti dannosi all'interno della stessa famiglia reale della Nazione del Fuoco. Zuko ne è l'esempio lampante, un principe esiliato da suo padre, in quanto ritenuto irrispettoso durante un consiglio di guerra quando, in realtà, manifestava una sincera preoccupazione per un reggimento di giovani soldati condannati a una carneficina per una mera tattica militare. Punito severamente, con una grande cicatrice sulla parte sinistra del suo volto dopo un traumatico Agni Kai contro il padre, Zuko nella sua costante caccia all'Avatar in giro per il mondo apprenderà finalmente gli orrori della guerra e il clima di odio che perpetra la sua nazione, che è uno specchio riflesso della sua stessa famiglia disfunzionale, in particolare di suo padre Ozai e di sua sorella Azula.



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© thefenrir | © deviantart.com


Questi ultimi rappresentano in carne ed ossa il pensiero cardine del legismo, dove i principi di forza (shi), di manipolazione e di sopraffazione devono essere alla base di ogni rapporto umano, perché è solo incutendo paura e timore al prossimo che lo si potrà dominare e, di conseguenza, secondo tale logica si controllerà e governerà efficacemente il proprio popolo. Inizialmente Zuko, come tutti i bambini della Nazione del Fuoco, aderisce a questo indottrinamento legista e alla propaganda bellicista della sua nazione. A differenza di Azula, però, data la sua natura benevola influenzata da sua madre Ursa, che incarna metaforicamente la grazia - insieme a suo zio Iroh - del tutto opposta alla natura maligna e legista del padre atta a dominare, non vi aderisce mai completamente e per questo viene rimproverato dai suoi consanguinei legisti di essere soltanto un debole. Ma sarà proprio da questa sua presunta debolezza benigna che Zuko trarrà la sua vera forza, ossia la virtù confuciana-taoista (de) che riuscirà a manifestare soltanto grazie al suo viaggio di formazione fuori dalla sua nazione e grazie alla presenza di due reali figure genitoriali molto importanti per il suo cammino: una materna, Ursa, e una paterna acquista, Iroh. La dualità legista e confuciana-taoista del personaggio si riflette anche nella sua discendenza, infatti il giovane principe, rispolverando il passato glorioso e pacifico della sua nazione, scoprirà di discendere non solo da suo bisnonno, Sozin, ma da parte materna anche da suo bisnonno, l'Avatar Roku. Questa dualità - e allo stesso tempo conflittualità interiore - lo porterà finalmente a intraprendere il suo vero destino, in linea con il dao confuciano di "uomo nobile" (junzi), nel quale sarà il suo indiscutibile umanesimo ad aiutarlo a riallacciare i rapporti con il Team Avatar, con lo zio Iroh e a riportare finalmente la pace nel mondo, diventando proprio egli stesso il nuovo Signore del Fuoco.



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Azula, d'altro canto, non riesce invece a distaccarsi dalla narrazione legista, prevaricatrice e immorale della sua nazione, in quanto gelosa della relazione positiva tra Zuko e sua madre e ciò la porterà così a rifugiarsi nelle braccia di suo padre, che la indottrinerà sempre di più nella sua ideologia, fino a spingerla a un maniacale perfezionismo nel dominio del fuoco che le darà la particolare fiamma blu. La figlia prodigio cresce quindi solo per la ricerca dell'approvazione del padre, che però quest'ultimo non ricambia con vero affetto e con amore, bensì attraverso un mero riconoscimento della sua incredibile forza e nell'essere il suo perfetto clone. Vivere in un ambiente tossico e violento come la corte reale di una nazione profondamente imperialista e in una famiglia disfunzionale, porterà la giovane ragazza a sviluppare la sua innata perfidia, il suo graduale allontanamento dalla madre - e da suo fratello - e, infine, il suo definitivo tracollo psichico quando si accorgerà di non avere più il controllo sulle sue amiche Mai e Ty Lee. La ragazza adolescente, essendo il prodotto disfunzionale di una cultura basata sulla dominazione e sulla sopraffazione del prossimo, come ad Azula ha sempre insegnato suo padre, non riesce più a gestire normalmente un rapporto pari con un altro essere umano, perché tenderà sempre a sfruttarlo e a dominarlo a suo piacimento per i suoi fini egoistici. Il finale della serie mostra egregiamente e in modo "orrorifico" - simile a Shining (1980) di Kubrick - la sua discesa nella completa follia e in una profonda tristezza - sottolineata dalle sue fiamme blu - e proprio queste ultime la porteranno ad adottare una serie di comportamenti paranoici e ossessivi come esiliare tutti i servitori di corte, tra cui le stesse guardie imperiali e il Dai Li, non potendosi più fidare di nessuno dopo il tradimento delle sue amiche. Il ritratto tragico che ne esce è l'animo corrotto e la psiche spezzata di un'adolescente traviata da un ambiente ideologico e da uno scenario desolante come quello bellico e imperialista, che porta a tirare fuori il peggio delle persone e a metterle su una strada difficile da abbandonare.



