Gli anni '80 hanno permesso a una vasta sotto-cultura lontana dagli ideali dominanti di affermarsi in campo artistico e, dunque, cinematografico. Nel medium dell'animazione, Ralph Bakshi sicuramente ricopre il ruolo di principale promotore e autore di tale movimento di protesta concettuale e visuale, una new wave dell'animazione che dal 1972 ha cominciato a spargersi negli Stati Uniti d'America a macchia d'olio. Dopo aver prodotto una prima trilogia "urbana" ambientata nei sobborghi di New York [1] e dopo aver realizzato film audaci e sperimentali come Wizards (1977), Il Signore degli Anelli (1978) e American Pop (1981), Bakshi decide di proseguire la propria analisi pulp e neo-noir della Grande Mela. Nel corso della sua carriera, il regista era riuscito a narrare la storia di N. Y. C. dal 1901 fino all'inizio degli anni '80, sia attraverso il suo capolavoro assoluto [2], sia tramite i lungometraggi Fritz the Cat (1972), Heavy Traffic (1973) e Cookskin (1974), opere che interrogavano in maniera approfondita, cruda e fortemente simbolica l'ambiente metropolitano newyorkese dei primi anni '70. L'unico periodo che l'artista non aveva ancora avuto modo di indagare a fondo erano gli anni del rock 'n' roll, della "brillantina", dei capelli cotonati e dei colori pastello - i cosiddetti Fifties - siccome in American Pop erano stati inseriti soltanto come collante tra l'epoca post-Seconda guerra mondiale e i moti rivoluzionari degli anni '60.
In realtà, Bakshi già dopo Coonskin aveva cominciato a produrre una prima opera mista, ovvero in parte ripresa e in parte animata sia in rotoscopio che in tecnica tradizionale, sugli anni '50, tuttavia tale lungometraggio surreale e fortemente violento era stato immediatamente bloccato e bocciato dalla casa di distribuzione Warner Bros. Entertainment [3]. Solo nel 1981, dopo il successo di American Pop e di Heavy Metal, altro classico contro-culturale del medium [4], il regista riesce a convincere i vertici dell'azienda a sostenere il suo film a tema beatnick e doo-wop. Nasce così Hey Good Lookin', opera fortemente satirica e venefica che descrive gli anni '50 a New York in tutto il loro squallido splendore. Il lungometraggio approvato dalla Warner Bros riduce purtroppo l'idea di Bakshi a una versione animata e abbastanza cruenta di West Side Story (1957), nella quale dei nuovi Jets e Sharks cambiano di poco e nulla gli aspetti fondamentali della trama. Nonostante dei forti richiami a Mean Streets (1973) di Martin Scorsese, anche per via delle voci di Richard Romanus e di David Proval, alla Nuova Hollywood, al fenomeno glam punk grazie alla comparsa del gruppo New York Dolls, alla street dance - popping - e alle prime comunità queer, Bakshi non riesce a creare un'opera che tratti i Fifties in maniera del tutto inedita, se non per le incongruenze storico-artistiche che il regista inserisce appositamente nel racconto per poter donare ad alcune sequenze una valenza autoriale.
Se, da una parte, il regista punta a rendere eccentrici gli eventi e sperimenta soluzioni audio-visive per amalgamare i vari stili tra live-action e animazione, dall'altra la Warner Bros riesce a rendere l'opera un prodotto che, per quanto anticonvenzionale, non può avvalersi di alcun grande merito artistico. Hey Good Lookin' (1982), dunque, anche se conclude senza remore l'analisi sociologica e meta-cinematografica di New York e degli USA condotta da Bakshi, si sviluppa secondo canoni di sceneggiatura che non riescono a donare al film una sufficiente omogeneità narrativa.
Dopo essere temporaneamente tornato a dirigere lungometraggi in rotoscoping con Fire and Ice (1983) e aver quindi messo un punto sulla sua fase fantasy [5], il regista si ritira parzialmente dal mondo dell'animazione cinematografica, prendendo le redini del personaggio di Paul Terry Mighty Mouse e realizzando la serie televisiva Mighty Mouse: The New Adventures nel 1987. Durante gli anni '80, inoltre, Bakshi cerca invano di sviluppare nuovi progetti, tra cui adattamenti animati di Paura e disgusto a Las Vegas (1971) del giornalista Hunter S. Thompson, The Fat Man (1974) di William Kotzwinkle e Il Serpente Ouroboros (1922) di E. R. Eddison.
Nel 1990, l'artista presenta alla Paramount Pictures la bozza di una pellicola in tecnica mista concepita per diventare un horror psicologico in cui un ibrido, nato dal rapporto carnale tra un umano e un personaggio animato, si ritrova a viaggiare nel mondo degli uomini alla costante ricerca di vendetta nei confronti del padre. Cool World (1992) - in Italia conosciuto come Fuga dal Mondo dei Sogni - sin dal suo primo periodo di pre-produzione viene realizzato attraverso una confusionaria lavorazione che purtroppo finirà con il più grande fallimento della carriera di Ralph Bakshi. Gli sceneggiatori Michael Grais e Mark Victor, sotto richiesta di Frank Mancuso Jr. della Paramount, poco convinto dall'idea originale dell'autore, riscrivono immediatamente il copione dall'inizio e all'insaputa del regista [6], che si trova quindi costretto a dover dirigere un progetto non più suo per evitare di finire in tribunale, come espressamente minacciato dalla produzione [7].