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Gli autori della serie riflettono quindi egregiamente sulle sfumature che contraddistinguono anche il nostro mondo, dove non esiste un bene e un male assoluto, ma un'umanità che è in equilibrio o in disequilibrio con sé stessa, in quanto perennemente influenzata da fattori interni ed esterni che a volte possono presentarsi alquanto incontrollabili. Ne è un esempio lampante - e tremendamente pedagogico - l'episodio The Headband (2x02), in cui Aang finisce in una scuola della Nazione del Fuoco e scopre che, nonostante la propaganda a cui sono sottoposti gli studenti, essi non sono dei mostri ultranazionalisti e violenti come si aspettava. I giovani sudditi della Nazione del Fuoco, in effetti, sono semplicemente ragazzi normali come il Team Avatar ma vittime di un sistema che li reprime, anche caratterialmente, tant'è che sarà proprio Aang a insegnare nuovamente l'antica danza della Nazione del Fuoco ai suoi nuovi compagni di classe. Questa poetica riprende la cosmologia e la filosofia cinese dello Yin e dello Yang, in cui una forza opposta non esclude mai l'altra, ma la completa. Bene e male sono dunque le due facce della stessa medaglia, due forze che si riflettono anche nella manifestazione fisica del dominio (qi) dei dominatori, che è infatti un tutt'uno con la loro interiorità emotiva e caratteriale. Non mancheranno quindi sentimenti e stati d'animo violenti, contrastanti, conflittuali e oscuri che prenderanno il sopravvento, anche sugli stessi protagonisti, ma soprattutto sulle persone apparentemente benevole al di fuori della Nazione del Fuoco. La serie animata mostra dunque come una guerra influenzi negativamente anche la forma mentis delle sue stesse vittime, come Jet e Hama, due personaggi appartenenti al popolo della terra e dell'acqua che hanno deciso di intraprendere una crociata contro la Nazione del Fuoco utilizzando qualsiasi mezzo.



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La loro moralità viene dunque corrotta dalla loro rabbia e dal loro odio incondizionato per il loro nemico, fino a diventare una vera ossessione, portandoli a riversare tutto il loro dolore sulla gente comune della Nazione del Fuoco, che è del tutto innocente e impotente di fronte alla traiettoria ideologica e politica delle alte gerarchie del potere dello Stato. La guerra, perciò, non risparmia nessuno e può facilmente corrompere l'animo delle persone guidate dalle più nobili intenzioni, trasformandole nella peggiore versione di loro stessi e specchio dello stesso male che vogliono tanto combattere. La serie, dunque, condanna apertamente la filosofia per cui il fine giustifica i mezzi, e tale caratteristica si riflette perfettamente anche nella sua critica all'autoritarismo del Regno della Terra, lo stato ritenuto l'antemurale del mondo libero dal giogo della Nazione del Fuoco. Il Team Avatar, una volta arrivato alla capitale Ba Sing Se, scopre che in realtà la città, e dunque tutto il regno, è nelle mani dall'astuto e scaltro ministro della cultura Long Feng. Il politico, infatti, governa nell'ombra al posto del Re della Terra, dato che il sovrano non è altro che un ingenuo e un inesperto nel governare il suo enorme Stato. Il ministro, avendo conquistato una tale posizione di potere all'interno del regno grazie al controllo del Dai Li - la polizia segreta di Ba Sing Se creata secoli prima per proteggere le tradizioni culturali della città e lo stesso re - di fatto ha creato un governo autoritario e orwelliano che impedisce a chiunque di esprimersi sulla guerra in corso. La serie critica quindi il governo autoritario di Long Feng, che per mantenere un ordine utopistico di pace a Ba Sing Se, rapisce e tortura psicologicamente chiunque nomini la guerra, rinchiudendolo infine nel lago Laogai, una prigione segreta sotto un lago che gli agenti del Dai Li utilizzano per fare il lavaggio del cervello ai "dissidenti".



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Non a caso, il nome "Dai Li" è ispirato all'omonimo capo dei servizi segreti sotto il comando di Chiang Kai-shek - il leader del partito nazionalista cinese dal 1928 al 1975 - che conquistò un notevole potere nella Repubblica di Cina (1912-1949) [2]. La critica della serie è dunque rivolta principalmente ai metodi di "rieducazione" del regime cinese attraverso i cosiddetti laogai, ossia campi di prigionia e di lavoro forzato con l'obiettivo di "rieducare politicamente" i nemici politici del partito comunista. Lo scopo di questo trattamento è, infatti, quello di ripulire ideologicamente il cittadino e di renderlo totalmente fedele al regime politico. La sua orrenda manifestazione la si può osservare nel tragico arco narrativo di Jet a Ba Sing Se, ormai condannato ad essere un burattino nelle mani di Long Feng. Il machiavellico ingranaggio del potere che consente allo spietato ministro di influenzare il Re della Terra e di tenere in pugno la capitale in uno stato di polizia, gli consentirà di accrescere egoisticamente il suo smisurato potere a discapito degli stessi interessi nazionali del suo Paese. La critica antiautoritaria della serie vede, infatti, i Dai Li schierarsi con Azula - sotto la supervisione di Long Feng - per riprendere il potere dalle mani del Re della Terra, ma il meschino ministro scoprirà amaramente che i suoi stessi uomini hanno scelto la più scaltra principessa della Nazione del Fuoco come nuovo leader, consegnando quindi le chiavi del regno direttamente al nemico pur di preservare il loro potere. La critica della serie a qualsiasi forma d'autorità si riflette platealmente nell'episodio The Earth King (2x18), puntata in cui il Team Avatar decide di assaltare "pacificamente" il palazzo reale del Re della Terra dopo tutti i sotterfugi e le violenze, compiute da Long Feng, che hanno impedito fino a quel momento ai protagonisti di rivolgersi direttamente al re per parlargli della guerra dei cent'anni.



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La rottura e le trasgressioni alle regole, alle leggi e alla burocrazia del Regno della Terra non sono altro che uno sfogo decisamente lecito dei protagonisti nei confronti di qualsiasi forma d'autorità politica. Quest'ultima, quando si presenta nel corso della serie, indipendentemente a che nazione appartenga, quasi sempre limita le libertà dei singoli individui appartenenti a uno Stato o a una comunità. Il Team Avatar rappresenta infatti il modello libertario opposto al rigido schema di regole e regolamenti che governano le quattro nazioni, infatti tutti i membri, seppur rappresentando diversi popoli, sono uniti sempre da un unico e profondo valore che travalica qualsiasi confine culturale e geografico: l'amicizia. Avatar - The Last Airbender diventa infatti portavoce di un cosmopolitismo universale e ideale rappresentato attraverso una profonda amicizia, tra i membri del Team Avatar, in grado di abbattere qualsiasi differenza socioculturale. La naturale reciprocità e la necessaria libertà individuale tra Aang, Katara, Sokka, Toph Beifong e Zuko sono valori contrastanti e allo stesso tempo unificanti, per cui il singolo individuo, pur con profonde differenze rispetto agli altri, non può fare a meno del continuo confronto con gli altri esseri umani. Riprendendo i fondamentali valori confuciani del ren, dell'apprendimento e della pietà filiale, i giovani protagonisti soltanto viaggiando insieme scopriranno il vero significato dell'amicizia, dell'altruismo, della speranza, del coraggio, della sincerità, del perdono, della compassione, dell'amore, dell'umiltà, della tolleranza e, infine, della virtù. È dunque solamente grazie al viaggio in groppa ad Appa che i protagonisti potranno finalmente fare esperienza del mondo e, di conseguenza, di loro stessi, perché il loro conflitto interiore si specchia perfettamente con quello che attanaglia il loro mondo.