La pellicola finale narra le vicende di due "carnosi", ovvero gli ibridi. Frank Harris (un giovanissimo Brad Pitt) è un poliziotto di Mondo Furbo (il Cool World), una dimensione bizzarra e grottesca in cui vivono personaggi di cartoni animati, e ha il compito di evitare i rapporti sessuali tra umani e cartoons al fine di non creare squilibrio tra le due realtà. La situazione si complica quando nel Mondo Furbo giunge il fumettista Jack Deebs (Gabriel Byrne), innamorato perso di Holli Wood (Kim Basinger), una femme falale animata che tenterà in tutti i modi di sedurlo.
Il film si rivela un totale fallimento di critica e di pubblico. Mentre Ralph Bakshi voleva realizzare un film d'animazione adulto e complesso, la Paramount Pictures aveva tentato una strada più sicura, puntando su tematiche adatte alle famiglie per ricalcare l'onda del successo di Chi Ha Incastrato Roger Rabbit uscito quattro anni prima, capo d'opera di Robert Zemeckis e di Richard Williams che con il suo comparto tecnico impeccabile, il carisma dei personaggi e una trama avvincente era riuscito a incantare la critica e gli spettatori di tutto il mondo. Nel cercare una via di mezzo tra le idee, Cool World finisce per risultare una pellicola del tutto mancata: i personaggi sono privi di un solido background e cercano di portare avanti una trama zoppicante tra buchi di sceneggiatura e scelte narrative banali attuate per tentare di coprire le inesattezze della storia; la regia in diversi punti risulta schizofrenica e poco curata, problematica che si può notare in tutti i film in cui Bakshi è dovuto venire a patti con dei "superiori"; durante la lavorazione di molte sequenze gli animatori, privi di una sceneggiatura accordata dal team di produzione, si sono trovati a dover animare scene casuali scollegate con la trama principale, inserite durante il montaggio dell'opera - come consigliato dallo stesso Bakshi - per cercare di non tardare i termini di contratto [8]. Nonostante alcuni segmenti filmici riusciti e, soprattutto, le scenografie allucinate e visionarie di Barry Jackson (già responsabile dei fondali de Il Signore degli Anelli e di American Pop), il lungometraggio purtroppo subisce gravemente il pessimo responso del pubblico e, anche dopo decenni, Cool World rimane un enorme rimpianto per la storia dell'animazione in tecnica mista.
Le peculiarità estetiche dell'opera mostrano un mondo horror e surreale, animato e caratterizzato in modo eterogeneo tra il tratto morbido stile Golden Age Disney, il disegno caricaturale dei comics americani e il frenetico umorismo grafico tipico dei lavori di Tex Avery e dei Looney Tunes. Alcuni particolari di scena, dunque, riescono a raggiungere notevoli vertici artistici, perciò rimarrà sempre il rimpianto di non aver potuto osservare l'opera che Bakshi aveva in mente nel 1990. Il regista, sicuramente sconfortato dopo anni di lavoro buttati e un pessimo risultato, decide di abbandonare il medium dell'animazione cinematografica, continuando a dirigere corti e film per la televisione, tra cui il mediocre Cool and the Crazy (1994) con Alicia Silverstone e Jared Leto. Tra la fine degli anni '90 e gli anni Duemila, Bakshi comincia a dedicarsi con sempre più cura e impegno alla pittura, una forma d'arte che lo aveva sempre affascinato ma che, per motivi legati alle tempistiche lavorative, non aveva mai potuto coltivare. Ormai ritenuto in pensione, nel 2006 il regista torna a farsi sentire annunciando la produzione della sua ultima opera d'animazione: Last Days of Coney Island. Il mediometraggio, dopo ben nove anni di autofinanziamenti e di crowdfunding sulla piattaforma Kickstarter, riesce ad essere pubblicato come video sul canale You Tube del regista [9]. Il film dura circa venti minuti e risulta un sincero omaggio a quei pulp dal respiro macabro - come Heavy Traffic - che avevano reso Bakshi un maestro della narrativa urbana già negli anni '70.
Ormai il maestro non lavora più e continua a dipingere nella sua casa nel New Mexico. Bakshi è e sarà sempre ricordato come l'artista indipendente più importante della storia dell'animazione statunitense e come il principale sostenitore del rotoscoping nell'intera storia del cinema.
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APPROFONDIMENTI
[1] Silvano, Isaia (2021). New York New York: la trilogia metropolitana di Ralph Bakshi. Animazione Anglofona. daelaranimation.com
[2] Silvano, Isaia (2022). American Pop: il cammino storico-musicale degli USA. Animazione Anglofona. daelaranimation.com
[4] Capuano, Simone; Silvano, Isaia (2022). Heavy Metal: la rivincita contro-culturale dell'underground. Animazione Anglofona. daelaranimation.com
[5] Silvano, Isaia (2022). Nascita del fantasy post-moderno: da Wizards a Fire and Ice. Animazione Anglofona. daelaranimation.com
[6] Blake, Harris (2022). How Did This Get Made: A Conversation with Michael Grais, Writer of "Cool World". Interviews. slashfilm.com