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La continua ricerca di un equilibrio interiore e del perfezionamento della propria persona, facendo esperienza anche dell'errore, sarà infatti fondamentale per i protagonisti, è sarà solo così che essi riporteranno quella stessa pace interiore anche nel mondo, liberando finalmente quest'ultimo da una spirale di sofferenza durata cento anni. Il catartico viaggio di formazione dei protagonisti si intreccia quindi perfettamente con il mondo circostante, e non sarà un caso, infatti, che saranno proprio loro a favorire la creazione della Repubblica delle Nazioni Unite, ossia un quinto Stato in cui potranno vivere in pace e in armonia i dominatori e non dominatori di tutto il mondo. Il modello libertario, progressista e cosmopolita del Team Avatar si rifletterà dunque anche nel mutamento geo-politico del loro mondo dopo la guerra dei cent'anni, proiettando l'umanità, finalmente in pace, verso orizzonti nuovi e impensabili quando vigeva il clima bellico di terrore che divideva profondamente le quattro nazioni. Sta quindi al singolo individuo cambiare il proprio destino in virtù del suo libero arbitrio, perché è solo da un profondo cambiamento interiore che il suo spirito potrà migliorare, ed essendo l'uomo figlio dell'ambiente ad esso circostante, egli migliorerà anche quest'ultimo. Questa correlazione etico-morale tra l'uomo e il proprio ambiente, ispirata soprattutto alla cosmologia e alla filosofia cinese, riprende un altro dei temi classici della poetica di Hayao Miyazaki, ossia quello dell'ecologismo. L'equilibrio tra uomo e natura, come quello tra il mondo degli uomini e il mondo degli spiriti, deve essere preservato a ogni costo, pena il disequilibrio e il collasso del pianeta [3]. La Nazione del Fuoco, essendo l'unico Stato ad aver sviluppato una vera rivoluzione industriale nel mondo di Avatar, antepone all'equilibrio naturale del globo il proprio sfrenato progresso scientifico per sviluppare il suo militarismo e i suoi sogni egemonici.



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Gli effetti collaterali di questa visione scientista si possono osservare non solo nel martoriamento ambientale dei territori conquistati, ma anche all'interno della Nazione del Fuoco, terra in cui le fabbriche, inquinando l'acqua e l'aria circostante, compromettono la salute del suo stesso popolo, come illustra egregiamente l'episodio The Painted Lady (2x03). La critica ambientalista di ATLA raggiunge il suo culmine nel finale della prima stagione, momento in cui l'ammiraglio Zhao, pur di sconfiggere la Tribù del Nord per acquisire un prestigio incommensurabile nei libri di storia, uccide lo spirito della Luna, gettando perciò il mondo nel completo caos. La manifestazione infuriata e divina dello spirito dell'oceano - decisamente simile alla manifestazione finale del "Dio Bestia" in Principessa Mononoke (1997) di Miyazaki - che spazza via tutta la flotta della Nazione del Fuoco, oltre che prendere con sé l'ammiraglio Zhao nel mondo degli spiriti, sublima perfettamente quel senso di rivalsa della natura nei confronti del peccato mortale compiuto dall'uomo votato alla distruzione del suo stesso ambiente. Un altro elemento in comune tra Avatar - The Last Airbender e la poetica miyazakiana è la rappresentazione di forti personaggi femminili nella narrazione. La serie abbraccia totalmente il femminismo, a partire dal personaggio di Katara, la cui creazione è ispirata alle diverse sorelle dei due showrunners. La giovane dominatrice dell'acqua, infatti, sfida apertamente la cultura patriarcale della Tribù dell'Acqua del Nord, in cui alle donne è vietato usare il dominio dell'acqua per combattere tranne che per curare. Il duello tra Katara e il maestro Pakku rappresenta pienamente questa componente femminista della serie, critica che mostra l'ottusità e la stupidità maschile di fronte al potenziale inespresso delle donne.



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© Dark Horse Comics | © Nickelodeon


Ne è un esempio lampante Sokka, che rappresenta lo stereotipo del classico ragazzo maschilista cresciuto con l'idea che solo lui può svolgere determinati compiti da "guerriero" come proteggere la tribù e praticare la caccia, e per questo si scontra spesso con sua sorella, che ovviamente pensa all'opposto. Una volta umiliato dalle Guerriere Kyoshi e, in particolare, dalla loro leader, Suki, il giovane ragazzo della Tribù dell'Acqua del Polo Sud imparerà a rispettare il genere femminile e a impegnarsi nell'arte del combattere, passando quindi dall'essere il classico zoticone di campagna a diventare un vero e proprio guerriero. La forza di Sokka, tuttavia, non risiede tanto nell'uso della spada o nella sua forza fisica, bensì nel suo grande coraggio, nella sua intelligenza nell'elaborare sofisticate strategie di combattimento e nel riuscire a guidare il Team Avatar in giro per il mondo, caratteristiche che lo porteranno a diventare un vero uomo di valore.


Non mancano personaggi femminili in ATLA dotati di una capacità di combattimento superiore a quella dei maschi, come Katara stessa e la task force di Azula composta da Mai e Ty Lee. È Toph, tuttavia, l'icona femminista per eccellenza della serie, che nella clamorosa puntata The Blind Bandit (2x06) appare subito come una bassa e gracile dominatrice della terra cieca per poi sconfiggere clamorosamente tutti i suoi avversari maschi e machisti in una competizione per il titolo di miglior dominatore del Regno della Terra. La parodizzazione del mondo del wrestling e la sovversione delle aspettative, in cui una bambina oblitera uomini più grandi di lei, rappresenta divinamente la decostruzione che i Bryke compiono sul machismo, insegnando che non è la forza fisica a renderti potente, ma la tua forza interiore, ispirata alla virtù (de) taoista-confuciana.



Avatar - La Leggenda di Aang | Daelar Animation
© Peter Wartmarn | © Dark Horse Comics | © Nickelodeon


Difatti, la migliore dominatrice della terra soffre di cecità congenita (caratteristica che la avvicina ai primi dominatori della terra in assoluto, ovvero le talpe-tasso), un handicap che però da debolezza viene trasformato nella sua più grande forza grazie al suo enorme talento. Sarà infatti Toph a scoprire il dominio del metallo, proprio perché il suo handicap ha amplificato tutti i suoi altri sensi fino a farla diventare l'essenza stessa del dominio della terra. ATLA, dunque, ha a cuore anche la disabilità. Un personaggio disabile come Teo, pur essendo costretto a sedere su una sedia a rotelle per via di un incidente alle sue gambe, riesce comunque a diventare il miglior pilota del Tempio dell'Aria del Nord e a tenere testa ad Aang in una gara di volo. La serie animata trasforma quindi le fragilità e le presunte debolezze dei personaggi nella loro più grande forza, senza tuttavia dimenticarsi che quest'ultime sono anche ciò che li rende umani e vulnerabili. La fallibilità, i traumi, le paure e gli errori dei protagonisti vengono infatti continuamente messi in scena, proprio per insegnare pedagogicamente sia agli adulti che ai bambini che sono le nostre imperfezioni a renderci tremendamente umani, e che la vita stessa è un continuo apprendere per migliorarci come persone. Sarà proprio dopo un lungo e tortuoso viaggio di formazione che i protagonisti di ATLA riusciranno a raggiungere quella condizione ideale ed esistenziale di pace interiore che consentirà al Team Avatar di poter finalmente riportare quella stessa pace tra le quattro nazioni.


Conclusione


Avatar - The Last Airbender di Michael Dante DiMartino e Bryan Konietzko dimostra, dopo quasi vent'anni dalla sua prima trasmissione in televisione, di essere una serie animata capace tuttora di affascinare e di far riflettere un pubblico vasto ed eterogeneo.



Avatar - La Leggenda di Aang | Daelar Animation
© Bryan Konietzko | © Nickelodeon


Il cartoon americano per ragazzi e ragazze, grazie alla sua sapiente e brillante ibridazione di una moltitudini di stili e influenze culturali e filosofiche differenti, ha dato vita a una mitologia originale, unica e irripetibile nel panorama animato seriale statunitense. ATLA, infatti, trascendendo i confini classici di un medium audio-visivo come solo poche saghe sono riuscite a fare nella storia, diventa il perfetto specchio della nostra realtà, con lo scopo di guidare l'umanità verso un futuro migliore. L'obiettivo utopico degli autori è, infatti, quello di far intraprendere all'uomo un sentiero d'unione, pace e tolleranza che deve essere alla base di qualsiasi rapporto con il prossimo e tra i vari Stati che compongono il nostro mondo. Tale pensiero universale, umanista e cosmopolita ricorda molto quello dell'Occidente post-Seconda guerra mondiale, una visione che viene ripresa ottimamente e catarticamente da Zuko quando, da nuovo Signore del Fuoco, si rivolge ai rappresentanti delle quattro nazioni per indicare un nuovo futuro per il mondo, fatto di pace, di armonia e prosperità dopo cento anni di guerra e sofferenze. La realtà odierna, invece, è ormai ben lontana da questa visione, che aveva caratterizzato anche i primi decenni della globalizzazione, facendo presagire un mondo sempre più bellicoso, diviso, serrato e opportunista che potrebbe ricadere nell'incubo della guerra da un momento all'altro. L'universo di Avatar - The Last Airbender, essendo un perfetto specchio della nostra realtà, con il sequel The Legend of Korra (2012/2014) esplorerà in modo più maturo le complessità e i conflitti che possono sorgere anche in tempi di pace, ma questa sarà un'altra storia, che verrà analizzata a dovere prossimamente. Intanto, gli Avatar Studios guidati da Michael Dante DiMartino e Bryan Konietzko, con la nuova trilogia di lungometraggi, insieme ad altri progetti annessi ancora non annunciati, sembrano far presagire che il franchise di ATLA abbia ancora qualcosa da raccontare. Data l'eclettica creatività e l'universale visione dei Bryke - autori che hanno rivoluzionato l'animazione anglofona seriale, a partire dall'aspetto produttivo fino ai profondi sotto-testi delle loro opere - sicuramente il pubblico potrà concedere, ancora una volta, fiducia ai creatori dell'universo di ATLA per una terza immersione in un mito che, per ora, non ha mai smesso di sorprendere.


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APPROFONDIMENTI


[1] DiMartino, Michael Dante; Konietzko, Bryan (2010). Nickelodeon Avatar: The Last Airbender. The Art of the Animated Series. Milwaukie. Dark Horse Books. ISBN: 978-1-59582-504-9.


[2] DiMartino, Michael Dante; Konietzko, Bryan; Hedrick, Tim (2010). Audio Commentaries "Lake Laogai". Nickelodeon. [Link video assente | Documentario reperibile negli "extra" dell'edizione in bluray "Avatar The Legend of Aang the Complete Series"]


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